XXXIX

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Burbank, 03/12/2017 20:09

«Ok, sentite questo!» annuncia Chris, prima di aprire la bocca ed esibirsi in un sonoro e grottesco rutto.

Nora scoppia a ridere e riguarda il video che ha appena registrato, mentre io applaudo a Chris. Faccio poi un sorso dalla mia lattina di Coca-Cola. «Ora tocca a me.»

Dopo aver deglutito ed essermi assicurata di aver accumulato sufficiente aria, apro la bocca ed emetto il mio rutto. Non è potente come quello di Chris, ma fa comunque il suo effetto.

«Siete entrambi degli esseri disgustosi!» commenta Nora. «Siete così imbarazzanti che rinuncio persino a sputtanarvi sulle Storie di Instagram.»

«Sei soltanto invidiosa perché non sai ruttare a comando» dico e Chris annuisce.

«Sì, è sicuramente così» fa Nora, riuscendo a mantenere un tono serio e per nulla strafottente. «Sai, è un peccato, perché speravo davvero di poter inserire questo talento nel mio curriculum, e invece... La vita è stata crudele con me» scrolla le spalle, prima che tutti e tre prendiamo a ridere.

Dopodiché cala un breve silenzio, in cui ognuno di noi sembra riflettere su qualcosa. Nel mio caso, sto ripensando alle gare di rutti che facevamo io e Stefan ogni volta che mangiavamo insieme, talvolta tramutate in veri e propri tornei, a cui partecipavano anche Zac e Justin.

«È di gran lunga più divertente quando c'è Austin...» se ne esce Chris ad un certo punto con tono malinconico, quasi come se stesse riflettendo ad alta voce. «Non sopporta quando le persone ruttano in sua presenza» aggiunge e io sollevo le sopracciglia in segno di incredulità.

Grazie a Chris, ora so come agire per dargli fastidio. «Una volta gli ho ruttato in faccia e non mi ha parlato per un giorno intero» racconta, e io emetto un piccolo risolino.

«E ti ricordi di quella volta, quando avevamo undici anni, in cui durante la tua festa si è quasi messo a piangere perché era pieno di ragazzini che ruttavano ogni due minuti?» interviene Nora, prima che il cellulare cominci a squillarle.

Alza gli occhi al cielo e sbuffa non appena si rende conto che è sua madre. «Cos'è che vuole adesso da me?» domanda, parlando fra sé e sé, prima di rispondere alla chiamata. «Che c'è?» fa con tono scocciato.

Io e Chris riusciamo a sentire le urla della madre di Nora piuttosto chiaramente, senza che sia in vivavoce, motivo per cui la mora si alza in piedi ed esce dalla cucina.

«È sempre così tra di loro?» chiedo a Chris, il quale nel frattempo si è alzato per buttare i cartoni di pizza nel sacco dell'immondizia.

«Sempre. E da sempre, praticamente» risponde con espressione dispiaciuta. «Sua madre è severa e spesso precisa e puntigliosa, il che fa perdere la pazienza a Nora.»

«Non che ci voglia molto» commento con un sorriso, giungendo al fianco di Chris e aiutandolo a lavare le posate e i bicchieri. È assurdo che lo stia facendo, dal momento che a casa da me, mia madre deve pregarmi per farmi fare qualsiasi cosa. O nel suo caso, deve minacciarmi e urlarmi contro per mezz'ora.

Nonostante questo, abbiamo un bel rapporto, anche se soltanto adesso mi sto accorgendo del fatto che spesso lo sottovaluto.

«Già» concorda Chris, ricambiando il sorriso. «Per questo fanno fatica ad andare d'accordo. Per fortuna c'è suo padre: è molto più sciolto, tranquillo e permissivo, anche più giovanile in un certo senso. Hanno un bellissimo rapporto, aperto e scherzoso» spiega.

Not another american cliché //SOSPESA//Where stories live. Discover now