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New York, 01/09/2017 21:39

Ormai manca poco. Il fatidico giorno è quasi arrivato. Ho passato questi ultimi due mesi a "godermi gli attimi", gli ultimi momenti che mi restavano con i miei amici.

Ho cercato di fare più cose possibili e di passare la maggior parte del tempo con le persone che purtroppo dovrò lasciare.
Non ho più fatto la vacanza di un mese alla casa del lago della nonna, perché Hazel è partita il giorno dopo che ci siamo viste a Central Park, ed è tornata solo due giorni fa.
Ma almeno così ho potuto passare più tempo nella mia amata New York.

Ho anche trovato il coraggio di parlare con Justin. Inizialmente volevo nascondergli della mia partenza e dirglielo solo qualche giorno prima, ma poi ho pensato a come mi sono sentita io quando ho saputo che i miei me l'avevano tenuto nascosto per quasi un mese. Era giusto che lui - come anche Zac e Stefan - lo sapesse, così che potessimo decidere insieme sul nostro futuro. Quindi gliel'ho detto un paio di giorni dopo che l'avevo saputo io.

Ed è in quello stesso momento che sono riuscita a dirgli quello che provo.
E lui ricambia. Avrei voluto che in queste ultime settimane avessimo provato a stare insieme come una sorta di coppia, ma alla fine abbiamo deciso di non far iniziare qualcosa che sarebbe finita a breve e che ci avrebbe lasciato entrambi col cuore spezzato.

Se fossimo stati insieme, dopo la mia partenza avremmo sofferto ancora di più.

Tra meno di dieci ore sarò già su un aereo diretto in California.
Inizialmente pensavo che sarei andata in qualche bel posto, come Los Angeles, o San Francisco, o magari San Diego.

E invece no.

L'azienda ha aperto la filiale a Burbank, una cittadina con poco più di 100.000 abitanti, dove non c'è assolutamente niente. Di sicuro non può essere paragonata a New York. E l'idea di andare a vivere lì mi deprime.

Ma almeno stasera voglio farmi forza e voglio restare di buon umore.

Essendo la mia ultima sera, i miei genitori mi hanno permesso di organizzare una festa d'addio a casa nostra.
Ci sono tutti i miei amici e alcuni compagni di classe con cui ho legato di più.

Ci sono tutti, tranne la persona più importante.

«Che ore sono?» domando a Zac.

«Le 21:39. Esattamente come quindici secondi fa» risponde spazientito.

Alzo gli occhi al cielo. «Ti ha risposto?» chiedo.

Tira fuori il cellulare dalla tasca e mi mostra lo schermo. Nessuna notifica.

Dove diavolo è Justin?

«Magari ha capito male l'orario e arriverà fra poco» dico, e con questo cerco più che altro di convincermi che sia così.

«Abby, lo sai che ti voglio bene, ma la festa è iniziata già da un'ora e mezza, ormai non penso che verrà» dice Zac appoggiandomi una mano sulla spalla.

«Non verrà chi?» chiede Stefan.

«Justin» rispondo.

«Ah, quell'infame? Dovevamo incontrarci sotto casa mia alle 19:45 ma non è passato. L'ho aspettato per quasi un quarto d'ora e poi me ne sono andato.»

«Hai provato a chiamarlo?»

«All'incirca tredici volte, ma non mi ha risposto.»

Ma allora dov'è? E perché non risponde né ai messaggi né alle chiamate?

Ecco che cosa succede a crearsi delle aspettative. Alla fine rimangono sempre e solo delle delusioni. È da tutto il giorno che aspetto questa festa, tanto che già alle 17:30 avevo cominciato a scegliere cosa mettermi e a prepararmi, mentre ora non me la sto neanche godendo perché sono troppo impegnata a cercare Justin da qualunque parte.

Not another american cliché //SOSPESA//Where stories live. Discover now