XIII

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Burbank High School, 26/09/2017 07:40

Il giorno seguente, la storia si ripete.
Già appena arrivo a scuola, vedo delle ragazze fermare Austin in mezzo al corridoio per chiedergli sempre la solita cosa.
Voglio dire, un po' le invidio: hanno tenacia. Io non so se sarei mai riuscita a chiedere una cosa del genere a Justin.

Il mio tallone d'Achille è sempre stato questo. Non mi è mai importato molto del giudizio degli altri, sono sempre stata me stessa e non mi sono mai fatta problemi a dire le cose in faccia, belle o brutte che fossero.
Ma la cosa è diversa se si tratta di parlare con qualcuno per cui provo interesse.

Col tempo la cosa sta svanendo, ma sicuro se mi trovassi nella situazione di queste ragazze mi farei mille domande e mille paranoie, del tipo: E se dice di no? Chissà cosa penserebbe di me. Non voglio che pensi di piacermi, le cose cambierebbero sicuramente e non mi guarderebbe più come prima. Però potrebbe dire di sì. Magari anche lui è interessato. In fondo la vita è una sola, queste cose si fanno una volta o mai più. Ma l'imbarazzo per la figura di merda che farei durerebbe per sempre. No, non posso farlo. E figuriamoci se ci andrebbe con me, ci sono ragazze molto più carine e più interessanti di me. Forse però potrei dirgli di andarci come semplici amici, non sospetterebbe niente. Ma chi voglio prendere in giro? È la scusa che usano tutti quelli che non vogliono farsi avanti. Magari invece dovrei farmi avanti. E se va male, non succederà nulla. In fondo lo conosco, è un bravo ragazzo e non mi prenderebbe in giro per questo.

Grazie al Cielo quest'anno non dovrò farmi nessuna di queste inutili paranoie, perché ci andrò da sola.
E mi va bene così. Non ho visto nessuno di interessante con cui mi piacerebbe andarci.

Certo, forse in parte dipende dal fatto che sono ancora presa da Justin.

Non pensavo che sarebbe stato così difficile dimenticarlo. Pensavo che standogli lontano e non vedendolo pian piano avrei cominciato a non pensare più a lui, non intensamente come prima almeno.

Ma mi sbagliavo. Resta ancora il mio primo pensiero quando mi sveglio e l'ultimo quando vado a dormire.

«Sono disperato» esclama qualcuno alle mie spalle e mi volto.

«Ah sì? Spiegami, quali problemi ti affliggono?»

Austin si appoggia con la schiena ad un armadietto.

«Come faccio a scegliere? Insomma, alcune sono davvero stupende. Io vorrei andarci con tutte loro!» esclama con lo stesso tono di un bambino che piagnucola perché la madre non vuole comprargli un pacchetto di caramelle.

«Su non prendertela, magari puoi chiedere al presidente del corpo studentesco di organizzare un altro tipo di ballo l'anno prossimo, con tema "Austin e il suo harem"» dico per scherzare e Austin ride.

«A parte gli scherzi, ho davvero bisogno di trovare una soluzione. Il ballo è questo sabato.»

«Perché non organizzi una lotteria? Assegni un numero ad ogni ragazza e poi ne estrai uno. Il numero estratto sarà la ragazza vincitrice» dico ironica, sempre se poi possiamo chiamarla davvero vincitrice la ragazza che andrà al ballo con lui.

«Oddio, è un'idea pazzesca! E poi dopo l'estrazione potrei andare singolarmente da ogni ragazza che ha perso e che è afflitta e dire di non rimanerci male, che ha deciso tutto il caso e che, se devo essere sincero, avrei voluto che uscisse il suo numero.»

«Cosa? Guarda che io stavo...»

«Ti giuro che ti sposo!» esclama prendendomi il viso fra le mani e lasciandomi un veloce bacio sulla guancia prima di allontanarsi.

Not another american cliché //SOSPESA//Where stories live. Discover now