III

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Burbank, 02/09/2017 11:19

Papà ha chiamato un suo nuovo collega, o forse dipendente, che è venuto a prenderci all'aeroporto e ci porterà nella nostra nuova casa.

Dopo essermi asciugata le lacrime e ripresa un attimo, sono uscita dal bagno e pochi minuti dopo è arrivato Thomas, così si chiama.
Ora ci troviamo nella sua macchina.

«Allora, per adesso cosa ne pensate di Burbank?» domanda e io apro subito la bocca per rispondere, ma lo sguardo di mia madre mi ammonisce.

«Non dirlo» dice scandendo bene quelle parole.

Perché non posso dirlo? Come se alla gente che ci vive piacesse questo posto.

«È... diversa» dico poi.

Mi volto verso mia madre per vedere se le va bene quello che ho detto. Capisco che abbia ragione, nemmeno io voglio offendere chi ci abita, ma a me non piace.

Mia madre annuisce e resta in silenzio.

Diversa in effetti è un aggettivo che si addice a questa città. È diversamente popolata, diversamente grande e diversamente vicina a New York, dove ci sono tutte le persone che amo.

«Diversa?» fa Thomas, e dal suo tono di voce sembra che non sia la risposta che si aspettava.

«Sembra piuttosto tranquilla» commenta mia madre.

Per forza, casa nostra si trovava sopra la fermata della metro, qualsiasi luogo in confronto è tranquillo.

«Sì, è vero. Non è molto caotica» concorda Thomas.

Che palle. Ci vivranno solo dei vecchi e i pochi giovani saranno noiosi.
Sicuro è una di quelle città in cui tutti sanno tutto di tutti e le notizie e i pettegolezzi volano.
Ma considerando che dovrò vivere qui, devo iniziare a farmela piacere, non ho alternative.

Una cosa che non mi sembra male, è che è molto verde. Sono abituata agli imponenti grattacieli di New York, mentre qui non ce ne sono molti. Ci sono molti parchi e aree verdi. Mi piace il fatto che ci sia più rispetto per la natura. Sì, ok, da me c'è sempre Central Park, ma per il resto ci sono tutti quei palazzi a mio parere anche esagerati e spaventosi.

Burbank, 02/09/2017 12:23

Siamo finalmente arrivati a "casa". È una villetta piuttosto graziosa e con un bel giardino, ma non riesco ancora a immaginarla come la mia nuova casa.

Suppongo che mi ci vorrà un bel po' ad abituarmici.

Non appena entriamo dentro, i miei si prendono un po' di tempo e tranquillità per fare un giro della casa.
Sono contenta che alcuni mobili con cui l'hanno arredata li abbiano spediti da New York. Almeno mi sembrerà un luogo più familiare, qui dove tutto mi è estraneo.
Altri mobili, invece, che erano più vecchi e rovinati, sono stati sostituiti.

Io vado a cercare la mia nuova camera.

È molto luminosa e abbastanza spaziosa. E c'è una portafinestra che dà sul giardino. Non avevo mai avuto un giardino.

Il letto, la scrivania e gli armadi sono nuovi, ma non mi dispiace. La camera che avevo a New York sembrava ancora un cameretta per bambine, mentre questa è più adatta ad una ragazza della mia età. Il letto è a una piazza e mezza, il che non è per niente male, considerando che mi capita di muovermi molto durante la notte e, con un letto più grande, si riduce il rischio che cada a terra (cosa che mi succede più spesso di quello che si può immaginare. Una volta ho persino continuato a dormire sul pavimento, risvegliandomi, il mattino seguente, parecchio confusa e con la testa e il corpo dolorante).
Nella stanza c'è anche una poltrona di eco pelle bianca.

Not another american cliché //SOSPESA//Where stories live. Discover now