𝖢𝖺𝗉𝗂𝗍𝗈𝗅𝗈 2 || "𝖯𝗈𝗏𝖟𝗋𝗂 𝗀𝖟𝗇𝗂 𝖀𝗏𝖺𝗇𝗌"

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Capitolo 2 || "Poveri geni Evans"

31 Luglio 1991

"E si ricomincia".

Quel giorno era arrivato.
"Come tutti gli anni" disse nella sua testa una voce estremamente simile, identica, a quella di Remus Lupin.
Ricordava ancora la sua voce, dopo dieci anni senza vederlo, sentire la sua voce, avere sue notizie.

Faceva male.
Sapeva che lui, Moony, come il resto del Mondo Magico credeva fermamente che lui fosse colpevole.
Colpevole colpevole colpevole colpevole.

Anche solo a pensarle, quelle parole, rimbombavano nella sua testa. Un eco infinito e perenne.

"Fermo dove sei, BLACK!".
Black.
Non Sirius, come si presentava sempre, non Sirius Orion, una concessione data a pochi eletti, non Padfoot.
Black.
Lo avrebbe perseguitato per sempre, tutta la vita, tutti i giorni, ogni secondo.
L'aria che respirava, i vestiti che indossava, il modo di parlare, i gesti, la calligrafia, la grazia, il portamento, l'eleganza, l'arroganza, gli occhi, i capelli, la pelle d'avorio, i lineamenti marcati e magnetici, il suo nome, tutto così dannatamente Black.

Fino alla tomba, lui sarebbe stato etichettato.
Quello strano, quello contro le tradizioni, il traditore, la spia, l'assassino, il bugiardo, il Black.

Mentre il povero, coraggioso, gracilino Peter Minus, morto da eroe, cercando di vendicare i suoi amici.

Lui non l'aveva nemmeno più visto, dal 31 Ottobre 1981, e se l'avesse avuto fra le mani. Allora sì che sarebbe stato davvero colpevole.

"Ordine di Merlino, Prima Classe, alla Memoria" ripeté nella sua testa. Com'era caduto in basso il Mondo Magico.
Cornelius Bastardo Corrotto Caramell, sicuramente non l'avrebbe riportato in alto.
Amelia Bones sarebbe stata una scelta molto migliore, ma naturalmente lui non aveva potuto votarla.

Ora che sapeva cosa l'avrebbe atteso se l'avessero beccato, Sirius non aveva più tanta voglia come nel 1987 di uscire a prendere Minus e annegarlo in un lago.
Il bacio del dissennatore, dopotutto, non era poi attraente come il miele per un'ape.
Non Azkaban a vita, cosa che sarebbe stata scontata.
Non l'esecuzione, che non sapeva fosse ancora in utilizzo o meno. In ogni caso avrebbe preferito essere il primo ad inaugurare la riapertura della condanna a morte, piuttosto che ricevere il bacio.

Scacciò via i brutti pensieri, ci provò, almeno. Sorrise, improvvisamente illuminato da un pensiero allegro.
Harry, in ogni modo immaginabile, gli dava allegria.

Il suo Harry avrebbe compiuto undici anni, ognuno che passava era sempre più importante.
Il suo Harry James, il caro, lucente raggio di sole, un giglio - un bocciolo di giglio, precisamente - che stava sbocciando in una primavera eterna.

"O in qualsiasi altra stagione sboccino i gigli" ghignò Sirius.

Si assicurò di avere la bacchetta in tasca, con Harry James non si sapeva mai.
"Sicuramente non stanno in inverno, non vivi, almeno".

A undici anni si riceve la lettera per Hogwarts, tutti i bambini con poteri magici del Regno Unito lo sapevano; era un momento che aspettavano con ansia.
Il momento che Sirius aveva atteso da quando aveva memoria, non per imparare, ma per scappare, via, lontano, per sempre.
Non per sempre, visto che a Grimmauld Place 12 v'era effettivamente tornato, ma era davvero scappato. Evaso, un prigioniero in fuga, in un certo senso lo era sempre stato. Era sempre stato prigioniero in una gabbia, una villa dorata; ch'era in realtà nera, oscura come il suo nome, la sua anima, il suo rimorso.

𝐀𝐥𝐥 𝐭𝐡𝐚𝐭'𝐬 𝐥𝐞𝐟𝐭 || 𝐇𝐚𝐫𝐫𝐲 𝐏𝐚𝐭𝐭𝐞𝐫Kde ÅŸijí příběhy. Začni objevovat