𝖢𝖺𝗉𝗂𝗍𝗈𝗅𝗈 41 || "𝖧𝗈 𝗈𝖽𝗂𝖺𝗍𝗈, 𝗁𝗈 𝗎𝖼𝖼𝗂𝗌𝗈..."

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Capitolo 41 || "Ho odiato, ho ucciso..."

Il rapidissimo battito delle ali del boccino d'oro intrappolato nella teca di vetro era quasi ipnotico. Avanti, indietro, nuovamente avanti, destra, indietro, avanti, sinistra, destra, indietro, destra.

Sirius pensava che si sarebbe incrociato gli occhi, prima o poi, a furia di fissare quell'anguilla fatta pallina dorata.
Mancava sempre meno, ma l'attesa stava cominciando a distruggerlo dentro, con forza.

La musica che proveniva dal vecchio giradischi scorreva calda e limpida, così come il lucido caffè bollente poggiato sul tavolo di cristallo in mezzo al salone.
Era decisamente troppo presto e lui non v'era abituato. Sirius odiava davvero tanto tutto ciò.
Odiava svegliarsi prima delle nove, essere costretto a prepararsi la colazione da sè dopo un litigio con Kreacher ed odiava il suo orgoglio che gli impediva ogni volta di farsi servire il cibo.

Davvero, lui non riusciva a sopportare più nulla, dall'elfo domestico ai quadri sbattuti in soffitta. Fra loro v'era anche il suo odiato bis-bis-bisnonno, Phineas Nigellus Black.
Probabilmente la causa di uno dei peggiori spaventi che lui ed Harry si erano beccati.

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Harry James stava tranquillamente dormendo sul divano del salotto di Grimmauld Place 12, senza muoversi se non per il suo respiro regolare.
Era assolutamente meraviglioso e Sirius non si sarebbe mai stancato di osservarlo.

Gli era successo varie, tante volte di bloccarsi a guardare il visetto rilassato del suo figlioccio mentre egli riposava. Gli infondeva uno strano senso di calma, dovuto tutto al fatto che lui non aveva mai potuto dormire così pacificamente alla sua età. Per lui era stato un costante dolore, una perenne sofferenza che non diminuiva durante la notte, ma in qualche modo peggiorava.

Si era ritrovato tantissime volte, da piccoli ma anche da adulto, a maledire tutta - o quasi - la sua famiglia con un linguaggio tanto colorito da far cadere tutti e quattro i Fondatori dal Cielo.
Walburga era la padrona della maggior parte degli insulti, ma Bellatrix sembrava aspirare a quel titolo come se esso fosse un ghiacciolo d'estate.

Guardare Harry calmo, sereno e felice lo riempiva di calore, di un sentimento che non aveva mai provato in vita sua. Quel bambino era dipendente da lui, non poteva nè sopravvivere nè vivere senza la sua presenza. Per Harry Potter, lui era tutto.

Una delle cose che lo faceva ridere maggiormente era il pensiero di sua madre, affettuosa e materna come un coccodrillo affamato, guardarlo prendersi cura di un bambino. Come a dirle "Hey, mammina cara, è così che si fa" mentre lei ribolliva di rabbia alla sola, mera visione di anche solo una goccia di sangue babbano nelle vene di egli.

Il suo unico rammarico era di non averla vista morire, precipita giù dalle scale del San Mungo. Ancora ricordava le sue solite parole quando lui e Regulus si ammalavano.
«Nessun Black si farà curare in un centro contaminato e suducio come il San Mungo, parola mia!». Ironia della sorte, Walburga Irma Black era proprio finita lì, nel reparto delle malattie mentali - guarda un po', l'incesto non era poi tanto salutare - con una schiera di Medimaghi alla sua guardia. Medimaghi Nati Babbani, amava sperare Sirius, suo figlio primogenito, tutti Nati Babbani, possibilmente Grifondoro.

Kreacher era scomparso da qualche parte, bofonchiando frasi sconnesse, senza alcun dubbio scortesi, ma il suo nuovo Padrone non aveva nessuna intenzione di lasciarlo girare per Grimmauld Place 12 - per la prima volta nella sua vita definibile casa - con il rischio di farli prendere da un gruppo di Auror o, peggio, Silente in persona.

𝐀𝐥𝐥 𝐭𝐡𝐚𝐭'𝐬 𝐥𝐞𝐟𝐭 || 𝐇𝐚𝐫𝐫𝐲 𝐏𝐨𝐭𝐭𝐞𝐫Where stories live. Discover now