𝖢𝖺𝗉𝗂𝗍𝗈𝗅𝗈 79 || "𝖯𝗎𝗀𝗇𝖺𝗅𝖺𝗍𝖾 𝖺𝗅𝗅𝖾 𝗌𝗉𝖺𝗅𝗅𝖾"

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Capitolo 79 || "Pugnalate alle spalle"

«Siiriuus?» gridò il bimbo di sei anni, i suoi capelli neri sciolti sulle eseli spalle «vieni a giocare in giardino?».
Il suddetto era straiato sul prato, osservando il cielo di inizio estate.
«Siamo già, in giardino, peste che non sei altro» precisò, voltando lo sguardo di mercurio verso il piccolo.

Egli non rise, ma la sua bocca tremò rivelando un chiaro segno di un sorrisetto trattenuto. Le sua braccia, coperte dalla sottile camicia di seta nera, erano incrociate sul petto, le labbra pallide strette in una linea severa per essere stato rimbeccato.

«Per una volta nella tua vita» iniziò, il tono di chi è abituato a parlare con persone testarde «potresti fare quello che ti si chiede, e basta?».
«Se io facessi così, non sarei io».
Il bimbo non sorrise nemmeno quella volta, il labbro inferiore sempre meno saldo.

«Daii» canzonò tirando Sirius per il braccio, determinato a non pregarlo «ti ordino di alzarti, Sirius Orion Black!».
Il suddetto gli rise in faccia, soffidandogli una foglia sul viso pallido. Il sole non poteva nulla, sulla pelle di entrambi, pari al colore della porcellana. Ma esso splendeva sulle loro teste corvine, riparate parzialmente dalle chiome degli alberi verdi.

«Chi sei, mia mdre?» sputò fuori, il disprezzo non negabile nel tono leggermente annoiato.
Il ragazzino sembrò offendersi.
«Non potrei nemmeno essere tuo padre, Sirius» espose, gelido «insomma, guardami!».

Aprì le mani, come a mostrare il suo magro corpicino.
Per un bambino della sua età, era perfettamente normale, ma il suo portamento ed i suoi vestiti assolutamente no.

Sembrava il doppio della sua età, con il gilet finemente ricamato, di un grigio perlaceo che risplendeva come argento se esposto al sole. Con le accennate maniche a sbuffo sulle spalle, tanto simili agli abiti che indossavano i principi nella loro fanciullezza. I pantaloncini di seta del colore del carbone, lunghi sino alle ginocchia, tenuti ben in alto dalle bretelle nascoste. I lividi sui polpacci non erano ben nascosti dalle alte calze bianche, tre pollici più in basso del limite dei calzoni. I mocassini di lucida pelle nera, perfettamente allacciati stretti, gli stavano leggermente piccoli per via della crescita, ma il bambino non aveva il coraggio di lamentarsi.

Sirius, a quel punto, si arrese, sospirando con forza. Si alzò a sedere con un colpo di reni, rischiando di cadere per la troppa forza utilizzata.
«Rischi di farti davvero del male, con questa tua voglia di fare lo sbruffone...» cantilenò il bimbo, l'espressione vittoriosa e soddisfatta.
«Oh oh, allora penso che mi rintanerò al sicuro per terra!».
«No!».

Il piccolo gli saltò addosso, facendoli cadere entrambi sul lenzuolo che Kreacher aveva posizionato accuratamente. Esso venne stropicciato per l'impatto dei due corpi piombati senza nessun preavviso, ma con la loro innata grazia.
«Ti rendi conto che mi hai fatto più male tu, signorino, che io stesso prima?» domandò retoricamente Sirius, gettando il piccolo alla sua destra.
«Quindi ammetti di esserti fatto male, prima!» esultò lui, dando una spinta giocosa al petto dell'altro.
«Non quanto mi abbia ferito il tuo recente tradimento, giovanotto!» con mano dalla parte opposta dove avrebbe dovuto esserci il cuore, Sirius Black imitò un tono drammatico da commedia.

«La stia facendo più lunga di quello che è, imbecille» sbuffò il ragazzino, pulendosi i vestiti velocemente. Essi non presentavano nemmeno una piega, tantomeno un filo di sporco, ma si decise a chiedere a Kreacher di sistemarlo, dopo, giusto per sicurezza.
«Quindi, dopo quel tentato omicidio osi persino darmi dell''imbecille'? À moi¹?». «Oui, à toi, qui devrais être un bon exemple²!».
«Oh, mon petit frère³! Io non sono nato per essere un buon esempio! Dopo cinque anni avresti dovuto capirlo!».

𝐀𝐥𝐥 𝐭𝐡𝐚𝐭'𝐬 𝐥𝐞𝐟𝐭 || 𝐇𝐚𝐫𝐫𝐲 𝐏𝐨𝐭𝐭𝐞𝐫Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora