𝖢𝖺𝗉𝗂𝗍𝗈𝗅𝗈 24 || "𝖢𝗈𝗆𝗉𝗅𝗂𝗆𝖾𝗇𝗍𝗂"

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Capitolo 24 || "Complimenti"

Harry James tenne i suoi occhi fissi e immobili, poi strinse con forza la mano del suo amico Neville. Come se fosse la sua roccia, il suo pozzo di coraggio, riuscì a fissar bene nelle iridi quel... quel cane a tre teste.
Sarebbe stato quasi ironico, considerando le varie battute fatte da Sirius per anni, fiero sostenitore di trovarsi al suo inferno personale.
Che il suo fosse la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts? Forse sì.

Il Cerbero vivente ringhiò loro addosso, soffiando il suo alito fetido sui giovani volti. I sui grossi, umidi nasi si avvicinarono, troppo vicini, per i gusti di Neville Paciock, che fece due passi indietro.
Un grosso errore, visto che l'animale voltò tutti i sei paia d'occhi sul bambino.
"Pensa... pensa, veloce... come facciamo a correre via da qui senza che ci salti addosso?".

Harry gli strinse il braccio, cercando qualcosa da tirargli. La sua bacchetta, ben stretta nella sua mano sinistra, era assolutamente fuori questione. Non era un bastoncino che quel 'cane' poteva rincorrere e portare. Frugò ulteriormente  nelle tasche dei pantaloni, ma non vi trovò nulla, passò perciò a quelle del mantello.
Il neo soprannominato Cerbero si avvicinò a loro a passi incerti, curioso come non doveva esser stato da tempo.
"Non siamo morti solamente perchè è sorpreso... ma lo rimarrà ancora per poco".

La sua mano lattea sfiorò il bottone trovato alla Stamberga Strillante, riconosciuto in un solo attimo.
Lo aveva consevato come portafortuna, gelosamente e con un affetto strano ed immediato, ma dopo pochissimo tempo doveva liberarsene, lasciarlo per salvare la sua vita e quella di Neville.
Uno scambio più che equo, ed anzi, fin troppo generoso in un momento del genere.

Prese il suo tesoro - il suo piccolo, prezioso tesoro - e lo lanciò velocemente in un angolo della stanza. Le sue doti di Quidditch erano costantemente utili, sia quelle da Cercatore che da Cacciatore - fosse eternamente ringraziato suo padre - e difatti il bottone volò oltre la seconda testa del 'cane', che si voltò con tutto il corpo al lieve, profondo rumore. Harry Potter guardò le zampe dell'animale correre via, cercando la fonte della sua immediata attenzione. E vide qualcosa che gli fece gelare il sangue, ma non sprecò la possibilità. La loro unica possibilità.

Afferrò Neville Paciock per il gomito, spalancando la porta con un calcio e trascinandolo fuori. Serrò la serratura - più silenziosamente che potè - con un veloce incantesimo, senza più preoccuparsi di Gazza, Mrs Purr o Pix e correndo verso le scale del quarto piano.
Il biondo Grifondoro rimase zitto per tutto il tragitto, limitandosi ad ansimar forte per buttare fuori il pesante respiro - seppur senza alcuna intenzione di direzionarlo sul collo di latte dell'amico - col cuore martellante nella cassa toracica.
Guardò il ritratto della Signora Grassa, sbigottito dal poco tempo impiegato per raggiungerla, prima chiuso e sonnecchiante, dallo sguardo irato e seccato, poi aperto ed offeso.

Harry lo trascinò dentro la Sala Comune quasi di peso, impresa non facile per un ragazzino del suo leggero peso - nonostante mangiasse molto e volentieri¹ - ma compiuta senza sforzo, il sollievo tagliabile con delle cesoie da giardinaggio.
Nel suo orologio brillavano, spettrali, lucenti e bellissime, le ore di l'una e dodici di notte. Mollò il braccio del suo amico, crollando sulla sua poltrona preferita, quella a fianco al camino, ancora acceso e caldo, le mani pallide per lo stress sugli occhi liberi.
«Nev... domani Malfoy si ritrova dei centauri sotto al letto».

Finalmente, il Grifondoro diede un segno di vita, ridendo piano.
《Spero che sia il prossimo a subire uno scherzo, davvero. L'anonimo non si è ancora fatto problemi a targhettare Piton, perché non anche lui? Di nuovo?》.
A sentir la ripetizione del modo in cui Gazza l'aveva chiamato, così vicino e così lontano al contempo, gli fece scappare una risatina secca.
"Ho bisogno d'acqua, anche di una vasca intera".

𝐀𝐥𝐥 𝐭𝐡𝐚𝐭'𝐬 𝐥𝐞𝐟𝐭 || 𝐇𝐚𝐫𝐫𝐲 𝐏𝐨𝐭𝐭𝐞𝐫Where stories live. Discover now