𝖢𝖺𝗉𝗂𝗍𝗈𝗅𝗈 21 || "𝖣𝗂𝖼𝗁𝗂𝖺𝗋𝖺𝗓𝗂𝗈𝗇𝗂 𝖽'𝖺𝗆𝗈𝗋𝖾"

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Capitolo 21 || "Dichiarazioni d'amore"

Dopo una bella conversazione notturna figlioccio-padrino il 4 Settembre, Harry confermò i suoi sospetti ed il suo disprezzo profondo per Severus Piton.
"Complimenti, mangiamorte in libertà, ti sei guadagnato una palla al piede che ti risponderà finché non avrà più una voce".

Sirius non scriveva tantissimo, ma il ragazzino gli mandava una lettera quasi ogni due giorni. Gli mandava posta solamente quando non aveva voglia di parlare a mezzanotte o l'una - perfettamente giusto, visto che a volte persino lui si addormentava prima delle dieci - o si trovava in una buona modalità per prendere pergamena e calamaio. Quel giorno, il 12 Settembre, la sua Edvige gli recapitò un pacchetto pieno di shortbreads¹, crumpets² e flapjacks³, con allegato un bigliettino dalla bella scrittura a svolazzi. La calligrafia del suo padrino era più secca, meno elaborata, ma dal taglio raffinato. Riconoscibile.

Difatti, quando lesse il contenuto della piccola pergamena, vide che non v'era molt'altro se non un "Ho pensato che potessi averne nostalgia, tesoro. Non ho idea se alla tua scuola li hanno, ma per sicurezza eccoli qui. Con affetto, tuo zio".
Era la tipica scrittura di un adulto di alta classe sociale verso i quaranta, completamente differente da quella del giovane Grifondoro che aveva studiato ad Hogwarts più di un decennio prima.

La professoressa McGranitt, guardando con espressione allarmata il pacco, si avvicinò di fretta.
«Signor Potter» esordì, occhieggiando a scatti la carta color ocra «da chi hai ricevuto questo... chi ti ha mandato questa cosa?».
Tese la mano, in un chiaro segnale d'obbligo a darle il foglio.
Harry, grato per la furbizia di Sirius, le diede l'oggetto con un'espressione di leggera confusione.
"Mi dispiace... ma è fantastico, abboccherà di certo".

La donna lesse con lentezza, chiaramente ostacolata dalla calligrafia.
«Beh, apri il pacco qui, davanti a me, per sicurezza».
Il bambino mantenne l'aria confusa, scartando con cura la sua posta.
I dolci si rivelarono agli occhi dei curiosi Grifondoro vicini, profumati e caldi.
«Ne gradisce uno, professoressa? Io non li mangio mai la mattina, ma al pomeriggio, per sfizio».
La McGranitt adocchiò i dolci scozzesi per un secondo o due, per poi scuotere la testa in un dissenso.

Andò via senza dire una parola, i tacchi suonanti sul pavimento di marmo.
Gazza lo guardò con sospetto dalla fine della Sala Grande, come se da un momento all'altro la scatola potesse eruttar coriandoli.

Ma i dolci rimasero dolci, quasi totalmente consumati da un branco di undicenni affamati all'ora del tè. Harry aveva richiesto la presenza dei cinque Serpeverde, ma loro avevano rifiutato, ricambiando gli sguardi freddi di alcuni Grifoni.
«Non tutti quanti sono come te, Harry» gli disse Blaise, passeggiando per il parco dopo Trasfigurazione.
«Ma-».
«Purtroppo, aggiungerei» si inserì Shirley, accelerando il passo per raggiungere i due ragazzi «le loro facce quando ti abbiamo salutato... anche se noi non possiamo dir di meno».
«Sono brave persone, voi pure lo siete, serve tempo... capiranno che voi non siete Malfoy, Tiger e Goyle».

«Ohh, vuoi sapere della scenata che ha fatto l'ossigato innamorato in Sala Comune? Sembrava sclerato, saltando da una parte all'altra urlando» rise Theodore, superando il suo compagno di dormitorio con una corsetta.
Era diventato più loquace in una mera settimana, e si era persino rivelato un ragazzino autoironico e spiritoso.
«'Potter è così bravo!', 'Potter è così talentuoso', 'Potter è così cortese!', 'Potter è così educato!', 'Potter è così umile!', 'ma saprà cadere a terra, San Potter il perfetto!?'» imitò Daphne, una voce poco più profonda che la fece tossicchiare di gola.
Harry rise, anche se leggermente disturbato dal "discorsetto" di Malfoy.
Rabbrividì al pensiero di quello che Sirius avrebbe scatenato ad una possibile dichiarazione d'amore da parte del caro cugino, al suo prezioso, innocente bambino.

𝐀𝐥𝐥 𝐭𝐡𝐚𝐭'𝐬 𝐥𝐞𝐟𝐭 || 𝐇𝐚𝐫𝐫𝐲 𝐏𝐨𝐭𝐭𝐞𝐫Where stories live. Discover now