𝖢𝖺𝗉𝗂𝗍𝗈𝗅𝗈 11 || "𝖬𝖺𝗅 𝖽𝗂 𝗆𝖺𝗋𝖾"

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Capitolo 11 || "Mal di mare"

Il resto del viaggio andò bene, senza più nessuna interruzione, nessun ospite indesiderato o rospi fuggiaschi. La montagna di dolci, oramai retrocessa a 'mucchietto' di Gelatine Tuttigusti+1, venne presto lasciata stare.
Harry, per la terza volta quel giorno, stava tornando nel suo scompartimento con una bottiglia d'acqua fredda. O almeno, visto che essa era molto fredda, la trasportava facendola levitare con un semplice "Wingardium Leviòsa".
Era a metà strada, ignorando le teste ed i sussurri che spuntavano al suo passaggio, quando una voce risuonò nei corridoio del treno.

«Tra cinque minuti arriveremo ad Hogwarts. Siete pregati di lasciare il bagaglio sul treno; verrà portato negli edifici della scuola separatamente».
Harry, un po' infastidito per lo 'sforzo' inutile corse nell'ultimo scompartimento.
I suoi amici stavano già mettendo le scatole di Gelatine in una busta.
«Il tempismo non è dei migliori» disse lui, sollevando la bottiglia d'acqua con la bacchetta «ma almeno siamo arrivati!».
Lasciarono la bevanda sul tavolo, mentre tutti i bambini uscivano per dare il tempo alle bambine di cambiarsi.

Lavanda uscì per prima, roteando su se stessa nella lunga tunica d'inchiostro. Hannah e Susan per seconde, parlando vivacemente della loro squadra del cuore. Calì e Padma per ultime, in silenzio, forse un po' arrabbiate del fatto che, a prima vista, sembrassero essere la stessa persona.
I ragazzi entrarono uno alla volta, in fila indiana.
Ron fu il primo a vestirsi con gli abiti di studente, seguito poi da Ernie. Harry e Justin ci misero molto più tempo di loro, avendo entrambi un gilet ed una camicia, oltre la giacca. Quello del rosso aveva solamente una fila di bottoni, mentre quello del corvino due. Gli altri due avevano, rispettivamente, indossato una t-shirt ed una polo, oltre al giacchino, perciò furono molto più veloci ad indossare l'uniforme.

Justin fu l'ultimo a finire, mentre Ron si faceva aggiustare la cravatta nera da Harry ed Ernie spiegava le pieghe della lunghissima tunica.
Almeno lunga per tre dei ragazzi, nuova fiammante, così come il resto dell'uniforme di zecca.
Quella di Ronald era abbastanza sgualcita e gli arrivava alle caviglie. Nonostante nessuno dei compagni parlò di ciò, lui arrosì violentemente dietro le orecchie, uscendo per primo senza dire una parola.
Dopo che tutti e nove si unirono alla calca che affollava il corridoio, la misura ridotta di quella tunica si rivelò una fortuna, in quanto quella di Lavanda e quella di Ernie rischiarono di esser strappate da alcuni studenti del terzo anno dietro di loro.

Una volta usciti, dopo quelli che parvero secoli, tutti furono investiti dall'aria gelida della notte, nonostante avessero avuto il finestrino abbassato per quasi tutto il viaggio.
Sopra le teste dei rumorosi studenti chiacchierini apparve la luce accecante e arancione d'una lanterna.
«Primo anno! Primo annoo! Avanti, primo anno! Primo anno, da questa parte! Oh, guarda un po' chi vedono i miei occhi! Tutto bene Harry?» disse un vocione allegro, che il bambino riconobbe immediatamente.
Il faccione sorridente di Rubeus Hagrid stava radioso sopra tutte le teste. Il corvino alzò una mano, salutandolo allegramente.
Ignorando i bisbigli alla sua nomina, fu uno dei primi a farsi avanti, seguito a ruota dai suoi otto compagni e gli altri bambini
«Come fai a conoscerlo?» chiese Susan, osservando timorosa il mezzogigante. «L'ho incontrato a Diagon Alley, è stato lui a regalarmi la mia civetta».
Dopo quell'affermazione, gli otto bambini sembrarono rassicurati. «Non ce la vedo proprio, una persona cattiva, a regalare un animaletto ad un neo undicenne» rise Ernie.

«Coraggio, seguitemi... C'è qualcun altro del primo anno? Ed ora attenti a dove mettete i piedi, non spingetevi, niente fretta, il castello non esploderà! Arriveremo, prima o poi, tranquilli... con calma! Avanti, forza. Quelli del primo anno mi seguano!».
Hagrid avanzò, lanterna in alto, facendo strada. Venne seguito con molto timore dalla maggior parte dei ragazzini. Il silenzio era, quasi, tornato, se non per i mormorii eccitati di alcuni bambini.
«Fra un attimo: prima vista panoramica su Hogwarts! Ecco, dopo questa curva! Ammirate per bene, anche se la vedrete per tutto l'anno!».
Ci fu un coro di «Ohhh!»estasiati.
L'ombra di un castello si stagliava potente ed imponente nel cielo stellato notturno. Harry non si ricordava d'aver mai visto tante stelle, se non in varie case di campagna d'estate, ma mai tante quente ne vedeva in quel momento.
Lo spicchio di luna si stagliava, tiepido, sopra una delle torri più alte.

𝐀𝐥𝐥 𝐭𝐡𝐚𝐭'𝐬 𝐥𝐞𝐟𝐭 || 𝐇𝐚𝐫𝐫𝐲 𝐏𝐨𝐭𝐭𝐞𝐫Where stories live. Discover now