61. Vuoto Dentro.

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«Forse è meglio che ti apri con noi adesso, Jared» mi fa presente a bassa voce, quasi pregandomi «Perché tra qualche ora lo dovrai fare davanti a una commissione di Celesti. A Danville.»

«Non voglio andare a Danville. Ho sempre odiato quella città.»

«Il Consiglio ha deciso di intervenire in questa storia. Il piano di David ha fallito e adesso tutta la Caserma è sotto inchiesta per... non lo so, per delle accuse assurde.»

«Pensano che sia il colpevole, vero?» sorrido con freddezza e torno a fissare le fiamme.

Perché non mi bruciate ora? Ve lo sto chiedendo quasi in ginocchio.

Janise raggiunge la poltroncina di pelle di fronte a me e ci si siede, restando però in una posa rigida e nervosa. «Lo sai già cosa pensano. Come sai già che tra poco dovremo partire per Danville. Per questo sei vestito tutto di nero.»

«Dovevo intonare il completo al mio umore.»

«Jared.»

«Lo so, lo so... Non dovrei essere sarcastico, quando sto per essere chiamato a giudizio nella Corte di Giustizia Celeste. Pessima tattica.»

Janise sospira e si copre il volto con le mani. «Se risponderai a loro nello stesso modo in cui fai con me, allora sei fottuto.»

«Mi fotteranno lo stesso, Janise. Credo che questo insignificante dettaglio sia chiaro a ognuno di noi dal momento in cui sono arrivate le convocazioni a Danville.»

Adesso lei mi guarda e scuote la testa. Sembra che si stia sforzando per non prendermi a schiaffi qui, seduta stante. Se ci fosse stata Abby, al posto suo lo avrebbe fatto. E io gliene sarei stato grato. Ma Janise invece si limita a fissarmi dall'alto della sua disapprovazione. So già come dentro di sé stia criticando il mio pessimo modo di reagire ai problemi. Ma forse non ha capito che io ho deciso di affondarci dentro, ai miei problemi, solo per non doverci pensare più.

«Te lo chiedo per l'ultima volta, Jared. Prima di me ci hanno provato tutti gli altri, e sono stati cacciati in malo modo da te. Ma io non arrendo davanti al rifiuto e sfrutto questi ultimi minuti utili per tentare ancora» mi dice, fissandomi negli occhi «Cosa è successo lì fuori, ieri? Hai davvero fatto fuggire Abby volontariamente?»

Rifletto sulla sua domanda, poi sospiro, stanco della mia stessa reticenza. «No. Se n'è andata da sola.»

«E perché glielo hai lasciato fare?»

«Perché non avrei potuto fermarla.»

«Questa è una bugia. Non puoi mentire in sede di Giustizia, Jared» mi ammonisce furiosa «Perché glielo hai lasciato fare? Pensaci bene, perché questa sarà la tua risposta quando sarai chiamato a testimoniare di fronte a un gruppo di persone che ti vuole fuori dai piedi.»

Mi picchietto l'indice sulla tempia e inarco il sopracciglio. «Non volevo che fuggisse. Vederla scappare via era l'ultima cosa che desiderassi, lo sai. Ma lei ha fatto leva su qualcosa che non potevo fermare.»

«Cosa?» ribatte Janise, esasperata.

«La Persuasione» sputo fuori alla fine «Mi ha persuaso a lasciarla andare. Mi ha persuaso a... scordarmi di noi. Io... Io non mi ricordo che cosa eravamo, Janise, ti rendi conto? È da ieri che non faccio altro che pensare a questo interrogativo. È da ieri che mi fisso il polso e cerco di capire perché diavolo avessi quel simbolo marchiato sulla pelle!» scatto in piedi come una molla e inizio a camminare su e giù per la stanza.

Janise mi imita e si ferma di fronte a me. Mi afferra il polso in malo modo e se lo porta di fronte agli occhi. «Ha spezzato la Iunctura...» mormora, sfiorando con il polpastrello le linee curve quasi cancellate «Voi due non siete più legati.»

Hybrid - L'EsperimentoWhere stories live. Discover now