38. Da una Verità all'Altra.

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Abby.


Fuori, inizia a essere davvero freddo e il vento che spira tra i palazzi mi obbliga a stringermi la giacca sempre più addosso, come se volessi far diventare quella stoffa la mia seconda pelle. Siamo usciti dalla Caserma da poco meno di dieci minuti e Nolan mi ha già seminata, lasciandomi arrancare dietro di lui con passi meno spediti e agili.

Da quando ha discusso con Jared, nell'Aula Magna, non mi ha più rivolto parola e si è chiuso a riccio su se stesso, facendo ricadere intorno a lui un'aura scura di pessimismo. Anche a duecento metri di distanza, riesco a notarlo. Nolan cammina con i pugni chiusi e batte con poca grazia la suola degli scarponi sul cemento, venendo meno a una delle prime regole delle Ronde: essere silenziosi.

Sbuffo, con il fiatone, e decido di accorciare le distanze una volta per tutte. Così, prendo un respiro di coraggio e lo raggiungo di corsa sul marciapiede dall'altro lato della strada.

«Ehi, perché non mi aspetti?» lo rimprovero alle spalle, picchiettandogli la mano sulla scapola «Mi hai praticamente seminata!»

Nolan si ferma all'improvviso e io gli finisco addosso, senza riuscire a fermarmi prima. Si volta scattoso e mi fulmina con lo sguardo, che adesso rasenta il nero del cielo.

«Mi ha trattato come se fossi la feccia della Caserma! Ti rendi conto?» esclama a gran voce.

Mi guardo attorno con fare circospetto, poi lascio che i nervi si rilassino un momento. Per fortuna, sono poche le persone che a quest'ora passeggiano per la strada.

«Sono davvero incazzato, Abby» continua, con l'indice della mano puntato in aria «Insomma, dove sono finiti tutti quei discorsi sull'essere migliori amici, guardarsi le spalle a vicenda e fidarsi l'uno dell'altro? Mi ha fatto sentire inutile

«Nolan, calmati. La gente potrebbe insospettirsi» mi schiarisco la voce, senza smettere di far scorrere gli occhi sulle vie che sfociano nella nostra.

«Eppure, siamo cresciuti insieme. Ne abbiamo passate tante! Perché ha dovuto dire quelle cose? Per giunta davanti a David e ad altri Guerrieri. Dio, se sono incazzato! Potrei fare una strage, stasera.»

Oh, magnifico. Era proprio quello che speravo.

«Okay, Jared è stato un tantino esagerato nei modi, è vero. Ma sai meglio di me com'è fatto. Lui... ha sempre delle espressioni colorite per approcciarsi alle altre persone.»

Nolan scuote la testa e riprende a camminare. «Forse con te, o con tutti gli altri. Ma non con me. Non ha mai usato quel tono, con me.»

Lo affianco, stavolta cercando di mantenere il passo. «Era solo preoccupato che potesse accaderci qualcosa di brutto, qui fuori. Ma, per quanto possa valere, io mi fido di te, Nolan. Credo davvero che tu sia un ottimo Guerriero. Cavolo, mi hai stesa quasi sempre al tappeto, durante gli ultimi allenamenti!»

«Abby, Jared non era preoccupato che potesse accadere qualcosa di brutto a noi, ma temeva che accadesse a te. Era troppo preoccupato che accadesse qualcosa a te...» riflette, quasi tra sé e sé «Ma perché lo era? Perché?»

«Andiamo, Nolan. Sai benissimo che Jared non ricalca alla perfezione il modello di persona ottimista. Per lui, se qualcosa può andar male, andrà sicuramente peggio. A me è parso solo teso per esser stato tenuto fuori dai giochi dal signor Clint» sollevo le spalle e mi mostro più rasserenata «Sono convinta che non abbia nulla contro di te.»

Nolan sembra pensarci su in silenzio, mentre l'eco dei nostri passi ci accompagna lungo una Henver desolata e quiescente. Dopo qualche minuto passato semplicemente a camminare, inclina il volto e mi fissa, con il sopracciglio scuro teso all'insù.

Hybrid - L'EsperimentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora