3. L'Incontro.

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Jared.


Cammino a passi svelti lungo il marciapiede. Intorno a me non c'è nessuno, né umano, né Sottomesso, né tantomeno Demone. Quelli, poi, sono difficilissimi da scovare.

Nella mia zona è tornata di nuovo la calma, dopo che ho eliminato la creatura nel vicoletto. Così sto gironzolando da dieci minuti nel quartiere con le mani in tasca, buttando ogni tanto occhiate annoiate all'orologio.

Proprio quando sto per confermare l'idea che questa notte abbia poco da offrire in quanto ad azione, sento qualcosa. Di solito, quando un Sottomesso è nelle vicinanze, in me scatta una sorta di intuito naturale per la caccia. Una sensazione che ormai riconosco benissimo.

Ma in questo che sto sentendo adesso c'è qualcosa di strano. Troppo strano.

Sussulto e mi blocco, incerto sul da fare. Dopo essermi guardato intorno, constato che non c'è nulla che non vada. Scuoto la testa, senza però riuscire a scrollarmi di dosso quel senso di pericolo che mi fa accapponare la pelle.

«Ma che diamine succede?» borbotto a me stesso, cercando di controllare questa sensazione del tutto nuova.

Riprendo a camminare e mi passo le mani tra la chioma castana. «Devo proprio smetterla di fare quattro turni di notte consecutivi. Inizio ad accusare la stanchezza» mi rimprovero a bassa voce «E inizio a parlare anche da solo. Perfetto

Una volta arrivato a un grande incrocio con i semafori mi fermo, indeciso sulla direzione da prendere. All'improvviso, nella mia testa prende vita una scintilla e, quasi meccanicamente, svolto a destra, in un'altra via secondaria. Non so spiegarmi il motivo di questa scelta, ma ho deciso di seguire l'intuito, con la speranza di non aver sbagliato.

Dopo aver percorso qualche metro lungo una via piena di bar malconci e sporchi, la strana sensazione torna a farsi sentire, stavolta più forte e intensa.

Il braccio sinistro comincia a formicolarmi e la pelle circondata dal bracciale si scalda, lanciandomi un chiaro segnale di allerta: in uno di questi locali c'è un Sottomesso. Anzi, probabilmente più di uno, data l'intensità del calore che si sta sprigionando dall'acciaio.

Mi affido al mio corpo e mi lascio guidare dall'istinto e dalle percezioni fisiche. Cammino per un altro centinaio di metri, fin quando il calore diventa fortissimo.

Mi fermo e alzo gli occhi verso l'insegna del locale: Discodance.


Impallidisco. Il solo pensiero di più Sottomessi dentro una discoteca mi fa rabbrividire. Potrebbero fare una strage di umani. Un vero disastro.

Cerco di improvvisare un piano d'azione. Di certo, non posso pagare l'ingresso, entrare e andare a scovare in mezzo al caos quelle creature immonde. E, probabilmente, il buttafuori non sarebbe molto d'accordo sulle armi attaccate alla cintura dei miei pantaloni.

Scuoto la testa. No, devo solo limitarmi ad aspettarli fuori. In un qualche modo, Guerrieri e Sottomessi si attirano a vicenda, perché entrambi captiamo il nemico con una sorta di sesto senso innato.

Senza cercare di dare troppo nell'occhio, mi affaccio nel vicolo semioscuro. Lì si trova un'uscita di sicurezza della discoteca, il che lo rende un luogo perfetto per appostarmi di nascosto.

Fortunatamente, la luce del faretto attaccato alla parete è fioca e lascia molte zone di penombra, permettendomi di mimetizzarmi senza problemi accanto alla porta, pronto a ogni eventuale attacco.

Hybrid - L'EsperimentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora