51. Lasciati Andare

9.5K 617 236
                                    

Abby.

Vuole provare il nostro ottovolante, signorina? Solo per oggi, il biglietto è scontato!

Scuto la testa, nel tentativo di scrollarmi dai pensieri il turbinio di voci confuse.

Dura poco, un minuto e venti secondi, per la precisione.

«No... No, ti ho detto» farfuglio, mentre cammino speditamente lungo il corridoio che porta all'ala delle camere. Ho lasciato Jared e Gabriel nell'infermeria perché non ne potevo più di stare lì dentro. Avevo come l'impressione di esserci stata per una vita.

Sei la prima cliente di stasera. Ti offro io la partita, a patto che mi dica il tuo nome. Adesso, la voce del proprietario della giostra si tramuta in quella di Cornelius, giovane e ammaliante. Mi rimbomba nelle orecchie, come se avessi di fronte ancora la scena. Mi fa impazzire ed esasperare.

«Perché non la smettono? Perché le sento ancora?» gemo, frugando nella tasca dei pantaloni, alla ricerca della chiave della camera.

Nessuno può aiutarmi, Abby. Dovresti averlo capito. Non puoi modificare un ricordo. Il passato è già vissuto...

«Questo lo so, maledizione! So già tutto!» sbraito, picchiando una mano sulla porta della mia camera. Mi rendo conto solo adesso di stare ansimando «Smettetela di torturarmi... Vi prego.»

Puoi solo riviverlo e riviverlo all'infinito.

Mi porto le mani sulle tempie e faccio una lieve pressione. Chiudo gli occhi e modulo il respiro. «Va tutto bene, Abby. Devi solo riposare. Va tutto bene.»

Mi faccio coraggio e infilo la chiave nella serratura. Apro la doppia porta con una spallata e mi rifugio dentro, con la speranza di chiudere fuori anche il resto delle voci che fluttuano all'interno di me. Accendo la luce e m'inginocchio a terra, con i palmi poggiati sul pavimento freddo.

Perché non vuoi dirmi la verità, Cornelius?

«Perché la verità ti ucciderebbe...» lo anticipo, ripetendo le stesse parole che mio padre le aveva rivolto nella Lacrima «La verità ti ha già uccisa.»

Ogni cosa che faccio è volta al tuo bene, Dor.

Trattengo un gemito stizzito e strizzo gli occhi. «Stronzate!»

Sono un Demone. Hai paura di me?

Mi chino con il corpo a terra e poggio la fronte sulle mattonelle gelide. Sento la testa andarmi a fuoco, in sovraccarico di informazioni, suoni, dialoghi. La realtà inizia a sovrapporsi ai ricordi. Le loro voci diventano un tutt'uno con la mia. Sto uscendo di senno, ma non so come farle smettere.

Io ti amo, Cornelius...

«Avresti dovuto salvarti quando eri ancora in tempo! Non ti saresti dovuta innamorare di lui!» grido alle quattro pareti spoglie che mi circondano. Sento il sangue pulsarmi in ogni arteria del corpo.

Mi hai rovinato la vita.

«Basta, per favore...» gemo, frastornata. Perché sto rivivendo queste scene? Perché sento ancora le loro voci nella mia testa?

Mi piacevi così tanto, Dorothy.

«Bugiardo... Sei sempre stato un bugiardo» ribatto, come se davanti a me ci fosse davvero mio padre «Sapevi fin dall'inizio che l'avresti uccisa. Sei un bastardo.»

Puoi restare qui, se vuoi. Saremo io e te, per sempre.

La voce di mia madre s'irradia nel cervello come una luce tenue che rischiara una stanza angusta. È piacevolmente dolorosa. Mi alleggerisce il cuore al solo sentirla, così dolce e agonizzante, ma allo stesso tempo mi riempie di tanti piccoli tagli.

Hybrid - L'EsperimentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora