26. Notti in Bianco.

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Abby.


Apro gli occhi in una stanza buia, senza finestre. Sono seduta a terra, con la schiena poggiata addosso a un muro umido e scrostato, con degli strani motivi colorati. Accanto a me, sento solo il rumore dell'acqua, che tintinna sul pavimento da un'infiltrazione all'angolo della parete.

Sbatto le palpebre e provo a chiuderle e aprirle velocemente, mentre il mio cervello inizia a svegliarsi dal torpore notturno e tenta di metabolizzare cosa sta succedendo, o perlomeno, dove mi trovo.

Sta succedendo ancora: ho indosso il pigiama, quello che mi sono infilata prima di mettermi a dormire, ma non sono più nella mia camera. Non ho la più pallida idea di come mi sia spostata, o se effettivamente l'abbia fatto, ma adesso sono vigile e mi rendo conto di essere vittima dell'ennesimo incubo realistico.

Svegliati, svegliati, svegliati. Provo a ordinarmi queste parole, senza ottenere risultato.

Stavolta, la figura oscura non mi appare davanti agli occhi, ma la sento avvicinarsi a me lentamente, con dei passi che riecheggiano dalla zona più buia della stanza. È sempre lui. Lo riconosco dalle strane vibrazioni che il mio corpo cerca di tradurre in messaggi di pericolo.

"Finalmente ci rivediamo, Abby", mi parla ancora nella mente con scioltezza, come se questo fosse il modo più scontato per comunicare tra due persone.

Mi passo le mani sulle orecchie e mi sollevo in piedi, attecchendomi al muro retrostante.

Svegliati, Abby, andiamo!

L'uomo si avvicina ancora di più, ma resta in una zona di penombra tattica. Ride a bassa voce ed esala un sospiro glaciale.

"Non sei abbastanza forte per farlo. Sono io che ti ho condotta fin qui, e sarò io a farti svegliare. Se ne avrò voglia, chiaramente".

Cosa vuoi ancora da me? Perché non mi lasci riposare in pace?, domando esasperata.

L'uomo passeggia cautamente su e giù per la stanza, lasciandomi i miei spazi.

"Mi rincresce per la barbarie del mio metodo, ma sfruttare il collegamento mentale è l'unico modo che ho per avere un raffronto con te. E non è nemmeno semplice, visto che riesco vincere le tue difese solo quando stai dormendo, o quando sei indebolita. Sei più forte di quanto pensassi".

Scuoto la testa in cenno di diniego.

Ho capito chi sei. Non ti conosco, ma sei l'unico in grado di poter fare questi giochetti con me. Non è vero, Cornelius?, sorrido laconica. Non sono certa della veridicità della mia affermazione, ma rimane comunque l'ipotesi più accreditata. Dopo diciotto anni, mio padre sta cercando di mettersi in contatto con me e la cosa non mi entusiasma affatto. C'è qualcosa sotto, e voglio scoprire di cosa si tratta.

"Perspicace, sveglia, brillante. Sei più simile a me ti quanto tu possa pensare, Abby", conferma l'uomo.

Io non ho niente di te, replico aspramente. Il solo pensiero di essere accomunata a lui mi fa accapponare la pelle. Adesso dimmi perché mi hai condotta qui e cosa diavolo vuoi da me.

"Aiutarti, figliola. Voglio solo aiutarti, in questo tuo percorso di presa di coscienza".

Di cosa parli?

"Sei solo una pedina, per loro", risponde Cornelius, con voce intrisa di tristezza. "Stai affidando la tua fiducia a delle persone che non la meritano affatto. Persone che ti imbroglieranno, che ti tradiranno nel peggiore dei modi. Ho detestato fin da subito i Celesti per questo motivo. Per loro, il fine ha sempre giustificato i mezzi".

Hybrid - L'EsperimentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora