33. Il Vero Jared.

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Abby.


Una sensazione di calore quasi insopportabile mi fa destare da un sonno ristoratore. Ho metà del corpo che va a fuoco, e, a primo impatto, non riesco a capirne il motivo. La mia guancia, bollente, sta poggiata su qualcosa di morbido e confortevole, che potrebbe essere benissimo un cuscino. Se non fosse che si muove ritmicamente su e giù.

Strizzo gli occhi, ancora chiusi, e provo ad allungarmi nel letto, per stendere i muscoli intorpiditi delle gambe e della schiena. Questa semplice mossa, però, non mi riesce: c'è qualcosa che mi tiene bloccata in una calda morsa letale.

Sollevo lentamente le palpebre, per non farmi colpire a pieno impatto dalla luce mattutina, ed emetto un lamento, quando mi rendo conto di avere metà del corpo addormentata.

La cosa accanto a me sospira e, non appena provo a fare forza sulle gambe per scansarmi, aumenta ancora di più la stretta attorno al mio petto. Solo nel momento in cui mi trovo incastrata con il volto sotto al mento di Jared, in un abbraccio tutt'altro che amichevole, realizzo la situazione. In un secondo, tutti i tasselli della nostra conversazione si uniscono, colmando i buchi neri che avevo nella memoria.

«Oh, merda» bisbiglio, spostando lo sguardo da lui a me e all'intreccio che hanno creato i nostri corpi «Oh, merda, merda, merda.»

«Stai zitta ancora un po', ti prego...» biascica Jared, nel sonno. Si gira sul fianco e inizia a respirarmi sul collo.

Io sbarro gli occhi, ormai completamente sveglia. Cosa diavolo sta succedendo? O meglio, come diavolo siamo finiti così vicini?

Faccio leva sul braccio libero per voltarmi dall'altro fianco, mentre sposto la mano pesante di Jared dalla mia pancia. Con fatica, riesco ad allontanarmi di qualche centimetro, restandogli però sempre a poche spanne dal volto. Concentrandomi, riesco a sentire il soffio del suo respiro sulle guance. Lo osservo in silenzio, perdendomi in quei dettagli perfetti del volto. Da addormentato riesce a sembrare così calmo...

Mentre lascio vagare la mente, ancora indecisa sul da farsi, allungo la mano sul suo viso, tracciandone i rilievi: il gesto è magnetico e assolutamente naturale, al punto da farmi pensare di averlo fatto da sempre. Con le dita, gli scanso una ciocca di capelli dalla fronte, per poi scendere a sfiorargli le labbra. Il formicolio stavolta si fa sentire direttamente coordinato al mio, all'interno dello stomaco. C'è qualcosa di strano in quello che sto facendo: è come se fosse necessario avere un contatto con lui. Come se non potessi farne a meno.

Il suo tocco, come anche fondere insieme i nostri sguardi, mi fa istintivamente sentire più giusta, allo stesso modo del clic perfetto che producono due tasselli di un puzzle coincidenti. Tutti i ragazzi che ho frequentato nella mia vita non erano minimamente accomunabili a Jared, o alle sensazioni che lui riesce a incutermi. Senza dubbio, erano più gentili e con atteggiamenti tipicamente umani, ma riuscivano sempre a farmi sentire a disagio, in un modo o nell'altro. Erano banali, ecco.

Con Jared non è così. Lui è talmente particolare, con il suo caratteraccio e lo sguardo perennemente imbronciato, da sembrarmi agli occhi il mio tassello mancante. Ma la realtà non si prospetta mai bella quanto l'immaginazione. La realtà è cattiva e ha reso Jared quanto più desiderabile, tanto più sbagliato. E su questo nessuno potrà mai farci niente.

Stiamo combattendo delle battaglie diverse. Sanguinose, infelici, strazianti. Ma sempre battaglie restano. Con i vincitori e con i vinti.

Sorrido tristemente, prendendo consapevolezza di questo pensiero. Continuo a solleticare la guancia di Jared come passatempo, senza rendermi conto di non riuscire a fermarmi.

Hybrid - L'EsperimentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora