11. Il Test - parte 2.

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Abby. 


M'intrufolo furtivamente nell'anticamera del laboratorio, mettendomi di profilo, perfettamente allineata con lo stipite della porta metallica. Sporgo la testa e mi focalizzo sulla scena.

Vedo Gabriel avvicinarsi al bancone d'acciaio in fondo al laboratorio. Sopra, ci sono poggiati vari strumenti e alcuni microscopi. Accende la lampada al neon che penzola sopra di lui e osserva il contenuto della provetta che ha all'interno il mio sangue.

Stringo gli occhi per decifrare la sua enigmatica espressione: sembra colpito, quasi estasiato. Sposta la provetta sotto il fascio di luce della lampada per osservarla meglio, poi prende il taccuino dalla tasca del camice e si mette a scrivere qualche appunto.

«Nonostante sia presente una dose di anticoagulante, il sangue della paziente è nettamente diviso in due parti: una rosso vivo e una quasi nera» legge ad alta voce «Un'altra stranezza...» mormora poi, mentre con una mano si gratta la barba.

Provo a dare un senso a questa frase, ma riesco solo a interpretarla in maniera negativa. È palese che ci sia qualcosa che non va in me, ma non riesco ancora a capire cosa.

Il dottore prova ad agitare la provetta per emulsionare il contenuto, nel tentativo di unificarlo, ma il sangue torna a separarsi, come se le due parti avessero una densità diversa.

«Non ci sono dubbi. Non è umana» afferma, così a bassa voce che riesco a malapena a sentirlo «Ma non è neppure come noi» aziona il microscopio e preleva dal contenitore una piccola parte di sangue. Prima quella rosso vivo, poi quella scura. Fissa entrambe su due vetrini e si siede di fronte al microscopio, pronto a osservare i campioni.

Ora che si trova di spalle, posso permettermi di sporgermi di più.

Gabriel inizia ad armeggiare con il mio sangue, e lo sento tirare un sospiro di sollievo quando finisce di analizzare il primo campione. Quando tocca al secondo, avvicina l'occhio all'obiettivo e, dopo uno sguardo fulmineo, si ritrae subito, farfugliando parole piene di stupore. Sembra che abbia visto qualcosa che lo ha lasciato a bocca aperta.

«Io ho già visto questo sangue» realizza ad alta voce, poggiandosi con le braccia al bancone. Afferra il telefono e digita velocemente un messaggio «È sangue di Demone

La situazione mi appare assurda e quasi ai limiti della veridicità. Arretro di qualche passo e mi reggo allo stipite della porta. Ora come ora, potrei cadere a terra e non accorgermene proprio.

Dopo pochi minuti, sento la maniglia antipanico del laboratorio fare uno scatto. Sussulto e mi tolgo immediatamente dalla traiettoria del dottore. Qualcuno sta per entrare, e io ho pochi secondi per trovare un nascondiglio, prima di essere scoperta.

Sento Gabriel continuare a lavorare al bancone, mentre la porta emette un lieve cigolio. Dalla semioscurità in cui mi trovo, noto un'ombra maschile che inizia ad allungarsi nella stanza. Trattengo il respiro e mi nascondo al lato di un armadio di medicinali. Spero con tutta me stessa di riuscire a mimetizzarmi bene.

L'uomo massiccio entra nel laboratorio e sorpassa rapidamente l'anticamera. Emetto un silenzioso sospiro di sollievo quando mi rendo conto di averla scampata. Il signor Clint non si è accorto di me, ma è andato diretto verso Gabriel. Mi faccio nuovamente avanti, stavolta però senza sporgermi troppo.

«Quando diamine pensavi di avvertirmi della gravità della situazione, David?» lo attacca subito il dottore, non appena lo vede arrivare al bancone «Credevi che ci avrei messo tanto a scoprirlo? Sapevi perfettamente della natura della ragazza e che c'era un'alta, ma che dico, un'altissima probabilità, che fosse davvero ciò che credevi.»

Hybrid - L'EsperimentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora