1. Turno di Ronda

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Jared.


Quella sera la città era piuttosto tranquilla, nonostante fosse sabato. Forse dipendeva dal cielo nuvoloso e promettente pioggia, o forse la gente aveva semplicemente preferito starsene a casa, a trascorrere una calma e normalissima giornata da umani.

Di solito, nel fine settimana, Henver, metropoli nel nord degli Stati Uniti, è in visibilio: le persone scorrazzano per ogni dove e a ogni ora, il traffico non dà tregua e i locali sono strapieni.

Mentre rifletto su questioni di poco conto, avanzo a passi veloci ma cauti lungo una via semideserta. Ogni tanto butto qua e là occhiate scrupolose verso le traverse buie, con le orecchie tese a captare ogni rumore.

È davvero un peccato che ci sia una tale desolazione. Fare la ronda di notte mi è sempre piaciuto. Mi eccita. Amo tornare all'alba in Caserma, stanco ma soddisfatto di aver reso la città una zona più pulita. Di solito, tengo una media di circa quattro o cinque uccisioni. Tutte esecuzioni rapide e senza tracce. Ovviamente, quello è anche il frutto di anni e anni di allenamenti fisici e psichici nella scuola per Guerrieri: l'unica, nonché la più prestigiosa della città.

Da quando avevo sei anni, ho sempre desiderato con tutto me stesso diventare il combattente più forte dell'Esercito: la morte prematura di mio padre, Everard Evans, uno dei maggiori esponenti della Caserma, mi ha segnato, motivo per cui ho dedicato parte dell'infanzia e dell'adolescenza a faticosissime esercitazioni fisiche e test per sviluppare capacità di difesa mentale, fondamentali per il mio mestiere.

Il più abile, il più forte e, modestamente, anche il più affascinante.

Un rumore improvviso proveniente da una viottola attira la mia attenzione.

Finalmente.

Mi avvio con passi decisi ma silenziosi verso il primo incrocio sulla sinistra. Prima di addentrarmi, butto un'occhiata alle mie spalle, per controllare che non ci siano umani. Ogni volta, hanno il dannatissimo vizio di chiamare la polizia per appena qualche goccia di sangue. Decisamente impiccioni e guastafeste.

Per fortuna, la strada è deserta; l'unico movimento è dato da un gatto pulcioso che sta rovistando nella spazzatura.

Arrivato all'angolo della via, mi appiattisco al muro adiacente, nascosto nell'ombra del palazzo, e mi concentro sul rumore che proviene proprio dietro di me. Sento dapprima un grugnito gutturale, poi parole sconnesse e ringhiate al vento.

Il bracciale d'acciaio battuto che porto al polso diventa improvvisamente caldo.

Sottomesso, senza ombra di dubbio.

Ogni volta che mi trovo nei paraggi di una creatura trasformata, il bracciale, una parte fondamentale dell'equipaggiamento di un Guerriero, inizia a scaldarsi, sempre di più, a mano a mano che il grado di pericolosità del nemico aumenta. Questi arnesi ci sono stati forniti in dotazione dal direttore della Caserma, che a sua volta li ha fatti produrre da un'equipe di Alchimisti. Il metallo è stato forgiato con una mistura di sangue e spirito di Demone, in modo che, quando si trovano nelle vicinanze persone venute a contatto con Demoni, e quindi trasformate in Sottomessi, la lega si scalda, quasi come se fosse messa sotto una fiamma viva.

Sorrido in silenzio e automaticamente tocco i vari pugnali che tengo attaccati alla cinta dei pantaloni, nascosti da una maglietta larga e usurata dal tempo.

Il mio lavoro è proprio questo: girare per la città, scovare quegli esseri immondi e ucciderli.

Un lavoro piuttosto facile, se sei l'Occhio dell'Esercito.

Hybrid - L'EsperimentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora