2. Buon Compleanno!

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Abby.


 «Tanti auguri, tesoro!» mi urla Paige nell'orecchio mentre mi abbraccia, schiacciandomi con il suo peso addosso a una colonna della discoteca.

«Oddio, Paige, così mi soffochi!» strillo, cercando di sovrastare con la voce il suono frastornante della musica.

«È passata la mezzanotte, Abby. Dobbiamo festeggiare!» lei allenta la morsa e mi prende entrambe le mani «Come ti senti? Che sensazione si prova ad avere diciotto anni?»

«Esattamente come prima, Paige. Forse un po' più sorda... ma questo non penso che dipenda dall'età» rispondo, ironica.

La mia amica è molto più emozionata e in fermento di me. È sempre stato così, ormai da dieci anni: ogni volta che la città ha da offrire qualche evento mondano e fuori dal comune, Paige deve partecipare a qualsiasi costo. E dal momento che da sola non può andare, subentro io, la compagna di disavventure e peripezie. Con questa scusa abbiamo girato i peggiori sobborghi della città, bar e fast-food mal frequentati, ascoltato concerti di cantanti sconosciuti e anche un po' stonati, circondate da una folla di gente non raccomandabile.

Anche adesso è così. Con il pretesto del mio diciottesimo compleanno, Paige mi ha convinta ad andare in uno strano locale per persone alternative, con gusti musicali davvero opinabili. Io preferirei catalogarli come "schifosi", ma mi sono ripromessa di avere un'apertura mentale maggiore, durante queste esperienze. 

Paige mi è passata a prendere a casa alle nove in punto, dopodiché abbiamo perso tempo di fronte allo specchio per cambiare look. Okay, a dire il vero si è un po' alterata quando mi ha vista in jeans e canottiera, per cui mi ha completamente rimessa a nuovo. Dopo un'altra ora, ero davanti all'ingresso del mio appartamento con un vestito blu fin troppo corto e aderente per i miei gusti, e i capelli biondo rame che mi scendevano lungo la schiena. Paige mi ha definita sexissima e, secondo lei, avrei attirato l'attenzione di tutto il locale. Ovvero tutto ciò che non avrei mai voluto fare io. Ma tanto cercare di farla ragionare era quasi come cercare di attraversare l'oceano con un canotto gonfiabile. Letteralmente impossibile.

Devo ammettere di aver sperato fino all'ultimo secondo di poter tornare in camera mia a sgranocchiare popcorn di fronte a una serie tv, eliminando il giorno del mio compleanno dal calendario, o, perlomeno, facendo finta che non esistesse.

Odio ogni compleanno. O meglio, non è che lo odi davvero. È solo che non ho mai trovato un motivo valido per festeggiarlo. Probabilmente, se avessi dei genitori vivi, sarebbe tutto diverso.

Ho perso mia madre da bambina, quando ero ancora troppo piccola per avere dei ricordi chiari di lei. Un incidente stradale me l'ha portata via, lasciandomi orfana e in affidamento alla mia unica zia carnale, che abita a Henver. Mio padre invece è sempre stato una figura inesistente: da come mi hanno raccontato, dopo che mia madre ha scoperto di essere incinta, se l'è data a gambe, scomparendo dalla nostra vita come un fantasma. Un papà perfetto, insomma.

Persuadere mia zia Kathleen a mandarmi a ballare non è stato molto difficile.

Stranamente, fin da piccola riesco a convincere tutte le persone con cui parlo: non uso questa abilità con chiunque, perché mi sembra un modo subdolo e scorretto di ottenere qualcosa. Tuttavia, in molti casi mi è volto a favore: come quando ho dimenticato di preparare l'interrogazione di storia e ho convinto la professoressa a interrogarmi in un altro giorno; o come quando ho persuaso mia zia a comprarmi un paio di pantaloncini di jeans che costavano un po' troppo per i miei risparmi. Ma per le situazioni serie ho sempre lasciato correre. D'altronde, prima o poi qualcuno se ne sarebbe accorto e mi avrebbe chiesto quale fosse il mio segreto.

Hybrid - L'EsperimentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora