Solo Ametista mi ha vista piangere, liberarmi di un peso che trascinavo da sette anni. Ho provato un tale sollievo in seguito, talmente forte da sembrare sbagliato e azzardato.

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Le due settimane successive a quella conversazione non mi presento a lezione, gli unici esseri viventi con i quali ho avuto contatti sono stati i miei coinquilini. Lentamente il mio corpo viene disintossicato dal sangue umano. Sto trovando il mio equilibrio, la mia resistenza.

Mi hanno messa alla prova portandomi in periferia, facendomi osservare come una maniaca la vita umana dalle finestre delle case. Ho quasi ceduto, mi sono poi aggrappata al mio passato, all'immagine di mio padre, a quello che non desidero diventare. Quando hanno visto la lucidità riflessa nei miei lineamenti i miei amici ed io abbiamo festeggiato, naturalmente con una bottiglia di vino e una maratona televisiva.

Sono due persone che si amano molto, e quando si amano con tale intensità tutto il resto diviene cornice, si opacizza. Talvolta mi sento ingombrante nel loro rapporto così mi rifugio nel buon cibo e nelle ore di sonno che allietano le mie tensioni.

Mi permetto di pensare solo ogni tanto a Juan, all'amico che ancora una volta non ha lottato per me. Quando succede mi lascio pervadere dallo sconforto per un istante e poi decido di concentrarmi su altro, di focalizzare la mia attenzione su argomenti più rilevanti. A tentoni cerco di ricostruire la mia immagine, tendo la mano da sola e mi ci aggrappo.

Mi rendo conto di come sia stata manipolata dall'influenza di Juan negli anni, come mi abbia usata per i suoi scopi, per raggiungere un certo prestigio nel nostro campo lavorativo.

Mi manca l'effetto che avevo sugli altri individui, la potenza che deriva dell'attrazione, dalla paura che incombe su di loro quando la realizzazione torce loro le viscere. Il timore è come balsamo, come burro per la mia pelle disidratata dalle lacrime.

Non ho più incrociato Storm, conosco il suo dolore e il suo bisogno. La condizione di coppia è maggiormente vincolante per l'uomo che per la donna. Quest'ultima ha una scelta, influenzata dai suoi sentimenti e opinioni, può evitare il vincolo se in fondo non lo desidera, nonostante l'attrazione persista anche in lei. So bene come lui debba sentirsi, incerto e sofferente per la distanza. Riesco a percepire i suoi stati d'animo, si riflettono in me come un'immagine riflessa in uno specchio d'acqua lontano: l'ira nei confronti del suo branco, contemporaneamente la preoccupazione per esso, la delusione quando non mi ha trovata ad attenderlo nella sua stanza, il tormento per la mia fuga e per ciò che ho fatto, per come mi devo sentire. Sa delle uccisioni, sa cos'ho fatto. Le voci girano in fretta tra le fronde della foresta.

Speravo che questo lo allontanasse da me, che lo spingesse lontano dai guai. Eppure il suo amore, la sua ossessione, sono ancora lì, pulsanti nel suo petto. Come se niente potesse influenzare i suoi sentimenti, la sua percezione di me, neanche la morte o la verità.

Domani tornerò all'istituto, ostinata a voler portare a termine ciò che ho iniziato, ignoro la parte del mio inconscio che suggerisce la presenza di un volto estremamente dolce e comprensivo annidato nel centro delle mie motivazioni. Un volto che non sono pronta a lasciar andare mai del tutto.

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"Se mi dovesse venire sete farò riferimento a queste" indico le sacche di sangue all'interno della mia borsa, furiosa perché rubano spazio ai miei armamenti.

"Tentate di non preoccuparvi." Cerco di rassicurare Nicolas e Ametista, un po' scettici.

"Mi ferisce la vostra sfiducia nei miei confronti. Il mio autocontrollo è di ferro, dovreste saperlo."

"Lo sappiamo, ma un po' di sicurezza in più non fa mai male." Mi consola Nicolas, con l'avambraccio poggiato sulle spalle della sua compagna.

Sono piuttosto tranquilla e confido nelle mie capacità. Più che altro mi dovranno trattenere dal ferire Hayley.
Lei è uno di quegli esseri che mi conducono a provare una sottile pena per chi sta loro accanto, fato ha voluto che fosse proprio il mio migliore amico a dover sopportare questa condanna.

Una ruga mi frastaglia la fronte, temo che ormai tutti gli esseri sovrannaturali che albergano in questo luogo sappiano delle mie problematicità con il sangue umano, se fossero furbi lo utilizzerebbero contro di me.


"Pronta?"

Chiede Ametista indicando il varco infernale dall'odore nauseante e al contempo allettante.

"Non ne sono sicura, ma devo farlo..."

Ametista mi accarezza il braccio e mi accompagna all'entrata, assieme spalanchiamo le porte.

Diamo inizio al supplizio.


Hola!
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e alla prossima!

~La Cacciatrice Mezzo Sangue~Where stories live. Discover now