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Canzone: Eden - XO

Canzone: Eden - XO

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"Posso entrare?"

Con uno scatto sconvolgentemente codardo e rapido cerco di chiudere la porta il più velocemente possibile, il mio piano fallisce miseramente a causa dell'intrusione del suo piede.
Il mio cuore incomincia a battere come ali di colibrì, a prendere il volo oltre il mio petto.

"Lo prenderò come un sì."

La sua risata esce più come uno sbuffo impregno d'amara ironia. Si fa spazio, vederlo in casa mia mi disorienta, sta bene con l'arredamento.

"Cosa vuoi?" Gli domando schietta, cercando il più possibile di non notare quanto anche il suo battito sia forte.

"Non lo so. Il mio istinto mi dice di inginocchiarmi davanti a te e supplicarti di perdonarmi, di chiederti come stai. La mia parte razionale mi dice che dovrei ucciderti, che ogni giorno che passa sei veleno che mi penetra le ossa, la testa. Che sei pericolosa, per me, per quelli del mio branco. Ho delle responsabilità, Hope, e non le posso evitare ancora per molto."

Vorrei aprirmi come fa lui, vorrei squarciarmi il petto per fargli vedere quanto duole anche a me. Che non è l'unico così coinvolto e in difficoltà. Ed invece mi esce quel tono arido che mi è tanto caro, sul quale ho il controllo.

"Ora Juan è diventato parte del branco?"

Mi fissa spaesato, deluso dalla mia incapacità di comunicare, di evitare i bordi delle ferite pulsanti. Mi risponde comunque.

"Sì."

"Voglio parlargli, portami da lui."

Le sue iridi scattano su di me, lo sguardo di una persona che osserva un folle.

"Non è il caso."

"Storm, non mi ripeterò, e stranamente non ho voglia di discutere. Andrò comunque da sola."

Rimane fermo al suo posto, una statua di marmo antica. Non gli lascio il tempo di analizzare i miei movimenti, corro fuori dall'entrata, con la pioggia che mi bagna e lava via il suo odore, la sua presenza, che mi distoglie dal sogno. I miei capelli prendono una sfumatura ancora più scura.

Arrivata al confine del loro territorio vengo richiamata da un forte ululato, il terreno freme sotto alle mie suole. Non è contento. L'odore di Juan mi è così familiare che segna la sua posizione come se fosse segnata da un filo di velluto, ormai molto rovinato.

Indosso la mia maschera, pongo sul mio viso il sorriso malvagio di chi vuole spezzare qualche animo fragile. I componenti del branco mi osservano camminare minacciosi, ma non si permettono di avvicinarsi.

In fondo alla mia strada due sagome, una di queste finisce con riccioli color dell'oro. Tocco la spalla alla lupa che gli sta accanto, nel momento in cui si gira dalla mia parte si ritrova ad avere il mio pugno sul naso, non riesce a reagire che si abbandona, svenuta. Juan riesce ad afferrarla prima che possa toccare il suolo.

~La Cacciatrice Mezzo Sangue~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora