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Canzone : Daya - Hide Away

Le canzoni non hanno nulla a che fare con lo stato d'animo o trama della storia, le metto perché mentre scrivo i vari capitoli ne ascolto sempre una in particolare.

È arrivato il momento.

Rammento uno ad uno i lividi che sono scomparsi, nel cuore stagnano ancora, marcisce sempre più.
Rivivo le offese che spremevano come succo di limone sui miei occhi lacrimanti. Come mi trattavano, come abusavano di me e sopratutto, come mi hanno spezzato.

Nasci senza troppe aspettative: una famiglia amorevole e con la quale passare i momenti migliori. Poi tutto viene spazzato via, ogni briciolo di felicità viene risucchiato.

Non erano tanto i colpi a ferirmi, ma le parole che mi tornavano in mente in una cantilena disturbante.
Le parole ti perseguitano, vorresti solo strappartele dalla testa con scarsi risultati, il male fisico in confronto non è nulla.

Vorrei dimenticare ciò che mi hanno fatto, ma non posso.
La rabbia e il rancore mi consumano, pian piano ogni mio pezzo d'umanità vola via, come carne da un corpo ormai privo di vita.

E a me va bene, perché per essere una cacciatrice non devi porti limiti morali, sei obbligata ad essere un po' come una letale macchina: senza sentimenti e guidata dall'odio.

Mi piace vedere il dolore negli occhi delle mie vittime durante la tortura della quale io sono maestra, l'odore del sangue, il rumore della carne dilaniata, lacerata, le ossa che si spezzano sotto le mie mani poco clementi, le grida di dolore, è mia abitudine farli supplicare, far sperare loro anche per un secondo di poter venir risparmiati dalla mia ira, per poi non provare un minimo di pietà nel togliere loro la vita.

Ma soprattutto osservare come i loro occhi perdono la luce che li rende umani, ciò che sono, lasciando solo la morte e il mio riflesso. Un altro corpo che va ai vermi privato della sua identità.

Ci trovo gusto nell'idea che l'ultima persona che vedranno nella loro triste vita sarò io, è un momento di puro egoismo del quale non posso fare a meno.

Ho sterminato interi villaggi, donne e bambini e tutti senza un minimo di rimorso.

Tanti cacciatori si sono tolti la vita per i sensi di colpa. Ogni individuo ha un proprio modo di uccidere, a me piace torturare le vittime prima di porre fine alla loro vita, altrimenti che gusto ci sarebbe?

Preparo le mie armi, sapendo che sono più un accessorio per calarmi nella parte, dato che mi basteranno solo il mio lupo e la mia vampira per sterminare il branco.

Non mi vanto, è un fatto, una certezza.

Per prima cosa voglio trovare le compagne dei miei fratelli e del mio promesso, le torturò davanti ai loro occhi, li farò strisciare come i vermi che sono, ai miei piedi.
Poi passerò a mio padre, l'uomo che mi avrebbe dovuto proteggere, la mia roccia. È stato più uno scoglio affilato sulla mia pelle.

Mia è già morta, non che si sarebbe meritata una fine più dignitosa.
Nessuno vorrebbe sentirsi dire dalla propria madre di essere un abominio, un mostro, ciò che le ha rovinato la vita...

Poi penserò al resto.

Mi concentro per fare delle due me una cosa sola e forte. I miei sensi amplificati mi permettono di sentire qualsiasi movimento.

È così calmo e meraviglioso che se non stessi andando a sterminare una intera comunità di lupi mi fermerei a godermi la pace che mi circonda.

Mi avvicino sempre di più al loro territorio, la mia sete e la mia ferocia sono sempre più forti, l'adrenalina è padrona del mio corpo.

Riprendo la forma umana e mi trasferisco sui rami degli alberi, essi sembrano essere fatti per me, dalla mia parte. I piedi fermi e stabili, il mio peso sorretto magicamente, divento invisibile.

Quando decido che è il momento atterro nel cuore pulsante del villaggio, data l'ora tarda sembra essere abbandonato.
Lo scricchiolio di ossa durante la trasformazione è così sgradevole che mi è impossibile non accorgermi delle sentinelle che si avvicinano minacciosamente a me.

Si lanciano sul mio corpo, li scanso abilmente. Come se mi stessi muovendo in un altro tempo rispetto al loro, in mezzo ad una nuvola, mi abbasso sotto al primo nonché più grande, e dinanzi alla sua pancia vellutata tiro fuori gli artigli. Lo squarcio da una metà all'altra, come acqua calda il sangue mi accarezza il corpo, ne vengo ricoperta. L'altro mugola, un pianto trattenuto dalla rabbia, non ho tempo per errori e ripensamenti.

Mi concentro sul secondo, deve essere molto giovane, forse nuovo in questo lavoro. È  troppo distratto, impaziente, trema dalla rabbia, dal dolore. Un bravo soldato dovrebbe avere un certo distacco nel campo di battaglia, lui non ne è dotato. Ed è così semplice abbatterlo che mi fa quasi pena.

Punto direttamente alla gola, la addento riuscendo a tirare via lo strato superficiale di pelliccia morbida e sanguinosa, in seguito mi occupo dei muscoli e infine dell'osso, strato dopo strato, facendolo gemere dal dolore. Cadono tutt'e due inermi.

Tralasciando la mia nudità tutto sta procedendo come programmato.
Sorrido soddisfatta del mio lavoro.

Sento delle urla da una delle case, maledette compagne!

Metto a tacere i pensieri di tutto il villaggio, in modo tale che non riescano a comonuicare tra loro, men che meno con L'Alpha.

Strangolo le guardie e le loro famiglie, arrivando così alla zona dedicata alla gerarchia più alta.
Il mio corpo è ormai ricoperto dal sangue e terra, i miei capelli sono bagnati e gocciolanti. Sembro una figura mitologica venuta per portarti  con sé, la morte in persona.

Entro nella casa dei miei fratelli, la loro trasformazione è rapida, frutto di anni e anni di pratica.
Il terreno trema sotto la mia rabbia, rilevando la posizione dei due codardi che in passato ho chiamato fratelli.

Dopo essere riuscita a tramortirli lego i loro polsi da nobilo. Taglio poi la superficie del loro avambraccio riuscendo così a far urlare le loro luride compagne.
Più divertimento per me.

Li immobilizzo alla parete della casa, spostandomi poi dove le urla prendono origine. Due bellissime donne piangono strette tra di loro.

Le afferro entrambe e le trascino vicino ai miei fratelli. Loro, ormai ripresi dal trauma cranico grazie alla nostra veloce guarigione, prendono a dimenarsi alla vista delle loro amate.
Se solo queste sapessero come trattano le donne questi due non credo vorrebbero stare loro così vicine.

Sono il mostro nato da bestie peggiori di me, ma migliori a nascondere la loro natura.

Prelevo un tubo di ferro, si piega come cera sotto la mia forza, ed entra ancor più facilmente nel loro addome.

Non ho finito, anche mio padre deve avere la sua dose di pena, vedere i suoi figli morire di fronte ai suoi occhi credo basti.

Entro nella sua abitazione come se fosse casa mia, cosa che un tempo fu, rumorosamente.

Era già lì, mi stava aspettando.

"Ti avrei dovuta uccidere appena nata."

Il suo collo rugoso diviene cartapesta sotto al mio pugno, si sfalda, scoppia. Mi verrebbe da strappargli le corde vocali. Quando la grande massa morta che ora è il suo corpo cade a terra non ho tempo per ragionare su come mi sento.

Proprio mentre sto tornando dai miei fratelli mi accorgo di due occhi familiari.
Chi l'ha chiamato?!
Mi dispiace, ma se mi ostacolerai dovrò fare fuori anche te.

Spero che vi sia piaciuto e alla prossima!

~La Cacciatrice Mezzo Sangue~Kde žijí příběhy. Začni objevovat