"Questo è per la mia amica. E tu-" mi rivolgo con lo sguardo a Juan, "che ormai sei un cane da compagnia, dovresti lasciarla a terra, come si meriterebbe."

"Ma come ti viene in mente?!"

Non resterò qui ad ascoltare le sue continue lamentele sulla mia persona, su come si sia accordo adesso di quanto violenta ed egoista io sia.

Lo colpisco allo stomaco, di riflesso lascia andare la sua compagna, che finalmente sta dove sarebbe dovuta essere dall'inizio.

Lo afferro per i boccoli, infilando le mie dita e tirandolo dall'attaccatura, gli alzo il mento verso il mio viso, facendolo poi inginocchiare al mio cospetto.

Una lacrima gli solca il viso.

"Risparmiami le tue lacrime prive di valore! Sono io quella che si merita di piangere, quella tradita dall'unica persona della quale si fidava! Sai chi sono queste persone e hai deciso di cancellarlo." Gli sputo addosso con una foga primordiale, mi sgorga dalla gola, roca, furiosa.

"Piangi allora! Piangi! Finirai con l'implodere, dici d'essere forte, eppure sei una codarda! Chi ha veramente le palle dimostra ciò che prova, non è capace di creare solo danni e fuggire. Hai sempre avuto paura che la tua fortezza si potesse sciogliere se macchiata da lacrime, ma non sai che rende più forti. Ed è una cosa che ho imparato qui, non da te, non dall'agenzia."

La mia mano diviene infuocata sulla sua guancia, lasciando il solco di cinque dita.

"E te lo insegnano gli assassini cos'è la forza? Te lo insegnano quelli che hanno picchiato una bambina perché era diversa?! Tu mi vieni a parlare di coraggio, di forza, ma non sei nulla, e non sai nulla. Continua a vivere nella favola Raperonzolo, dove la gente è buona, il finale è felice e non si approfittano delle debolezze altrui. Svegliati! Credi che questa gente ti sopporti? Ti ami addirittura. A mala pena ti sopportano, sanno chi sei, chi ti ha forgiato e chi era la tua migliore amica. Ti hanno accettato solo perché sei legato ad uno di loro, non farti illusioni."

Impallidisce ad ogni mia parola, perde l'espressione sofferente, sostituita da una di pura agonia, sgomento. Poi piange in silenzio come faceva un tempo, solo che non starò qui a consolarlo.

"Ringrazio di non essermi aperta con uno come te! Che al primo ostacolo ti volta le spalle, solo perché è la via più facile? Ed è più facile non vedere, vero?"

Prova ad emettere un quale suono, ma finisce nel vuoto. Non abbiamo più niente da dirci.
Mi sto per lasciare travolgere dalla malinconia quando due braccia mi afferrano da dietro, circondandomi la vita e accarezzandomi la pancia tramite  due polpastrelli caldi.

Storm.

So che è qui solo per impedirmi di fare ulteriori disastri che minano alla sua posizione, m'illudo però che si preoccupi per me, che mi stia tenendo così perché vuole assorbire un po' di quel che provo.

Con un cenno del capo dà l'ordine a Juan di andarsene via e lasciarci soli, quest'ultimo esegue, e con sguardo basso afferra Hayley e si dilegua.

"Non puoi entrare qui come se nulla fosse..."

"E tu sai che non hai nessuna autorità su di me."

Detto questo con una notevole forza di volontà mi sciolgo dalle sue braccia e torno a casa correndo.

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Durante la notte vengo disturbata da suoni lievi, apro gli occhi in dormiveglia scrutando l'oscurità che mi si pone dinanzi. Non c'è nessuno nella mia stanza, ma ne sento la scia, il retrogusto invitante. La finestra è spalancata, solo quella produce un qualche riflesso. Storm è stato qui, ma se pensa che questo mi faccia piacere sbaglia, mi inquieta e basta. Mi volto sul cuscino, questa volta cullata dal suo sentore.

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La mattina vengo accolta a tavola da un'enorme fetta di torta al cioccolato, il mio stomaco brontola.

"Buongiorno."

Mi saluta Nicolas con voce altrettanto impastata dal sonno.

"Buongiorno, la nostra dolce metà dov'è?

Seguo con lo sguardo i suoi movimenti mentre taglia la mia fetta. Noto un ghigno divertito dal suo profilo.

"La mia metà è a letto, si sente ancora debole."

Cambia tono all'ultima affermazione, un brivido mi fa fremere al ricordo del giorno precedente. Dopo aver assaporato la mia colazione con gusto  sento l'urgenza di vedere con i miei stessi occhi lo stato di Ametista. Mi alzo dal posto e mi dirigo verso camera loro.

"Hope?..."

L'occhio nero è leggermente migliorato ed il taglio al labbro si è rimarginato, lasciando una piccola crosticina al suo posto. Non mi soffermo sul suo zigomo perché potrei di nuovo farmi prendere dallo sconforto, e non le serve questo da me.

"Ehi!"

Provo a sorridere, è davvero quello che vorrei fare, ma mi esce solo una smorfia.

"Sono messa così tanto male?"

"No, sei sempre bellissima, magari un po' ammaccata ma vedrai che ti rimetterai in sesto a breve. Nel frattempo..." -afferro il computer dalla scrivania e glielo mostro- "noi ci occuperemo di drogarci di serie tv."

Batte le mani e mi fa segno di sedermi accanto a lei. Mi butto accanto a lei e sistemo il portatile.

"Sei pronta?"

"Prontissima!"

È da un po' di tempo che non faccio qualcosa di così normale, da adolescenziale. Anzi, non credo che nella mia vita sia mai rientrata questa parola  e probabilmente non ci sarà mai, ma per una sera fingere che tutto vada bene mi farà sentire meglio.

Ciao a tutti e a tutte!
Nuovo capitolo, iniziato ieri e finito oggi!
Sono abbastanza soddisfatta!
Ancora sono indecisa sul da farsi.
Hope e Juan faranno pace?
Si saprà...
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e alla prossima!

~La Cacciatrice Mezzo Sangue~Where stories live. Discover now