Strazio.

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I giorni passarono.
I secondi, i minuti e le ore passavano ininterrottamente, e tutti i ragazzi sembravano essere in bilico tra due sponde.
Il più completo approccio, talmente stretto da potersi reputare una famiglia, per passare a quello da tremendi sconosciuti.
Tra i corridoi della scuola si guardavano a malapena, condotti tra i loro flussi contorti e spaventati della mente, in una preda costante dell'ansia, dalle più complete paranoie.
Ma un giorno tutto venne travolto.
Scott prese per una spalla Isaac, che si stava velocemente incamminando verso la sua classe col muso chinato al suolo per evitare qualunque tipo di sguardo, e con violenza lo sbatté contro un armadietto.
Poco più lontano si trovava Lydia, e girò di scatto il viso verso la provenienza del suono metallico dell'armadietto sbattuto.
Jackson, che dalla fine del corridoio stava per svoltare l'angolo per andare in uno dei laboratori, si fermò poco prima di percorrere l'altra anta, riconoscendo l'odore dei due lupi mischiarsi all'odore potente e denso della rabbia da parte di Isaac.
La presa alla sprovvista fece alterare subito il battito cardiaco di Isaac, che si trasformò in rabbia, facendogli brillare le iridi, le quali si scontrarono contro il viso fermo e deciso di Scott.
"Questa situazione deve finire."
Disse poco dopo quest'ultimo, stringendo la presa sulla spalla destra del Beta, assumendo così un contatto più lucido ed intenso con i suoi occhi.
"Il prima possibile."
Concluse, mentre il resto della popolazione studentesca rientrava nelle proprie classi apposite ormai lontane da ciò che stava accadendo.
Da lontano però si udì un ringhio ben distinto dal resto degli altri lupi. Jackson fece scivolare lo zaino lungo un braccio, facendogli toccare terra con un tonfo sordo, avvicinandosi a Scott con passo deciso e lo sguardo quasi abbassato verso il suolo senza distogliere gli occhi dal suo viso.
Scott cambiò subito sguardo, portandolo alla propria sinistra, riconoscendo da lontano l'individuo.
Poco prima che Jackson spingesse via Scott con forza esplosiva, quest'ultimo tolse la presa da Isaac.
Si ritrovò con le spalle contro il pavimento della scuola, mentre si alzò velocemente sui gomiti per provare ad indietreggiare, intanto che Jackson avanzava con una violenza macabra e Scott veniva persuaso da un pizzicante di dolore.
Gli occhi gelidi e brillanti di Jackson che luccicavano nel loro colore più raggiante andarono a contattare quelli semplici dell'adolescente steso sul suolo, attendendo un futuro attacco.
"BASTA!"
Urlò Lydia lontana nel corridoio con le palpebre sbarrate nella loro paura più intensa.
"È questo ciò che volete davvero?
Che quella bestia vi comandi?
Che un demone si nasconda con così tanta facilità sotto i vostri artigli?
Che qualcuno più forte di voi possa dirigervi a suo piacimento?!"
Mentre le sue parole scorrevano veloci e forti, Jackson diventava lentamente immobile davanti a Scott, il quale rimase fermo sui gomiti ad ascoltare le parole della ragazza mentre guardava negli occhi Jackson, spaventato dalla sua reazione nei propri confronti con Isaac.
"Avete davvero intenzione di lasciare andare la vostra violenza con le vostre paure?
Dopo che lui è stato capace di tagliare la corda che teneva attaccate le vostre paure ai vostri timoni?"
Gli occhi di Jackson si spensero, così come quelli di Isaac, mentre da un angolo di una rampa di scale, si poté scorgere il viso limpido di Kira, nel momento in cui dalle porti principali della scuola si videro i passi svelti e affrettati di Allison, segno che era arrivata tardi per le lezioni.
Tutti rimasero spiazzati difronte la scena.
Tutti rimasero congelati.
"Lui vuole questo.
Lui vuole che vi distruggiate a vicenda."
Disse, man mano che il suo tono diventava più tremante, più debole...man mano che le sue lacrime venivano sempre più a galla sotto le sue palpebre, bagnando gli occhi di un leggero velo di dolore.
Scott si girò verso la ragazza, ma quest'ultima guardava Jackson tra le pupille, intanto che il suo viso diventava sempre più vitreo.
"Non lasciate che lui continui a vivere nelle vostre paure."
Concluse la ragazza, cambiando poi lo sguardo su Scott, il quale la guardava leggermente incredulo. Dopo qualche secondo si rialzò di scatto, con le spalle abbassate, le ginocchia leggermente piegate e le gambe appena divaricate.
Una posizione..di guardia, di difesa.
Jackson indietreggiò di qualche passo, mentre Allison gli si avvicinò ad un fianco, rimanendo entrambi dietro le spalle di Scott.
Isaac era pietrificato sul posto mentre guardava Lydia.
"Lydia, calmati."
Disse Scott con tono ferreo, avanzando con passo lento verso la ragazza con una mano protesa in avanti, deglutendo.
"Voi non sapete cosa vuol dire vivere ogni giorno, ogni notte, con queste voci, con queste urla strazianti e grida che pregano ed implorano aiuto. Non sapete cosa vuol dire sentire di notte la sua voce, che sussurra.
Non sapete cosa vuol dire vedere il suo viso difronte ai miei occhi, e ritrovarsi ghiacciata.
Non sapete cosa vuol dire trovarmi difronte le sue occhiaie e provare puro terrore, sapendo di non poter agire o poter fare qualunque azione.
Non sapete cosa vuol dire aver scatenato qualcosa impossibile da scalfire, sconfiggere.
Non sapete cosa vuol dire ritrovarsi con migliaia di rimpianti, domande, e rancori ogni notte, stanca anche del proprio cuscino ormai umido.
Io non ho artigli, non ho zanne, non ho fauci.
Non posso combattere.
Sento soltanto cose e voci.
Prevedo morti, alcune volte sogno avvenimenti.
Non sapete cosa vuol dire vivere nell'insicurezza più totale, nel terrore più profondo e nei rimpianti più abissali.
Non posso ruggire, come voi.
Posso urlare, fino a straziarmi le corde vocali.
Posso urlare, per dar voce a ciò che ho in testa.
Posso gridare, per poter spegnere anche soltanto per qualche secondo ciò che sento, ciò che voi non sentite."
Le gambe di Allison cominciarono a tremare così come le sue labbra, e si portò una mano su quest'ultime, cercando di arrestare le lacrime che appena dopo cominciarono a sgorgare. La ragazza d'acciaio, dal cuore duro, cominciò a piangere sentendo le parole fragili della sua migliore amica.
Kira uscì allo scoperto dal suo angolo dietro le scale, guardando a pieno la scena, deglutendo per reprimere un ammasso di lacrime.
Jackson giaceva dietro le spalle di Scott, ascoltando le parole di Lydia come frecce scagliate in pieno petto, subendo così anche il suo dolore, in parte.
Le parole di Lydia furono un ruggito vero è proprio.
Ma lei non poté vedersi in quel momento.
Da prima che cominciasse a parlare, le sue pupille cominciarono ad espandersi fino a raggiungere tutta la grandezza della sclera in pochissimo tempo.
"Non sapete cosa vuol dire vedere la persona che ami venire polverizzata sotto le proprie mani."
Dopo queste ultime e faticose parole, le labbra di Lydia si serrarono. Gli occhi focalizzarono una figura alla destra di Scott. Una figura esile ed agile quanto fugace, dalle spalle grandi nella media. Era come se fosse unicamente illuminato dalla luce del sole che fuori aleggiava impetuoso, facendogli splendere quel viso e quel sorriso impossibili da scordare.
Stiles.
Poco dopo anche gli occhi di Lydia si chiusero, come a voler conservare quell'immagine dentro di lei, ma dopo poco, il corpo cominciò a non reggersi più in piedi.
Scott corse verso di lei qualche secondo dopo, i quali erano trascorsi sotto le grinfie dell'indecisione.
Corse verso di lei perché sentí il suo cuore mancare di battiti.
Corse verso di lei perché qualche istante prima che scattasse verso di essa, il cuore le cessò di battere completamente.
"Lydia!"
Esclamò Allison, che lentamente annegava tra il dolore penetrante e le lacrime, affogando così tra i propri pensieri, che la portarono a chiudere gli occhi e scagliarsi con tutto il proprio peso contro Isaac, il quale la teneva salda, facendola così sembrare fragile. Scagliava qualche pugno contro il petto del ragazzo, reprimendo cosi alcune urla nella gola, deprimenti.
Jackson percepì il battito azzerato della ragazza, e lo comunicò sbadatamente ad Isaac con un leggero cambio di odore, il quale capì. Ad Allison bastò poco per capire. I sguardi sconvolti e quelli di intesa tra i lupi mannari.
Kira corse verso la scena, con il battito del cuore guidato dal terrore che qualcosa potesse esser accaduto in così troppo poco tempo.
Scott avvolse tra le braccia Lydia, scuotendola leggermente.
"Lydia, Lydia svegliati."
Disse velocemente Scott, mentre riuscì a vedere velocemente delle lacrime scorgere da sotto le sue palpebre chiuse, che le andavano a rigare il viso lungo le guance, le quali successivamente caddero delicatamente al suolo.
"Dobbiamo portarla a casa.
DI CORSA!"
Tuonò alla fine Scott, ai quali diede una scossa a tutti loro.
Non aveva semplicemente urlato.
Si nascondeva qualcosa sotto i suoi estremi toni vocali usati in quel momento.

"Non sappiamo più dove sia il Nogitsune."
Mormorò Jackson poggiato alle spalle al muro del salotto di casa McCall, con gli occhi fissi ad un angolo del tavolo centrale, perso tra i suoi pensieri.
Dopo un po', Scott concluse.
"Invece si."
Fissava il pavimento.
Tutti si girarono verso di lui, allarmati.
"È ovunque."
Disse, stringendo successivamente i denti ed alzando lo sguardo con delicata velocità, glaciando con gli occhi chiunque si trovasse sotto di lui.
Le parole della donna Yukimura gli risuonavano ancora sotto i timpani, torturandolo con la cruente realtà.
Tutti avevano perso il controllo.
Tutti erano in balia della loro parte soprannaturale.
Erano diventati primordiali. La parte umana riusciva a ragionare con fatica, e la rabbia furiosa dei loro istinti era costantemente attiva, ordinandogli di scappare e di stare al sicuro, ma quando entrambe le parti erano a conflitto, bastava una scintilla per scatenare l'inferno.
Rimasero in silenzio.
Lydia era stesa, adagiata con la sua magnetica delicatezza sul manto ben lavorato del divano.
Era ormai senza sensi da ore.
Kira era seduta su un bracciolo del divano a gambe incrociate, e deglutendo girò lo sguardo verso la ragazza inerme.
La morte di Lydia ora era teso su un filo, marcio e decadente.
La porta d'ingresso si sentì aprire.
Isaac, Scott e Jackson furono i primi a saettare con gli occhi la soglia della stanza.
"Non accennate un movimento contro di lei."
Disse Lauren avendo lo sguardo puntato sulla Banshee.
più instabile di tutti noi messi assieme."
Continuò, entrando con adagio ed eleganza nel salotto, come se fosse suo territorio.
"Lasciate che segui la via delle sue urla."
Concluse mentre lentamente si appostava difronte Lydia, chinandosi leggermente sulle ginocchia.
Con unica delicatezza portò una delle sue mani dalle dita lunghe sul viso della ragazza, sfiorandola dolcemente.
Tutti seguirono i suoi movimenti.
La comparsa di Lauren stava a significare che non tutto è stato realmente un sogno.
Un briciolo di speranza si accense sotto le pupille di Scott.
Ma un movimento sconnesso della donna fece deglutire velocemente Jackson, che si scansò dal muro cominciando a respirare profondamente e silenziosamente.
Lauren smise di muovere la mano sul viso della Banshee, e alzandosi nuovamente in piedi girò lentamente lo sguardo verso Scott, ma intanto che compiva il movimento, mormorò qualcosa che a Jackson e Isaac fece schiudere la bocca e spalancare le palpebre, abbassando successivamente lo sguardo.

Un paio d'ore dopo Lydia rimase sola nel salotto, ancora stesa nell'esatta ed immobile posizione in cui la misero.
Il sole era calato.
Tutti erano occupati a cercare una soluzione per il risveglio della ragazza.
Le sue palpebre si aprirono.
Si alzò dal divano come se qualcuno muovesse dei fili attaccati al suo corpo, e con occhi vuoti si alzò in piedi, avendo una destinazione ben definita in mente.
Il Nemeton.

Il modo in cui la donna girò lentamente lo sguardo gelò le gole di tutti, impedendo a tutti di poter semplicemente accennare una parola.
"Qui c'è un Alpha."
Dopo giorni Jackson e Isaac poterono finalmente odorare con calma l'odore di Scott.
Era tornato Alpha.
Chinarono lo sguardo tremando leggermente, seguendo le leggi razionali del mondo soprannaturale.

Il Nogitsune aspettava con impazienza, seduto a gambe incrociate sul bordo del Nemeton fischiettando le note di una filastrocca.

I'm Not A HeroWhere stories live. Discover now