Filo Insolubile.

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Isaac fu il primo a parlare quando i tre si riunirono.
Jackson, deglutendo, guardò i due, cercando di mantenere la calma, mentre Lauren, inspiegabilmente calma, leggeva l'espressione facciale di Isaac.
"Avete trovato qualcosa?"
La voce di Isaac diventò frettolosa, mentre il pomo d'Adamo rispondeva al suo respiro leggermente alterato.
Jackson negò col capo, mentre Lauren guardandosi appena attorno osservava un'ultima volta la casa.
Il sibilo sembrava scomparso, ma in quella casa, lentamente, cominciava ad espandersi una leggera e pizzicante aria gelida.
Isaac si voltò verso la donna, accigliando.
"Lauren?"
Chiamò Isaac, e la donna, dubitando con i suoi occhi attenti, strinse appena le labbra, schiudendole leggermente poco dopo.
"Jackson.
È possibile che Lydia, la più popolare della scuola, non abbia uno specchio nella sua camera?"
Domandò la donna, abbassando poi lo sguardo verso il ragazzo in questione, col viso corrugato.
Jackson rifletté qualche secondo, facendo poi spallucce, rimanendo in silenzio.
Lo specchio le si ruppe qualche anno prima, quando durante una sua crisi da Banshee, scagliò un grido contro di esso, frantumandolo in decine di pezzi.
Ma questo, Isaac e Jackson non lo sapevano.
"No, non credo."
Disse senza pensarci molto, quasi come se fosse una domanda qualunque.
Ma non lo era.
Non era una domanda qualunque.
Non in questo caso.
"Alcune persone, ed alcune religioni, pensano che uno specchio sia la porta per condurre all'altro mondo."
Spiegò la donna, portando con delicatezza una mano sul manico della katana.
"E quando i specchi non ci sono, qualcos'altro, di più crudele, condurrà il soggetto alla sua destinazione."
Continuò la donna mentre il suo tono diventava sempre più basso, lo sguardo attento, in allerta, ed il manico, stretto e saldo, nella mano.
Jackson si girò, ed una scintilla bluastra brillò attorno alla sua pupilla. Isaac guardò un'ultima volta la donna, ma dietro di lei, la sua vista scovò qualcosa.
Il trischelio.
Adagiato, imponente ed unico su un semplice davanzale. Un posto così visibile, così semplice, così prevedibile.
Nessuno lo aveva visto?
Gli occhi di Isaac si spostarono leggermente dallo sguardo della donna e con un leggero sorriso si avvicinó all'oggetto, ritenuto sacro dalle Kitsune. La donna venne attirata dai movimenti del ragazzo, e seguendolo con lo sguardo, seguì la traiettoria dei suoi occhi.
Davanti a lei ora si mostrava il trischelio, a qualche metro. Lo analizzò con accuratezza in pochi attimi. Le palpebre della donna si aprirono sempre di più quando vide, attorno al trischelio, una leggera nebbiolina nera.
Pochi secondi dopo, era troppo tardi. Le dita di Isaac si trovavano già a qualche centimetro dal trischelio.
Jackson seguì con lo sguardo Isaac, e notando la tensione di quel momento, riuscì a distinguere bene i dettagli che avvolgevano l'oggetto.
Corse verso il ragazzo e cercò di fermarlo prendendolo per un braccio. Ma tutto accadde troppo velocemente.
L'indice e il medio di Isaac contattarono il trischelio. Venne catapultato poco dopo all'indietro con una forza innata, e Jackson, che si trovava dietro di lui, venne travolto dalla violenza dell'urto, facendolo così sbattere lontano dalla stanza, contro un muro, col corpo di Isaac sopra di lui, creando delle lunghe crepe lungo la parete.
Jackson scansò dal proprio corpo Isaac, a denti stretti, intanto che cercava di reprimere il dolore, deglutendo. Nello stesso momento, il trischelio si aprì da solo, e da esso si propagò una nube densa e nera, che andava a posarsi difronte alla donna.
Lauren, regolarizzando il respiro, si mise in guardia, assumendo una posizione solida, mentre con una mano era pronta ad estrarre la sua fidata e letale katana. Era possibile udire un leggero fruscio mentre la nebbia cominciava a prendere dei veri e propri lineamenti umani.
Ma quel fruscio diventava sempre più un sibilo, un sibilo distorto e forte, fino a diventare disturbante all'udito della donna.
Le dita di quest'ultima strinsero più saldamente il manico, nel momento in cui una leggera tensione cominciava a riscaldarsi nelle sue braccia e nelle sue gambe. Jackson mise una mano sul pavimento, alzandosi sulle ginocchia, mentre Isaac, stringendo i denti in una forte morsa, si alzò in piedi, facendo girare la testa lungo le spalle; aprì gli occhi, cercando di focalizzare dove si trovasse, e in lontananza vide la donna, accerchiata dalle creature.
"Muoviti, Jackson!"
Quasi lo intimò, girando di scatto lo sguardo verso il ragazzo in questione, premendo le mani in due pugni. In pochi secondi si alzò, e dai suoi occhi era possibile vedere che qualcosa, in lui, stava venendo a galla.
"Dobbiamo andarcene, il prima possibile."
Mormorò ancora Isaac, distogliendo poi lo sguardo dal ragazzo alla donna.
Qualcosa di strano gli si paró davanti agli occhi.
La donna, completamente accerchiata dagli Oni, non compiva nessun movimento. I suoi occhi erano catturati da quelli vuoti della creatura difronte a lei, e qualcosa negli occhi della bestia, cominciava ad accendersi.
Una piccola ma intensa luce giallognola, magnetica, attirava gli occhi semplici ed intriganti della donna, facendola come cadere in un vuoto, infinito.
Isaac si avvicinó agli Oni con Jackson alla sua destra, ma in pochi secondi, due dei tre esseri si materializzarono davanti a loro, con le katane spianate. Il loro sibilo fece socchiudere leggermente le palpebre ad Isaac, mentre gli occhi dell'altro si accendevano sempre di più, diventando man mano elettrici.
L'ultima delle tre creature difronte la donna mise una mano sulla sua guancia destra, arrivando con le dita fino ad oltre l'orecchio, chinando leggermente il viso verso la spalla, fissando con i propri occhi diabolici quelli della donna, che ora..si dimostravano vulnerabili.

I'm Not A HeroWhere stories live. Discover now