Alba.

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L'alba sorge.
I raggi del sole penetrano dalla finestra, posandosi sulle soffici lenzuola del letto di Stiles, mentre quest'ultimo era abbracciato alla sua amata, Lydia.
Gli occhi di Stiles sbatterono più volte, e portando una mano alta sopra il proprio viso, si coprì.
Guardò la finestra.
Ricordò di quella spirale su di essa.
Dove tutto era cominciato.
Dove il suo coraggio ha prevalso persino la ragione, costringendolo a compiere azioni prive di ogni logica, comandate e condotte soltanto dalla paura di scoprire chi fosse stato a provocare tutto il chaos di quel giorno.
Lydia mugoló, attirando l'attenzione di Stiles.
Il ragazzo si giró e la guardó, stringendole il braccio attorno.
La ragazza sorrise, e aprendo appena le labbra, mormorò:
"Dovremmo andare a scuola, sennò rischiamo di ess-"
La ragazza venne fermato da Stiles, che con tono dolce e sicuro, disse:
"Abbiamo tutto il tempo del mondo per fare ciò che vogliamo."
Lydia rimase in silenzio, e aprendo gli occhi, deglutì.
"Ci pensi mai, Stiles?"
"A cosa?"
"A quel giorno.
A quando tua madre ti morse. Il morso o ti uccide, o ti trasforma. Se non ti avesse trasformato?"
Stiles non rispose.
Il silenzio, in pochi secondi, divenne pesante.
"Non dovevo fare quella domanda..vero?"
Domandò infine Lydia, ma Stiles rispose appena dopo:
"Avremmo trovato un modo. Avrei trovato un modo."
Lydia si girò verso Stiles, ed entrambi si guardarono negli occhi.
A loro, bastava guardarsi negli occhi per comunicare.
Gli occhi di Stiles brillarono.
Brillarono senza che lui lo voleva.
"Tutto bene, Stiles?"
Domandò Lydia, portando una mano sul viso del ragazzo, sulla guancia.
Stiles sbatté più volte la palpebre come di istinto, e tornarono normali.
"Ho...ho fame.
Solo fame."
Disse girandosi noncurante della mano liscia e dolce della ragazza, poggiando i piedi sul parquet della camera.
Si alzò in piedi, e appena qualche passo dopo rivolto verso la porta della camera, barcollò velocemente fino al muro, come se avesse perso l'equilibrio.
Lydia al suo barcollo, si drizzò sul letto, guardandolo.
I capelli scompigliati le scendevano ai lati del viso, arruffati e disordinati. Il viso delicato e riposato veniva irradiato dalla tenue luce del sole delle prime ore del mattino. Le maniche del pigiama senza alcuna fantasia erano avvolte in dei risvoltini fino ai gomiti. Gli occhi attenti e impauriti della ragazza guardarono Stiles.
"Stiles?!"
Stiles respirava profondamente, con le mani protese contro il muro e lo sguardo basso, sotto le spalle.
"Cosa mi sta succedendo?"
Mormorò l'Alpha, affannato, con la voce pesante e affaticata.
Il suo corpo era come se pesasse quintali su quintali, e il respiro faticava ad uscire dalle sue labbra.
"Chiamo Scott."
Si affrettò a dire Lydia.
Stiles annuí con la testa, cercando di stabilizzare il respiro, cercando di recuperare il controllo.

Scott arrivò, spalancando la porta della camera di Stiles.
Stiles era sul letto, con le dita incrociate saldamente e i gomiti poggiati sulle ginocchia, mentre una di quest'ultime sussultava repertineamente su e giù.
"Cos'è successo?"
Domandò Scott, guardando Lydia, poi Stiles.
"Eravamo a letto, ci eravamo appena svegliati, e Stiles..è com-"
La risposta di Lydia venne infine conclusa da Stiles, con tono distaccato e basso.
"Come se avessi perso il controllo."
"Da quant'è che non perdi il controllo?"
Domandò Scott guardando il suo migliore amico.
La risposta di Stiles si sentì dopo qualche momento di silenzio, dopo qualche momento di..paura.
"Da quando Claudia se n'è andata."
Scott guardò Stiles negli occhi; chiudendo appena le palpebre e inclinando leggermente la testa, come per ragionare.
"Gli Argent l'hanno portata lontana da Beacon Hills. Nell'Est-Europa.
È strano."
Stiles non rispose, e abbassando lo sguardo verso il parquet, disse.
"È stata la stessa sensazione di quando ho un attacco di panico."
Lo sguardo di Stiles si alzò, guardando gli occhi del suo migliore amico, e in qualche istante il loro sguardo si intensificò.
"E i lupi mannari non soffrono di attacchi di panico."

I'm Not A HeroWhere stories live. Discover now