Emicrania.

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La melodia continuava ininterrottamente da oltre cinque minuti, diventando un'armonia intrisa di note macabre e terribilmente coordinate.
Deaton restava ad ascoltare fuori dalla stanza col viso chinato verso il pavimento. Lydia, tormentata da uno stato di terrore restava con gli occhi chiusi e le mani sulle orecchie, cercando di non pensare a cosa stesse passando la persona che più amava della sua vita in quel momento.
Alla voce della donna si aggiunse quella melodiosa e dolce di Kira, che rendeva il tutto più vivace, nonostante il momento orrificante.
Contro ogni aspettativa, dentro la stanza stava avvennendo qualcosa di imprevisto.
Stiles si alzò dal divano lentamente, come se fosse stato preso per la maglia ed alzato con forza, e Lydia, in contemporanea nell'altra stanza, fece calare le proprie mani dalle orecchie.
La melodia continuava, stavolta più forte e veloce, condotta dalla voce portante della donna Kitsune. Automaticamente il resto dei soggetti dentro la stanza seguì il suo modo di cantare, adeguandosi in pochi istanti.
Stiles si guardò attorno lentamente, squadrando con semplicità pietrificante tutte le figure che si trovavano nella stanza. Lo sguardo diventò più pesante su Lauren e Jackson, e quasi come un movimento spettrale, un sorriso sinistro gli si stampò sul viso quando chinò lo sguardo. D'un tratto perse l'equilibro, finendo per accasciarsi a terra di lato a Lauren, preso da movimenti incontrollati e veloci, quasi come se stesse lottando contro se stesso.
Portò le proprie mani sopra il petto, sulla maglia, tirandosi violentemente lembi di pelle come a volerli strappare.
Sentiva che stava per uscire qualcosa da dentro di lui, ma era troppo grande.
Insopportabile.
Insuperabile.
Incontrollabile.
Tirò un lamento fugace, mentre le dita cominciarono a provocare delle serie irritazioni sulla sua pelle, andandola a contattare sempre più profondamente.
Le vene attorno al suo collo divennero visibili a seguito di ulteriori grida sommesse e dolori insopportabili.
La filastrocca divenne talmente forte da opprimere anche le urla del ragazzo, rinchiudendole dentro le proprie inquietanti note.
La maglia arrivò a lacerarsi sotto le dita di Stiles, e per qualche secondo i suoi occhi brillarono di uno spettacolare e magnifico rosso splendente.
In quello stesso istante, anche quelli di Jackson brillarono, in risposta all'invisibile richiamo del proprio Alpha.
La speranza svanì quando tirando un altro urlo di dolore, Stiles poggiò di scatto le proprie mani verso il terreno.
Ansimando pesantemente e col viso bagnato da piccole gocce di sudore freddo, Stiles fissava ad occhi sbarrati il terreno non potendo più sopportare ciò che era dentro di lui. Quella melodia gli parve l'inferno.
Con le labbra schiuse, l'ansimo diventava sempre più distorto, e tutto il corpo cominciava a venire lentamente avvolto da un velo di nebbia scuro, nerastro.
La sua nebbia.
Tutti nella stanza cambiarono posizione, avvicinandosi di più al Void, accerchiandolo.
"Incubi..."
Sussurrò Lydia, con lo sguardo perso rivolto verso il pavimento semplice dall'altra stanza.
"Troppi incubi.."
Continuò, girando poi lo sguardo verso Deaton. Le labbra tremolanti, gli occhi leggermente lucidi.
"Dobbiamo svegliarci..."
Concluse la ragazza dai capelli ramati, i quali erano scompigliati e lasciati andare dietro le spalle, conseguenza della sua poca accortezza, e ciò stava a significare quanto tutto quello stesse diventando imprevedibile anche per una banshee. Le labbra secche e screpolate, mentre delle leggere occhiaie le contornavano le palpebre.
Deaton accigliò, guardando meglio negli occhi la ragazza.
"Cosa intendi, Lydia?"
Domandò mormorando con fare attento, quasi quanto fosse interiormente spaventato da quelle parole.
La ragazza non rispose, limitandosi ad abbassare di nuovo lo sguardo verso il pavimento, portandosi una mano sulla bocca.
Le voci stavano cominciando ad urlare dentro di lei.
Frasi senza senso, grida atroci, parole non connesse tra di loro, urla angoscianti.
Tutto si mischiò nella mente della ragazza.
"Lydia."
Chiamò Deaton, avvicinandosi con un passo verso di lei.
Isaac prese Allison per un fianco, avvicinandola di più a se. Quest'ultima accorgendosene represse un timido sorriso, chinando leggermente lo sguardo, lasciandosi prendere dalla presa rassicurante e salda di Isaac. Il ragazzo strinse leggermente la presa, studiando l'espressione facciale che Lydia stava lentamente assumendo.
Era come se la banshee stesse guardando un film dell'orrore, ed una scena ai limiti dello splatter le si stesse presentando davanti.
La melodia nella camera accanto finì.
La mente di Lydia si spense per qualche istante.
Stiles rimase immobile sotto la nebbia nera per pochi momenti.
In quel momento Deaton si ricordò troppo tardi che la banshee stesse fino a quel momento ascoltando quella musichetta.
La presa di Isaac al fianco di Allison aumentò ulteriormente, come per paura che la ragazza si potesse staccare da lui.
Un grido dirompente distrusse la barriera mentale della banshee, piene di urla macabre, propagandosi in tutta la camera come un proiettile impazzito facendosi automaticamente eco, diventando assordante. D'istinto tutti si portarono le mani sulle orecchie, ma l'urlo della banshee riuscì ad entrare anche attraverso le loro mani, rompendo ogni barriera sonora che ci fosse nel raggio di una ventina di metri al di fuori dell'abitazione.
Lauren, Kira e Jackson girarono lo sguardo verso la porta che dava fuori dalla stanza; gli Oni si allertarono, e Stiles davanti ai loro piedi, strinse talmente tanto le dita sopra il pavimento che era possibile vedere le falangi fare sempre più pressione.
Come alla risposta del grido della banshee, si smaterializzò sotto gli occhi degli Oni, mancando così ad un fendente letale di uno tra essi.
Ricomparendo poco dopo di fianco alla ragazza dai capelli biondo fragola con il proprio sorriso agghiacciante, fissò il druido difronte a lui.
"Presto."
Sussurrò, quasi mormorando.
Quelle parole erano proiettili in pieno petto per Deaton, che deglutendo lo guardava in preda al terrore.
Non riusciva a distogliere lo sguardo dai suoi occhi. Erano terribilmente magnetici, in grado di avvolgere uno stato di completa oppressione.
La banshee richiuse le labbra, ottenendo un'espressione completamente vuota.
La leggera e densa nebbia ancora avvolgeva le dita del Nogitsune le quali con un movimento veloce, andarono a contattare un polso della ragazza avvolgendolo in poco completamente, stringendolo in una morsa stretta.
Ma in quel momento, la porta dove il rituale si stava compiendo, si spalancò, e con una mano sulla maniglia, Jackson ansimava. I suoi occhi brillavano furiosi, e con le labbra socchiuse respirava a fatica.
"Io lo so che ci sei."
Mormorò il ragazzo, e poco dopo un ruggito esplose dalle sue labbra, dirigendosi forte come un camion verso Stiles.
Quest'ultimo socchiuse leggermente gli occhi, indietraggiando di qualche passo per non perdere l'equilibrio.
Allison ed Isaac evacuarono dalla casa, chiudendosi la porta alle spalle velocemente. Scesero le scale, ed Allison dopo poco rallentò, per poi infine fermarsi, notando il passo insicuro di Isaac.
"Isaac?"
Chiamò Allison, mentre il ruggito continuava a farsi eco dentro la casa, divampando così anche all'esterno. Isaac percorse l'ultimo gradino, e barcollante si chinò sulle gambe, poggiando le proprie mani sulle ginocchia. Allison allarmata gli si avvicinó velocemente, studiando da lontano cosa potesse avere. Gli poggiò una mano sulla fronte per potergli alzare lo sguardo, ma subito dopo la tolse.
"Stai sudando freddo."
Commentò la cacciatrice, deglutendo silenziosamente.
Ad occhi chiusi, Isaac si teneva sulle gambe cercando di regolarizzare il respiro, che forte gli usciva dalla trachea.
Deaton invece da dentro la casa approfittò del momento di confusione del Nogitsune per prendere Lydia da un braccio, avvicinandola velocemente a se.
Le labbra di Jackson si chiusero nuovamente, ma i suoi occhi restarono illuminati.
Se doveva riottenere il proprio amico con tutte le armi di cui disponeva, lo avrebbe fatto. Velocemente si avvicinó a Stiles, prendendolo poi subito dopo per le braccia, scaraventandolo contro il muro.
La porta della stanza rimase aperta, e gli occhi di Deaton andarono a contattare quelli di Lauren, che spaesata cercava di fretta un rimedio per ciò che stava accadendo.
Gli Oni giacevano dietro la donna, e Kira sembrava essere preda ad un forte mal di testa. Le sue mani andarono a contattare il cornicione del divano, per trattenersi e per non perdere l'equilibrio, facendo così cadere la katana delle proprie mani per il forte giramento di testa, ma delle fitte continue e dolorose continuavano ad affliggerle la testa.
Un forte ringhio però proveniva dalla destra di Deaton. Jackson teneva premuto contro il muro Stiles, che fissava negli occhi il ragazzo che aveva difronte, mettendo tutta la forza possibile nelle braccia cercando di trovare una via di fuga usando la propria forza.
A passo svelto Deaton entrò nella stanza, portando con sé la banshee.
"Tienila al sicuro, Laur-"
Non potendo neanche finire di parlare, Deaton si sentì mancare il fiato, per una forte ed imponente fitta alla mente. Come se gli fosse venuta un'emicrania talmente improvvisa e violenta da poterlo uccidere da un momento all'altro.
Tirando un leggero gemito si accasciò contro un muro poco distante da lui, premendosi le mani sulle tempie.
Lydia rimase immobile, a fissare Lauren.
Con passo lento e preciso, comandata dai propri istinti e dal proprio conscio, Lydia le si avvicinó. Dietro di lei stava accadendo l'inferno, ma era come se in quel momento non le importasse.
Tutti stavano soffrendo in quell'istante.
Tranne quella donna.
"Cosa c'è, Lydia?"
Domandò Lauren, guardandola.
"Tu non sei...reale.."
Disse Lydia chinando leggermente il viso verso una spalla, socchiudendo leggermente le palpebre.
La donna si limitò a sorridere, accennando a girare il viso.
La banshee con un movimento talmente veloce quanto forte le prese un braccio, stringendo le dita attorno ad esso.
Attirò con successo la sua attenzione, e le due si guardarono negli occhi.
Ora tutto.
Era molto più chiaro.

"Peter."
Disse Scott dal fondo delle scale, facendo un passo indietro.
"Il Vero Alpha."
Esordì l'uomo dalla cima, imitando un movimento bizzarro con le mani scuotendole a mezz'aria, riproducendo un tremolio.
"Cosa vuoi, Peter?"
Domandò Scott, pensando banalmente che fosse semplicemente tornato.
"Volevo salutarti, Scott."
Rispose l'uomo con improvvisa serietà, cominciando a scendere lentamente le scale con andare facile e calmo, ma che lasciava soltanto intendere pericolo e terrore.
Ogni passo che l'uomo effettuava, Scott retrocedeva, mettendosi sempre più in allerta.
"Da quanto sei tornato?"
Domandò velocemente Scott, trascurandogli però il fatto che ormai, non era più il Vero Alpha.
I suoi poteri erano scomparsi con una parte di sé stesso, in quella foresta, vicino al Nemeton, morente, steso per terra in una pozza del suo stesso sangue.
L'uomo non rispose alla sua domanda, limitandosi a ghignare.
Una scarica di brividi si piombò dietro la schiena del ragazzo, spargendosi e perdendosi di valore in tutto il resto del corpo, facendosi sostituire da una forza inarrestabile e fluida condotta dalla rabbia verso quell'uomo.
"Cosa vuoi, Peter."
Ripeté Scott, stringendo le mani in due forti pugni, cercando di trattenere la rabbia dentro di lui.
"Ciò che non ho ottenuto l'ultima volta."
Rispose dopo qualche secondo l'uomo, alzando lo sguardo e sorpassando poco dopo l'ultimo scalino.
Scott si girò seguendo il proprio istinto di aprire la porta e tornare dal resto degli amici, ma al contatto della maniglia la porta risultava chiusa a chiave, e della chiave non c'era alcuna traccia.
Si girò nuovamente e si trovò l'uomo difronte agli occhi, nella forma più mostruosa che potesse aver mai visto.
Il viso completamente avvolto dalla forma licantropa. I suoi occhi elettrici splendevano freddi. Una sua mano andò a contattare il collo di Scott, incatenandolo al muro con forza sproporzionata.
La forza imposta dal lupo mannaro prese alla sprovvista Scott, che a denti stretti sentiva il fiato mancare ai polmoni. Mise le proprie mani attorno al braccio dell'uomo; una sul polso, il quale stringeva con maggior forza per potersi staccare, e l'altra sul braccio, sul quale faceva forza con le proprie dita sulla sua vena principale, attuando una forza tale che se avesse avuto gli artigli, lo avrebbe perforato fino all'osso.
Era chiaro ciò che voleva Peter.
Voleva i suoi poteri da Alpha.
Ma Scott non era più un Alpha.
A denti stretti con tutta la forza che Scott avesse, cercava di liberarsi dalle grinfie di Peter, ma non riuscendoci, si lasciò al proprio istinto, scatenandosi.
A denti stretti cominciò a ringhiare sommessamente, e attuando sempre più pressione sul suo braccio sentiva il lupo dentro di sé salire sempre più a galla, strappando tutte le sue insicurezze e paure per poter ruggire ed ululare forza e violenza da ogni dove.
Peter dopo qualche secondo sembrava in grave difficoltà, e abbassando lo sguardo dagli occhi alla mano con la quale teneva il ragazzo incatenato al muro, strinse i denti. Sentiva Scott attuare sempre più forza..troppa forza.
Con uno scatto potente Scott riuscì a staccare Peter dalla sua grinfia, e scaraventandolo lontano lo fece scontrare contro il muro adiacente alla cucina.
Ansimando leggermente Scott si messaggiò delicatamente il collo, sentendo nuovamente i polmoni riempirsi di aria fresca, e con passo preciso ma non troppo svelto si allontanava leggermente dall'uomo, compiendo una mezza luna, studiando tutti i suoi movimenti per un eventuale attacco.
"Peter, ti stai sbagliando."
Mormorò leggermente affannato Scott, tenendosi il collo con una mano, mentre l'uomo accasciato contro il muro, lentamente riassumeva la propria forma eretta.
Una volta ricomposto fece girare la testa attorno alle spalle con un movimento circolatorio, facendo così schioccare tutte le ossa del collo.
"Non sono più un Alpha."
Terminò il ragazzo, sperando che l'uomo si fosse fermato.
Sperando che avesse capito.
Ora che non era più un Alpha, le proprie forze per fermare Peter, erano pressoché poche.
Un leggero ridacchiare si elevò dalle labbra dell'uomo, il quale alzando lo sguardo fissò negli occhi Scott. Schierò le proprie braccia lungo i fianchi, le dita della mano aperte in tutta la loro forza, e gli artigli che risuonavano dalla voglia di lacerare carne.
In poco, Scott capì.
Gli occhi di quest'ultimo si accesero, scintillando così di un fantastico color oro.
Gli artigli dalle estremità delle sue dita iniziarono a crescere, e il lupo dentro di lui cominciava a scodinzolare agitato, mentre le zampe affondavano potenti dentro di lui.
Peter non voleva i suoi poteri da Alpha.
Voleva la sua morte.

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