Vecchie conoscenze.

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Il motocross di Scott si spense non appena una delle sue ruote non varcó la proprietà della clinica veterinaria, e non pensò due volte dal scendere al volo dal motoveicolo.
Scott corse verso l'entrata, cercando di salvare in qualunque modo Deaton, mentre la sua moto emetteva un tonfo rumoroso e strisciato.
Scott, non curante delle conseguenze che potesse avere la moto per la caduta, spalancó la porta della clinica.
Dopo poco la macchina di Allison parcheggiò ad appena qualche metro dall'entrata della clinica, mentre Jackson invece arrivò con la sua Porsche dopo Allison, parcheggiando velocemente, non
preoccupandosi su come posizionasse l'auto.
Allison, Kira, Isaac e Jackson scesero in contemporanea dalle loro auto, e corsero il più in fretta possibile dietro Scott.
Quest'ultimo era entrato dentro la clinica, e non trovando il dottore, decise di dirigersi verso la sala operatoria.
Mentre il capobranco si avvicinava alla sala, udiva una voce femminile parlare, presumibilmente l'ascoltatore era Deaton.
Scott aprì la porta, e per qualche istante rimase paralizzato da cima a fondo.
"Dove sei stata per tutto questo tempo?"
Esordì in tono esaltato ma spensierato Deaton, mentre con una mano era poggiato sul davanzale della sala.
Quando la porta si aprì del tutto, Deaton tolse la mano dal davanzale, girando lo sguardo verso Scott.
La bocca della donna stava per aprirsi per rispondere alla domanda del dottore, ma si richiuse poco dopo, guardando il ragazzo.
"Scott, lei è-"
Il dottore venne fermato da Scott, che aggiunse.
"La mia professoressa di Biologia."
La donna sorrise al ragazzo, e ridacchiando, rispose.
"Dicevo, Deaton, sono tornata dopo qualche anno a Beacon Hills perché mi mancava questa città."
La voce calma e sicura della donna irritava Scott, riconoscendo quella stessa voce nel ricordo dello studente.
Fuori dalla porta, Jackson, Isaac, Kira e Allison ascoltavano la discussione.
"Deaton, dobbiamo parlare."
Disse Scott, sviando l'argomento della donna.
"Di molte cose."
Poco dopo, Deaton intervenne.
"Lo so, Scott.
Lei è una kitsune, come Kira del resto."
A quell'affermazione, un colpo al petto di Scott lo fece riflettere profondamente.
Lei.
È stata lei ad aver provato ad uccidere il ragazzo.
Una donna alta pressocchè un metro e ottanta, capelli neri come la pece e gli occhi colorati di un attirante color verdognolo, contornato attorno alla pupilla di un leggero azzurro, mentre il resto del corpo della donna era provocante, in ogni suo aspetto, rendendola una kitsune fiera di sè.
"C-Cosa.."
Cercò di mormorare Scott, ma senza riuscirci a pieno, con un filo di voce.
Come poteva non essersene accorto prima?
"Non lo sapevi?"
Mormorò arricciando le sopracciglia Deaton, guardando Scott.
La donna si irrigidì appena.
"No. Ma ora si, grazie per la novità, Deaton."
Disse senza troppe esaltazioni Scott, con uno sguardo freddo e preciso verso la donna.
"Bene, passiamo alle presentazioni, dato che sento il resto del tuo branco dietro la porta."
Mormorò Deaton, mentre sospirava, sorridendo.

Pov Lauren:
Branco?
Di cosa sta parlando Deaton?
Oh, si. L'odore del ragazzo.
È..un Beta.
Ma cosa?!
Un Beta non può avere un branco.
Aspetta.
Non è un semplice Beta.
O almeno, non lo è stato per tanto.
Ma ora è un Beta.
Non capisco.
Stupidi lupi.
"Io sono Scott McCall."
Mormorò quel ragazzo, dalla muscolatura forte, mentre il suo tono così sicuro di sè mi rendeva per qualche momento insicura.
Di me stessa.
"Ma lo sai già bene, dato che sei la mia professoressa."
Ridacchio, ma poi la smetto subito dato il tono sicuro del ragazzo.
"Io sono Lauren.
Lauren Nadja.
E da come ti può aver detto Deaton, sono una kitsune.
Ma pensavo che te ne saresti accorto da solo, Scott."
Mormorai cercando di imitarlo, senza troppi problemi. Era davvero troppo bello vedere dei lupacchiotti arrabbiarsi.
Il suo battito si alterò per qualche istante, ma poi tornò normale.
Autocontrollo.
Non tutti i Beta possono farlo con questa facilità.
Dopo poco il ragazzo si spostò dalla porta, lasciando passare il resto del suo...branco.
Si presentarono uno dopo l'altro, ma ciò che mi colpì era la ragazza asiatica.
Una ragazza così minuta, piccola, poteva essere una kitsune?
Avrei dovuto testare le sue abilità.
Ciò che mi fece riflettere maggiormente era Jackson.
Un ragazzo che non mostrava tutto se stesso.
Forse apparteneva ad un altro branco, ma non capisco il senso o il motivo per cui fosse lì.
"Ora passiamo alle cose serie."
Mormorò Deaton, attirando la mia attenzione.
Non era mai stato così serio.
"Lauren, sai dell'esistenza del Nogitsune, vero?"
Un brivido di terrore mi percorse la schiena.
Non ci permettono neanche di pronunciare quel nome.
Il solo nome ci rende deboli.
Chaos.
Violenza.
Conflitto.
Dolore.
Troppe cose orribili si racchiudono in quell'essere.
"Si, si."
Mormorai cercando di riassiumere il mio solito tono, ma con la coda dell'occhio vidi il capobranco guardarmi con acidità.
Aveva sentito i miei battiti?
Oppure...no.
Non può averlo fatto.
Non può aver visto i ricordi dello studente.
No.

"Un nostro amico, un nostro membro del branco, è stato impossessato dal Nogitsune e ha rapito un'altra del nostro branco.
Una Banshee."
Disse Isaac, cercando di essere il più chiaro possibile.
Lauren ebbe un momento di paura, glielo si leggeva negli occhi.
"Ma..ma un Nog-"
La donna provava a parlarare, ma le labbra non glielo permettevano.
"Lauren, calma."
Mormorò Deaton, poggiando una sua grande mano sulla spalla sinistra della donna.
A quel tocco, Lauren esitò, ma poi, calmandosi appena, sospirò.
"Un Nogitsune può impossessarsi soltanto di..umani."
Alle parole della professoressa, Jakcson alzò lo sguardo, chiamatosi in causa.
"Dobbiamo salvare Stiles, okay?"
Il tono pieno di rabbia e irritazione di Jackson si fece largo nella stanza, mentre attorno le pupille un blu magnetico cominciava a prendere il controllo delle iridi.
"È la fuori, con Lydia, e dobbiamo salvarli.
Quel Nogitsune, o qualunque cosa sia, deve ritornare da dove è venuto, sennò ci penso io."
Mormorò Jackson deciso e preso dalla rabbia, ma d'un tratto, la stanza si fece gelida.
Lauren si guardò attorno, spaesata, mentre si riscaldava le braccia con le proprie mani, sfregandosele.
"Cosa succede?"
Mormorò quest'ultima, in cerca di risposte, il più in fretta possibile.
"Andate via.
Ora.
Tutti."
Mormorò velocemente Scott, girandosi verso il resto del branco, ma appena si girò, sulla soglia della porta, c'era Lydia.
Quest'ultima guardava con la testa inclinata verso una spalla gli occhi di tutti, mentre un sorriso macabro le si stampava sulle labbra.
Tutti i ragazzi indietreggiarono, ma Scott e Deaton rimasero fermi sul posto, mentre Lauren retrocedette soltanto di qualche passo.
"La Banshee.."
Sussurró Lauren, attirando l'attenzione di Lydia, che fece un passo avanti, oltrepassando la soglia della porta.
"Un'altra kitsune."
Mormorò senza troppi problemi Lydia, ridacchiando poco dopo.
"Sentito, Stiles?"
Aggiunse infine Lydia.
Un espressione di terrore puro comparve sul volto di Lauren.
Erano nella sua trappola.
Tutti loro.
Erano nella sua trappola.
La sua.
Dopo che Lydia avesse oltrepassato la soglia e aver mormorato quelle parole semplici quanto incisive, Stiles prese il posto della ragazza, posizionandosi sotto le ante della porta.
L'adolescente impossessato, alzò una mano in aria, e muovendo le dita lentamente come per salutare, sorrideva.
"Un'altra kitsune?
Non bastava già la ragazzina?"
Mormorò in tono macabro Stiles, girando lo sguardo fra la stanza.
D'un tratto, i suoi occhi caddero sul dottore.
"Ci rincontriamo, Deaton."
Disse Stiles, sorridendo.
Deaton si limitò ad annuire, senza mostrare emozioni.
Lauren era pietrificata.
Dovevano scappare.
Il più presto possibile.

I'm Not A HeroWhere stories live. Discover now