Ubiquità.

342 37 5
                                    

Paró un suo colpo con un fendente verso l'esterno diretto sulla sua mano, con la quale stava per sferrargli un'artigliata a pieno viso.
Ansimò leggermente.
Non osò pensare per quanto ancora dovesse lottare.
Per la vita di Stiles, per la propria vita.
Peter diresse nuovamente un colpo letale e violento, non più sul viso di Scott, ma verso l'addome. Il ragazzo con velocità gli prese il braccio, e con un calcio in pieno petto lo spinse via.
Provò a parlare, per fermare in qualunque modo l'uomo.
Quest'ultimo barcollò per poco più di un metro, rimettendosi in sesto in poco.
Sembrava che ad ogni colpo del ragazzo, lui diventasse più forte.
D'un tratto, l'uomo aprì le fauci.
I suoi denti.
I suoi canini.
Annunciavano inaudita violenza.
Un ringhio potente e sonoro si elevava dalla sua trachea, risuonando di terrore.
Scott rispose, e schierando le proprie braccia aperte lungo i suoi fianchi, schiuse le labbra, lasciando intravedere i propri canini, che nonostante non fossero più da Alpha, sprigionavano ugualmente una forza splendente.
"Soddisfare il tuo ego non ti darà ciò che vuoi, Peter."
Mormorò cupo Scott, che retrocesse di un passo quando vide l'uomo avanzare di velocità.
In poco se lo ritrovò davanti, e sfruttò la sua forza cinetica per scaraventarlo al suolo, prendendolo per una spalla mentre con l'altra un lembo di maglia sul fianco, compiendo un mezzo giro su se stesso.
Riuscì nel proprio intento, e guardando l'uomo giacere per terra, retrocedette, stupendosi di ciò che aveva appena fatto.

Un leggero lamento si mischiò al ringhio di Peter, che si rialzò barcollando appena, guardando il ragazzo a meno di un metro da lui nelle pupille.
C

i fu un contrasto nel loro contatto visivo.
Gli occhi di Peter, sgargianti di un malato blu, contro quelli di Scott, illuminati da un caloroso giallo.
Le parole del ragazzo non erano di alcun peso e significato per l'uomo, che sembrava man mano diventare sempre più inarrestabile, e Scott sentiva i propri tendini cominciare a non sopportare più tutta quella costanza.
Peter si scagliò contro di lui, e con un movimento deciso sferrò un sinistro verso il viso ed il destro verso il suo torace, il quale schivandone uno prese con una mano il braccio destro dell'uomo.
Velocemente gli prese anche l'altro, attuando pressione per farlo allontanare, o almeno così sperava.
La forza dell'uomo sembrò oltrepassare il confine licantropesco.
Non si mosse di un centimetro, usando invece la pressione di Scott come una forza contrastante e parallela, spingendolo verso il muro del soggiorno di casa Argent.
Ormai incatenato nella forza brutale di Peter, Scott represse un gemito di sforzo nella sua trachea, ma in quel momento qualcosa non quadrò.
L'udito di Scott si concentrò sul battito cardiaco dell'uomo.
Nessun battito.
Nonostante i due si guardassero negli occhi con una rabbia tale da spaventare chiunque, l'udito di Scott si concentrò sulla cassa toracica dell'uomo per qualche secondo.
La lotta di quel momento doveva far scatenare il battito cardiaco di chiunque, mentre quell'uomo era come se fosse morto. Il suo cuore non pulsava, non producendo così alcun battito.
La schiena di Scott contattò violentemente il muro del salotto, e schiudendo le labbra a denti stretti cercò in tutti i modi di allontanare l'uomo, che con un movimento potente e veloce andò a conficcare in modo crudo i propri artigli sotto al torace del ragazzo, scavando al proprio interno come una larva che trova il proprio rifugio nel terreno.
Gemette con tutto il dolore che quel colpo potesse aver inflitto.
Come se non fosse abbastanza, l'uomo estrasse gli artigli dalla pelle del ragazzo. Gli strinse il collo contro il muro con la mano opposta, e con gli artigli imbevuti di sangue andò a colpire nuovamente Scott, sotto la ferita profonda già provocata.
Un altro grido, quasi debole dalle forze che gli andavano a mancare, prese animo fra le sue labbra. Non era un semplice lupo mannaro, era un adolescente.
Un ragazzo sotto le grinfie di un uomo accecato da una furia omicida.
Il fiato gli mancò data la pressione dell'uomo sulla gola, mentre continuava ripetutamente a sferrargli colpì violenti e decisi contro il suo torso, diventando in poco un ammasso di pelle lacerata ed insanguinata, andando ad inumidire la maglia ormai strappata in più punti.
Il dolore era troppo, e la vita dagli occhi del ragazzo stava per dissolversi.
Il tono giallo pieno di essenza perdeva di colore, tornando in modo sbiadito del loro classico colore marroncino scuro.
L'uomo era troppo forte.
Il ragazzo troppo debole.
Il male che trionfa sul bene.
La paura che vince sulle speranze.
Sferrò un'ultima artigliata sul fianco del ragazzo, più potente, più decisa. Il cuore mancò qualche battito.
Per poco meno di un secondo, ci fu un silenzio glaciale.
L'affanno colmo di piacere dell'uomo nel vedere il ragazzo venire lentamente ucciso sotto le proprie grinfie si spense; la stanza s'inondò di un terrificante silenzio, le palpebre del ragazzo si chiusero, le forze lo abbandonarono, un ultimo respiro si mozzò nei suoi polmoni, le arterie smisero di spingere sangue nel suo corpo.
Tutto morì dentro il ragazzo.
Tranne l'istinto.

Nel momento in cui la banshee e la Kitsune si guardarono negli occhi, ci fu un momento unico.
La veggente della morte guardò la marmorea anima della messaggera del ghiaccio.
Ma c'era qualcosa in più in quest'ultima. Qualcosa di illusorio, qualcosa di talmente contorto da risultare criptico, in modo macabro.
Il sorriso della donna scomparve, rivelandosi in un ghigno.
"Si dice in Giappone che le lacrime delle Banshee siano sacre."
Sussurrò lento la donna avanzando di un passo verso Lydia, la quale retrocesse subito, togliendo immediatamente la mano dal suo braccio.
"Si dice che siano una sorta di messaggio, qualcosa di celestiale, ultra-terreno."
Continuò, mentre il suo tono diventava sempre più cupo, più compromesso.
"Si dice che siano più forti delle loro urla. Sono urla diluite in piccole gocce d'acqua, contenenti tutte le visioni, tutte le voci trattenute, talmente da non poter trovare sfogo, diventando così.."
Aggiunse, continuando col proprio passo lento verso la ragazza, introducendosi sempre più a fondo dentro la ragazza col proprio sguardo nobilmente seducente quanto terrificante.
"Lacrime."
Concluse, accennando poi una leggera risata malata, non smettendo di fissarla.
La donna portò una mano dietro la schiena, avvolgendo tutto il manico della propria arma bianca giapponese.
"Ma nessuno è mai riuscito a vedere una Banshee piangere, prima che arrivasse la morte a prenderlo.
Nessuno è mai riuscito a raccogliere le lacrime di una Banshee, prima che venisse portato nel buio oblìo della sua mente."
Lydia deglutì, retrocedendo ad ogni passo della donna.
La paura la stava prendendo.
Il terrore la stava assorbendo.
Appena la donna sfilò la katana dal suo manico spianandola difronte a se, gli occhi della Banshee si spalancarono.
Le dita le si irrigidirono.
Il respiro le si congelò nelle vie respiratorie.
I polsi della donna sul manico accompagnarono con un movimento determinato la lama verso la ragazza, ma non arrivò a nessuna conclusione.
L'arma le cadde dalle mani.

La Banshee gridò.
Per tutte le volte in cui si lasciò inghiottire dalla paura.
Per tutte le volte in cui le voci le assalirono la mente.
Per tutte le volte in cui si rese inutile.
Per tutte le volte in cui volle far qualcosa, senza riuscirci.
Per tutte le volte in cui sbagliò.
Per tutte le lacrime versate.
La Banshee gridò.
Gridò con la propria anima corrotta.
Gridò con tutte le voci dentro di lei, con tutte le urla dentro la sua mente.
Gridò, rompendo l'illusione che tutta quella malattia oscura e macabra potesse portare.

Le palpebre del ragazzo quasi morto si aprirono, spalancandosi in tutta la forza che l'istinto potesse provare.
Si sprigionò.
Le labbra si schiusero automaticamente, e la sua gola cominciò a tremare, mentre un ruggito furioso nei suoi meandri annientava tutte le sue insicurezze.
Le pupille scatenarono un intenso color rosso, colmo di tutte le sfumature che un colore perfetto possa avere.
Il ruggito esplose dalle sue fauci, facendo così staccare l'uomo dalla sua grinfia.
Il ruggito.
Fece tremare le fondamenta dell'abitazione, facendosi eco in tutte le camere, in tutti i corridoi, nel piano sotterraneo, nei due piani della casa, facendo tremare le ante delle finestre.
Il ruggito di un risveglio.
Il ruggito tanto atteso.

Il Nogitsune è ovunque.
Scorre gelido nella paura di tutti loro.
P

ossono le illusioni diventare più forti della realtà?

I'm Not A HeroWhere stories live. Discover now