Capitolo 38

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Kaleb girava lo zucchero col cucchiaino da almeno due minuti, senza mai allontanare lo sguardo dalla tazzina. Sta pensando a qualcosa. Da quando siamo arrivati le uniche parole che ha detto sono state quelle per ordinare. Che grande idea del cazzo venire.

"A cosa pensi?" chiedo a disagio.

"Io?" chiede riprendendosi.

"Sono qui con te. Di sicuro non ce l'ho con il signore seduto il quel tavolo lì."

Nasconde un sorriso, mi guarda e con aria malinconica finalmente parla: "Sinceramente non sapevo se chiedertelo, ma perché mi hai tradito con Harry?"

Mi paralizzo, come se avesse messo la sua mano contro la mia gola e stringesse. Sensi di colpa più il tradimento di Harry non hanno un buon risultato per il mio umore. Mi incupisco, non so come rispondere, mi sarei aspettata qualsiasi domanda ma non questa. Perché l'ho tradito? Perché con Harry? Come posso dirgli che l'ho fatto perchè amavo più Harry rispetto a lui? Oppure non c'è una reale motivazione, succede e basta. Anche per Harry é stato così? Amava Taylor più di quanto potesse amare me?

"Kaleb, io non l'ho fatto per ferirti..." ed è vero, non farei niente di male contro Kal. Mi ha sostenuto nei momenti più difficili e mi ha aiutato a superare qualsiasi ostacolo si presentasse. Tengo a Kaleb, ma non abbastanza da amarlo. Sono troppo presa da Harry, anche se voglio odiarlo... ma è complicato. Ha distrutto il mio orgoglio, ma con un semplice sorriso riesce a riparare tutto. Ed il nostro rapporto è sempre stato così: ci arrabbiamo nella stessa velocità con cui ci perdoniamo. Ma questa volta è diverso. Non è una lite fatta perchè non ha lavato i piatti, non è una lite fatta perché lascia sempre tutto in disordine, non è una lite fatta perché ha speso tutti i soldi per una cavolata. Si tratta di un tradimento che ha rovinato la mia autostima, la mia dignità, la mia fede in lui, il mio benessere psicofisico. Non riesco a perdonarlo. Forse è momentaneo. Dopotutto, Kaleb è qui.

"Vivian?" chiede sventolandomi una mano davanti. Mi ero persa nei miei pensieri, mi capita spesso ultimamente. "Mi stavi ascoltando?"

"No, scusa mi ero persa."

"Ho notato."

"Uhm, forse tuo padre è arrivato." ci alziamo, paga lui anche contro la mia volontà e poi ci dirigiamo verso il ristorante.

"Comunque prima ho detto che non sono arrabbiato, ma ci sto male perchè da parte tua non ho visto nessun tentativo di ritorno" invece da Harry c'è, questo significa che fa la differenza "come se non ti toccasse. Avevi ed hai solo Harry nei tuoi pensieri. E non posso dartene una colpa." Entriamo, alcuni camerieri stanno già sistemando tutto prima che apra il ristorante. I cuochi stanno preparando gli utensili e ad altre cose in cucina.

"Mi dispiace, ma non voglio che tu pensi che non mi importi di te."

"Ma infondo è così." fa una breve pausa "vorrei che tu possa riuscire a capire come mi senta." mi guarda e vorrei tanto dirgli che lo so benissimo.

"È strana per me... questa situazione."

"Semplicemente facciamo come se non fosse successo niente, come se noi due non fossimo mai stati fidanzati. Ora tu lavorerai qui quindi..."

"Certo, va bene." annuisco "sono perfettamente d'accordo."

"Lancaster!" esclama il signor. Moore alle nostre spalle "nel mio ufficio" dice indicando la porta con un cenno di testa.

"Okay." scatto sull'attenti. Guardo Kaleb e non so come salutarlo.

"Adesso." mi richiama il capo.

"Io... vado." sussurro a Kaleb girando i tacchi e seguendo suo padre nell'ufficio.

"Lancaster, bentornata." esclama il signor. Moore sedendosi nella sua poltrona. "Ci saranno dei piccoli cambiamenti... ma niente di preoccupante. Lavorerai di più, meno ferie, i permessi ti permetterò i minimi e indispensabili. Firma qui, qui ed anche nell'ultima pagina." mi passa i documenti.

Kismet • Harry StylesWhere stories live. Discover now