So, diary, I'll confide in you (parte 4)

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Lui sembrò rifletterci su: l'idea non lo stuzzicava particolarmente, anche perché la colazione avrebbe tolto considerevole tempo a qualche altro tipo di attività più interessante.

«Mmh...» borbottò, poco convinto. «Non sono neanche sicuro di avere cose commestibili in frigo.»

La ragazza arricciò il naso. «Scusa ma che volevi mangiare, ieri sera?»

«Il mio sesto senso sapeva che saresti venuta a salvarmi dalla mia miseria.» scherzò, in risposta, dandole un pizzicotto sul fianco.

Lei strillò, esattamente nel modo che lui avrebbe definito "da ragazzina", come lo furono le sue risatine successive, eppure già sapeva che non c'era niente che avrebbe amato di più sentire di prima mattina.

La sua routine era sempre stata quella di svegliarsi da solo: era sempre andato via tutte le volte che si era trovato a intrattenere una ragazza, solo per evitare il risveglio di fianco a qualcuno che non sapeva chi fosse. Non poteva dire di conoscere benissimo Elena, sebbene a volte gli fosse così facile starle accanto da sembrare che si conoscessero da sempre, ma svegliarsi con lei aveva qualcosa di... strano, perfino quando non si erano svegliati per niente perché avevano passato la notte a fare altro che dormire.

Se l'avesse detto a lei, di sicuro avrebbe sperato fosse strano "nel senso buono", e naturalmente lo era.

Avrebbe solo voluto non doversi alzare da quel letto e affrontare quei problemi che, di sicuro, avrebbero trovato fuori da quella porta. Solo dopo si sarebbe permesso di trovare dell'ironia in quel pensiero, ma per il momento, era troppo occupato a godersi la ragazzina tra le sue braccia.

Era quasi spaventoso il pensiero di non poter più essere in grado di fare a meno di lei, per quanto ci avesse provato durante quei sette giorni, o anche solo pensato di poterlo fare. Alla fine, aveva pensato così tanto che si era solamente confuso di più nei suoi riguardi.

Tutto quello che sapeva per certo era che, se anche non ne aveva davvero un motivo, ma anzi aveva tutti i motivi per non esserlo, era felice per il semplice fatto di essere con lei.

«Sei silenzioso.» notò Elena, che lo stava già guardando da un po'. Il solletico era finito fin troppo presto ed era sfociato in un silenzio che lei non era riuscita a spiegarsi, anche se non era necessariamente teso.

«Stavo pensando.» fu la risposta criptica di lui, che sapeva bene di stare stimolando soltanto la sua curiosità al riguardo.

Quella tragica, naturalmente, infatti i suoi occhi si erano già accesi di preoccupazione, perché lei non ne poteva fare a meno, e di questo Damon avrebbe dovuto rendersi conto prima, molto prima di darle, anche se non se ne era accorto, un peso troppo grande da sopportare e un segreto che non sarebbe stata mai capace di mantenere.

«A quanto sei carina.» aggiunse, con un leggero sorriso, prima che lei potesse affliggersi inutilmente.

Le accarezzò i capelli, senza poter fare a meno di ritornare a ragionare sulla sera prima, a quanto fosse stato ingenuo a pensare che il problema di sua madre non sarebbe mai venuto fuori, finché avesse deciso di nasconderlo, a quanto avesse mal giudicato il rapporto che c'era tra Stefan ed Elena, e a quanto avesse potuto, quella lontananza che lui le aveva chiesto, farla soffrire, farli soffrire entrambi.

L'aveva raggiunta solo dopo aver parlato con lui, non era stato più arrabbiato con lei di quanto fosse stato con se stesso. Sapeva anche da solo che era giusto suo fratello sapesse, eppure aveva lo stesso voluto tentare di risparmiargli quella sofferenza dentro cui lui stesso stava cercando di raccapezzarsi, senza successo, e quindi aveva riversato gran parte della sua frustrazione su Elena, e un po' si era anche sentito tradito, in effetti.

Dear Diary - The Vampire DiariesWo Geschichten leben. Entdecke jetzt