Capitolo 46 - I

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Genio camminava un passo dietro Martin e Ludovica, e si guardava intorno mentre con loro si avviava verso l'aula Ferrari. Aveva intravisto Marika verso l'area del bar, ma poi si erano divisi. Lui l'aveva lasciata andare con la Zorba, che la trascinava verso in bagno per gli ultimi ritocchi al piano che avevano elaborato insieme. Ludovica non parlava d'altro, e Genio montava su tutte le furie ad ogni istante maggiormente.
Muovendosi lungo il corridoio al primo piano, Martin guardava le mattonelle che ad ogni passo oltrepassava, in un conto alla rovescia che non lasciava scampo alla sua mente di dover mettere bene a fuoco che da lì a pochi istanti avrebbe rivisto Gaeta. Non sapeva se doversi fermare immobile o accelerare, o solo sperare di trovarsi in un altro luogo. Intanto camminando, costeggiando le porte degli studi dei docenti, arrivarono all'altezza di quella di Gaeta, e dalla trasparenza del vetro smerigliato e per il fatto che la luce fosse spenta, a Martin sembrò vuota. Senza aver chiaro nulla nella mente e nel cuore, dopo ore ed ore di ragionamenti totalmente saltati in aria per il sol fatto di muoversi in quel corridoio verso l'aula, Martin procedeva tenendo Ludovica stretta forte a sé, camminava in sincrono con lei, scherzando e quasi ballando insieme ad ogni passo, ogni tanto esagerando molleggiandosi e facendo i cretini, quasi Martin volesse stordirsi dondolandosi per dimenticare dove stesse andando. Nel gioco della camminata in sincrono Ludovica scuoteva la testa facendogli arrivare addosso la massa dei capelli. Martin le diede un bacio sulla guancia, scostandole i capelli dal viso muovendo il suo verso di lei, fino a raggiungere la guancia libera dai ciuffi. La paura gli scoppiava nel cuore. Lo stomaco gli si accartocciava, e la pelle, che sentiva strofinarsi sotto la felpa ad ogni passo, quasi si spaccava nei punti in cui ancora sentiva vive le carezze di Gaeta, che si mischiavano all'allegria isterica che li stava spingendo verso l'aula Ferrari. Ma nonostante tutto, aveva deciso di non cedere alle sensazioni forti dei ricordi dei giorni precedenti, e cercava di mantenere il punto, ed intanto camminava traballando stretto al fianco di Ludovica, in una controdanza che aveva tutta l'aria di essere la sua espressione corporea al dolore che gli stava annebbiando la visuale del corridoio.
― Che dementi... sono al seguito di due dementi in calore...
Ludovica si voltò verso Genio e lo travolse con un sorriso che raccontava quanto fosse felice e sicura della sua camminata incerta abbracciata a Martin, al ragazzo che sentiva suo più del suo stesso corpo.
― ...sei dietro a due dementi per seguirne un'altra che, più che in calore, si è preparata per la... guerra di Troia!
― E basta con questa battuta! E' una troia, ma la amo per questo!!
Ludovica rise tornando a guardare in avanti, sorridendo ad un gruppetto di ragazzi che stavano incrociando in corridoio camminare in senso opposto.
― La ami?!
― Certo che la amo? Che dici, che la odio?
― Davvero nel tuo cuoricino in piena erezione c'è posto per l'amore?
Ludovica ridendo continuava ad ondeggiare urtando Martin mentre Martin, assente alla sua danza, si passò la mano libera fra i capelli quando, oltrepassando l'ultimo tratto del corridoio, gli comparvero d'avanti le porte spalancate dell'aula. La compostezza degli studenti già seduti che riusciva ad intravedere gli diede la certezza che già Gaeta fosse dentro. Tossì perdendo il fiato.
― Ma la vuoi smettere di coglionarmi per l'amore puro che nutro?
― Amore è un'altra cosa Genio.

― Ma la vuoi smettere di coglionarmi per l'amore puro che nutro?― Amore è un'altra cosa Genio

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