Capitolo 13 - III

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― Buongiorno a te, Genio.

― Allora dimmi... ti sei ripreso dalla serata... eroto-grata?

Martin rimase un attimo in silenzio, non aveva ancora deciso che posizione prendere con l'amico, se essere come al solito accondiscendente e permissivo, oppure chiarire una volta per tutte lo stato delle cose, anche se in fondo al cuore... che spasso. Non poteva liquidare Genio come niente fosse, nonostante tutte le buone intenzioni del mondo... Genio era Genio.
― Tutto bello e bellissimo, va bene ma, lo sai che dovremmo parlare?
― Ti giuro Martin tutta questa notte mi è rimasto duro che non riuscivo a dormire, che cazzo di storia!
― Genio, mi stai sentendo?
― Ma poi guarda, ci sono certe troie che basta che gli fai sentire l'odore del cazzo...
― ...ehm...Genio...
― Sì, sì, lo so che stai per dire... che l'odore del cazzo è sempre il tuo...
Martin era esausto, ma insieme rideva in silenzio e scuoteva la testa. Si lasciò cadere sullo sgabello e rimase ad ascoltarlo. L'unica possibilità di inserirsi nel discorso come al solito era quella di lasciare che Genio terminasse i suoi soliti monologhi deliranti fra erotismo e melodramma.
Infatti Genio continuò ad emettere versi solo a tratti articolati da parole di senso compiuto, fra grugniti e colpi secchi contro chissà quale malcapitata superficie.
Il delirio di Genio al telefono quasi lo portò ad un orgasmo verbale che lasciò Martin attonito ed in silenzio, finché alla fine Genio si rilassò, e dopo un colpo di tosse tornò a parlare con l'amico.
― Che fai stamattina?
― Non saprei... qualche idea?
― ...allora vedi che sei tu a consegnarmi ogni volta il timone?
― Che vuoi dire?
― Martin, che voglio dire! Che prima ti lamenti, e poi passi a me la palla su come organizzare la giornata. E' facile così fare la figura del bravo ragazzo!
E come dargli torto? Genio come al solito, se pur in balia del non senso, centrava il punto in pieno petto, quello di Martin.
― Non saprei, non saprei, non saprei. Saprai almeno che con me ti diverti, e che non ti divertiresti affatto a seguire il vecchio paralitico che ti vive dentro!!
― Fare gli adulti per cinque minuti continuati? Genio, fra pochi giorni si chiudono le iscrizioni, non so se ricordi...
― Martin!! Sembri un vecchio! Cazzo!! Parli come mio nonno quando mi tira le palle a terra!
Genio ricominciò a sproloquiare su questioni generazionali.
― Ma perché pensi che si debba essere o totalmente decerebrati o dei vecchi paralitici?
― Martin, è che qualche volta tu perdi di vista la figa! Ma secondo te, un vecchio paralitico...
― Va bè. Ci vediamo in saletta?
Martin tagliò corto la dissertazione che stava prendendo pieghe dalle profondità abissali.
― Va bè, tutti in saletta. Ma non finisce qui.
― E certo che non finisce, non abbiamo neanche iniziato.

Tre maggiore di dueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora