Capitolo 11 - III

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― Eh sì, ed è uscito... dispari.
La ragazza aveva infilato le mani sotto la sua felpa leggera e lo graffiava delicatamente sulla schiena e sui fianchi mentre Martin sorrideva sfoderandole la sua solita espressione di perfetta plastificazione del piacere intenso, ma fine a se stesso. Si morse il labbro nel sentire che lei le stava strofinando addosso tutto il proprio corpo, facendogli sentire contro il petto il volume del seno quasi come fosse stato un ingombro fra di loro.
― Quindi... è uscito dispari...
La ragazza rise, mostrando tre dita a Martin come prova del numero estratto a sorte e Martin ne chiuse uno fra le labbra per un istante.
― ...ma io... non ho niente contro i pari. Martin con uno sguardo di sbieco tagliò l'aria verso l'altra ragazza a cui Genio stava allargando la scollatura con una mano.
― Brutto porco, non puoi averci tutte e due!
Il tuono della ragazza contro Martin fu schiacciato da Genio che immediatamente intervenne a difendersi.
― Giusto Martin, vaffanculo, una a testa no?
Genio aveva gridato quell'ultima frase, che era parte dello stesso discorso che anche lui stava facendo sottovoce con la sorella che teneva stretta contro di sé, mentre le esplorava l'interno del reggiseno, e lei fingeva di lamentarsi.
― Tutte e due no, Genio, non si può. Ma una alla volta... si può fare, no? Che dici?
― ...se la regola vale per tutti... anche io non ho niente contro i dispari...
Genio rise, approvando la proposta, allungando una mano verso Martin e scagliandogli un pugno amichevole nello stomaco. Poi iniziò ad avviarsi in una direzione imprecisata verso gli alberi di un giardinetto, ed attraversò in diagonale lo spazio verde che avevano d'avanti.
Martin aveva poggiato in terra la sua ragazza e seguiva di pochi passi dietro l'amico che si addentrava in mezzo a dei cespugli poco illuminati.
― Genio, ma dove cazzo stiamo andando?
― Tu vienimi dietro, e vedrai che storia.
Gli occhi di Genio, che si era girato per un secondo a folgorare Martin in un lampo di geniale libidine, brillarono di luce propria nell'inquadrare Martin totalmente allo scuro del suo progetto.
Le due coppie lasciarono anche il piccolo giardino con nel mezzo gli scivoli per i bambini ed entrarono in un area recintata attraversando l'ingresso dove c'era un cancello rimasto aperto.
― Genio, ma sei sicuro che non ci stiamo infilando in qualche casino? Cos'è questo? Un ufficio pubblico? Dove cazzo ci stai portando?
― Tranquillo, siamo nello spiazzo di una scuola, a quest'ora non c'è nessuno.
Camminarono su un vialetto fino a raggiungere un edificio imponente rifinito con dei mattoni rossi, dalle ampie finestre disposte su tre piani.
― Genio che palle, ma che ci facciamo qui!! Troviamo un altro posto e passiamo in gloria la serata!
― Zitto, Martin, stai zitto e seguimi... dammi un attimo... ecco fatto. Eccoci arrivati.
Genio sorrideva mostrando con entrambe le mani il nulla innanzi a sé a Martin, che continuava incredulo ad assecondarlo, in nome di un amore per l'amico che molto spesso era messo a dura prova.
Tutti e quattro si erano fermati e Genio fissava Martin in attesa di un suo commento, che in realtà tardava a venire.
― Ma dico... non vedi niente?
Martin aveva davanti agli occhi i ciuffi biondo evanescente della ragazza dispari che gli era toccata a sorte, ed oltre a quello, notava solo l'edificio pesante di una scuola anonima ed abbastanza austera.
― Allora? Non noti niente, Martin?
Martin allontanò la ragazza per guardare meglio e dare un taglio al piagnisteo di Genio che li aveva portati a visitare un edificio chiuso e deserto in piena notte piuttosto che proporre una strategica ritirata verso la piscina di casa.
― Martin... cazzo Martin, sveglia!!! Torna fra noi Martin!! Le scale antincendio!! Cazzo, Martin, le scale antincendio!!
Martin era interdetto, come al solito Genio lo lasciava senza parole.
― Scusa Genio, che intenzioni hai? Vuoi dargli fuoco?
Le ragazze risero all'unisono, scambiandosi sguardi di intesa dai contenuti ovvi in qualche lingua dell'universo.
― Ma mi hai sentito prima quando ti parlavo delle scale metalliche?
― Si Genio, e qui ci sono scale metalliche, ma pensavo dicessi per dire...
― Dire... dire cosa, Martin? Cazzo!! Secondo te, ti avrei parlato di scale antincendio se non fosse stato fondamentale in questo momento???
Martin poggiò entrambe le mani sulle spalle dell'amico.
― E questo che c'entra con queste due fighe che ci stiamo portando dietro?
La ragazza accanto a lui lo guardò sorridendo, ma con una nota indecisa negli occhi che sembrò quasi farle intendere che la serata che le attendeva forse non sarebbe stata il massimo del romanticismo a lungo termine.
― Sveglia Martin!! Le ho fatte uscire senza mutandine! Ed adesso organizziamo una bella sfilata e noi ci accomodiamo sotto, ci stendiamo a terra ed assistiamo alla passerella in negativo.
― ...Genio... a parte il fatto che...
Ma rinunciò, stralunò gli occhi incredulo ed ammutolito, mentre le ragazze ridevano eccitate all'idea di camminare avanti ed indietro in trasparenza sulle griglie della prima rampa, sospesa a circa un metro da terra. Finché una non additò la struttura.
― Cazzo Genio, ci hai detto delle mutandine, ma con i tacchi? Abbiamo i tacchi! Non ci hai detto che avremmo dovuto camminare su delle grate!
― Galline senza via di fuga... non avete mai visto neanche voi una scala antincendio? Vi devo dire io che è tutta traforata?

Tre maggiore di dueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora