Capitolo 13 - VI

782 110 8
                                    

Genio aveva tirato fuori chissà da dove due bottigliette di liquore da mini bar, e si era sistemato steso lungo a terra, con le ginocchia un po' piegate per rimanere tutto sotto. Una ragazza gli si era seduta a cavalcioni su una gamba, accosciata su di lui e piegata in avanti, un'altra gli premeva il culo su una guancia e l'altra gli stava covando le scarpe da ginnastica, puntellata con il gomito sull'asfalto fra le sue gambe. Era quella che si era affacciata ad invitare Martin nell'improvvisato privè.
Ma Martin era rimasto a guardare il tavolo della merce che continuava a tremare visibilmente, percorso da strattoni e strani sussulti. Le ragazze fra le risate ogni tanto strillavano più forte e quasi a Martin sembrava di vedere le manate di Genio ben assestate su di loro.
Genio era riuscito ad infilare le mani sotto le magliette e le ragazze si stavano lasciando palpeggiare senza che Genio potesse capire chi stesse palpeggiando. Una di loro non aveva il reggiseno, ed a Genio sembrò un caldo regalo caduto dal cielo, poter giocare con i suoi capezzoli fra le dita, senza neanche capire bene quale fosse il suo viso. Solo risate, gridolini, strofinamenti alla cieca e Genio che riusciva a governarle tutte insieme steso a terra sotto di loro.
Martin era ancora in piedi a guardare il bancone sobbalzare. Era rimasto sovrappensiero. Tutta quella scena, da quando era arrivato nella piazza del mercato gli sembrava chiusa in una bolla senza suono, a cui quasi non stava partecipando. Il suo corpo non era là con lui. Forse in un altro momento si sarebbe lasciato trascinare sotto la tenda, ci si sarebbe tuffato a pesce e si sarebbe divertito insieme a lui. Forse lo avrebbe fatto fino alla sera prima. Ma quella mattina si era alzato con in mente il pensiero di parlare, di capire cosa stesse succedendo, di vedere come si potesse organizzare la vita fra di loro nel prossimo futuro, ed invece si trovava ad assistere all'ennesima performance fuori controllo, con Genio che pomiciava alla cieca sotto un bancone del mercato delle pulci con tre perfette estranee sfuggite al cerbero al comando dell'escursione di una gita scolastica.
Mentre ragionava perplesso, uno spintone lo sorprese alle spalle e lo costrinse ad allontanarsi dal bancone. Una donna corpulenta era seguita da un tizio magro e da un gruppetto di ragazzi che sembravano festeggiare qualcosa intorno a loro. Avevano gli zaini e sembravano incitarla alla rissa. La donna si abbassò sulle ginocchia ed a fatica iniziò ad urlare.
― Venite subito fuori da lì sotto, miseria ladra!
D'un colpo il bancone smise di tremare e cadde in un silenzio senza fine.
Anche l'uomo che era con lei si piegò in avanti spalancando il sipario blu notte. La luce viva entrò sotto il piano su cui era esposta la merce, e la prima cosa che da fuori si vide furono gli occhi sbarrati di Genio, accovacciato in mezzo alle tre ragazze, con la morte che gli correva in faccia.
Martin non poteva non ridere, come anche i compagni di scuola delle tre ragazze che avevano seguito i due professori nell'operazione di recupero. Certo era che nessuno di loro si aspettava di trovare con le tre pecorelle vagabonde e spettinate un caprone navigato come Genio.
Il professore si inginocchiò per raggiungere le ragazze che si appiattivano contro il fondo del micro monolocale, fino a che decisero di uscire spontaneamente dall'altra parte. Nel mercato scoppiò il finimondo, tutti i ragazzi ridevano e si tiravano merendine e bottigliette d'acqua semi vuote, i professori gridavano ed a grandi gesti cercavano di convogliare gli studenti in un unica direzione. La confusione stava iniziando ad attirare l'attenzione di un poliziotto che poco distante sorseggiava un caffè. Martin allungando verso Genio una mano, fece giusto in tempo a tirarlo fuori, ancora impietrito sull'asfalto.
Le loro braccia si intrecciarono saldamente, Martin lo tirò in piedi verso di sé con forza, e Genio sbattendogli contro lo fece barcollare all'indietro.
― Cazzo Genio, ma è possibile che l'impossibile succeda solo a te?
Genio camminava a passo spedito seguendo l'amico che aveva alzato sul viso l'orlo della maglietta e gli parlava di sbieco.
― ...però Martin... dovevi esserci là sotto... che tette... che culi!!
― Che zoccole Genio! E poi...erano davvero ragazzine!
Avevano rallentato il passo, e Martin con le mani in tasca era sempre più convinto della necessità di prendere una decisione.
Ma nel frattempo, coperto dalla stoffa, rideva.


Tre maggiore di dueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora