Capitolo 25 - III

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Martin lo spinse dentro ridendo, accendendo la luce e mostrandogli l'interno della casa che quasi Genio non ricordava più.
Il rumore che fecero nella stanza dell'ingresso attirò l'attenzione di Ludovica, che timidamente si affacciò solo con la testa fuori dalla stanza di Martin.
― Ah, siete tornati?
Martin gli andò incontro, fermandosi giusto ad un millimetro da lei, guardandola dritta dentro gli occhi. Le diede un bacio leggerissimo sulle labbra e Ludovica sentì tutta a sua bocca schiacciata dalla massa morbida delle labbra di Martin. I suoi occhi le entravano nei pensieri. Martin aveva ancora i capelli un po' bagnati, che sfiorarono il collo di Ludovica. Un brivido forte la percorse, seguito dall'ondata del profumo di Martin che ancora sapeva di doccia.
Martin le prese una mano, e stava per dirle qualcosa, o almeno avrebbe voluto, quando Genio tossendo annunciò che si sarebbe andato a collassare nel letto. Anche se in realtà decise di fare prima una puntata in cucina.
Martin seguì Ludovica nuovamente in camera.
― E' tardissimo, domani ho lezione.
Ludovica sembrava allarmata, ma in realtà tornò su letto con un salto ed atterrando già stesa e pronta per una bella dormita.
Martin la raggiunse, anche lui era stanchissimo. Aveva sulle spalle tutta la lunga giornata appena trascorsa, compreso il viaggio in auto da Firenze.
Le si stese accanto e la strinse fa le braccia, cercando con lei una posizione comoda per dormire, anche per se stesso ed i suoi pensieri.
― Che lezione hai domani?
Martin sbadigliava respirando l'aria fra i suoi capelli.
― In questi giorni penso che cominceranno un po' tutte. Fra qualche giorno partono gli incontri con Gaeta, il professore di Letteratura.
― Che cazzo di nome.
Martin era sul punto di addormentarsi e la risata di Ludovica lo svegliò solo di poco.
― Ma prima delle sue lezioni probabilmente inizieranno quelle di Storia dell'Arte Medievale, del Professor Frisenda.
― Frisenda... nome da merendina...
Martin borbottava brevi commenti nel dormiveglia, non era neanche sicuro di capire veramente il senso delle frasi di Ludovica mentre Ludovica rideva sollevando le gambe a turno.
― Come fanno un po' tutti ogni anno, prima delle lezioni vere e proprie presentano a grandi linee il corso, gli argomenti di quest'anno, cose così.
― In che senso?
― C'è chi raccoglie i nomi di chi frequenterà, chi ci divide in gruppi, per esempio l'anno scorso Frisenda...
― ...la merendina.
― Frisenda ci organizzò in gruppi per delle tesine... cose così, insomma, ma io poi non lo frequentai.
Martin stava quasi per addormentarsi.
― Ma lo sai che potresti seguire alcuni miei corsi? Non sarebbe bello?
― Bellissimo.
― Dai, Martin, non mi stai ascoltando!
Martin si sollevò un po' verso di lei, con il viso abbastanza impastato dal sonno.
― No, che dici?! Mi stai chiedendo di andare a lezione insieme. Tipo...domani.
― Eh, insomma. Più o meno. Domani comincia Frisenda. Ci andiamo insieme? Hai già presentato il piano degli esami? Potresti inserire anche Frisenda, o Gaeta, dai Martin, almeno uno.
― Sì, consideralo già fatto.
Ludovica rimase in silenzio un po', mentre Martin sorrideva e si stringeva a lei sistemandosi meglio.
― E poi? Dai Ludo, continua a parlarmi delle lezioni.
A Martin sembrava davvero rilassante ascoltare la sua voce calma che chiacchierava nel suo dormiveglia. Era come se i suoi sogni prendessero suono, ed il ritmo pacato dei suoi racconti era quasi una ninna nanna inattesa, che stava scoprendo con lei alle prime luci dell'alba.
Ludovica iniziò ad accarezzargli i capelli e le spalle, sfiorandogli il collo con la punta delle dita. Martin sospirò completamente rapito dalla sua dolcezza, e seppur ormai quasi sprofondato nel sonno più profondo, ad occhi chiusi sentì chiaramente sulla pelle i segni di un piacere fisico totale. Ma oramai si era addormentato, non era più accanto a lei coscientemente. Era rimasto completamente avvolto da una patina ovattata che aveva trovato origine nella voce di Ludovica, ma della quale Ludovica non era consapevole.
Martin per un lungo istante prima di perdere conoscenza aveva trovato nelle sue parole un pezzetto della serenità che forse stava cercando, che forse era nascosta nelle pieghe dei posti più imprevedibili, come nella voce della sua ragazza, e non nel suo corpo. Ormai Martin dormiva sereno, a torso nudo, avvolto da lei che parlava di storia dell'arte e lo accarezzava. Si era concentrato sul semplice gesto di una carezza, di un bacio di sua madre sul collo che lo portava a dormire mente spegneva la luce della camera.
E Martin, perso fra le sue sensazioni, e non fra quelle di Ludovica, non si era ancora reso conto che la serenità non è uno stato d'animo che si possa condividere.

Tre maggiore di dueWhere stories live. Discover now