Capitolo 25 - II

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Martin scese in strada usando le scale, per sgranchirsi le gambe, ed entrò in auto il più velocemente possibile. La città era deserta, ed illuminata di colore arancio.
Impostò il navigatore ed in pochi minuti imboccò la strada che gli aveva indicato Genio.
Alla visione dei fari in lontananza, una figura seduta sul bordo del marciapiede saltò in piedi per poi piantarsi in mezzo alla strada. Genio a gambe aperte al centro dell'asfalto di una strada vuota faceva ampi cenni con le braccia, finché Martin non fermò l'auto a pochi centimetri dalle sue ginocchia.
― Hai fatto bene a farti notare... potevo non vederti.
Martin gli aveva aperto lo sportello e gli sorrideva, un po' nervoso, ma pronto a riportarselo in casa... sano e salvo.
― C'è poco da ridere... Martin, mi salvi la vita, che serata di merda! ...ma anche tu, c'hai una cazzo di faccia...
Martin non fece alcun commento, né domande, aspettando che di sua iniziativa, come sapeva che avrebbe fatto nel giro di pochi istanti, Genio aggiungesse altri dettagli alla storia sicuramente folle che stava per raccontargli.
― Guarda... una serata di merda! Sono stato un po' in giro... niente di interessante... locali che noi frequentavamo a dodici anni... due palle a terra!
Martin guidava con velocità verso casa, guardando dritto avanti a sé.
― Ho conosciuto qualcuno, parlato qua e là, bevuto qualcosa, detto che sono qui per studiare... ma alla fine... mi hanno trattato come un coglione, quando volevano offrirmi un passaggio ed io non sapevo dove cazzo andare!
Martin non resse a lanciargli un'occhiataccia, sorridendo incredulo.
― E tu?
― ...secondo te?
Genio sembrò sinceramente dispiaciuto, e colpì leggermente con un pugno il parabrezza.
― ...ma ...avevate finito?
― No guarda... proprio prima di venire ho deciso di lasciarla nel letto e correre da te, che sproloquiavi su Cardarelli ai piedi della Madonna.
― Martin credimi...mi dispiace... prima di chiamarti ho aspettato apposta, ma alla fine, non riuscivo ad arrivare a casa.
― Stai tranquillo, anche Ludovica ha capito..
― Ma perché, l'hai lasciata a casa?
― No, l'ho buttata in strada, ma prima le ho fatto un panino.
― ...al formaggio.
Finalmente Martin parcheggiò sotto casa, nello stesso posto da cui l'auto si era mossa poco prima.
Spense il motore, ma non si decideva a scendere.
― Cosa c'è?
― Niente, sono felice.
― Ci si sente sempre felici, dopo una bella scopata.
Genio aveva l'aria trasognata, un po' per la frase romantica che voleva essere seria, un po' per l'orario,che lo aveva stravolto e consumato per le vie sconosciute della città.
Martin decise di non rispondergli, per non riaprire i soliti discorsi, non era l'orario più adatto per imbarcarsi in discussioni senza via d'uscita. Ed ogni volta, in quei momenti di sfinimento d'avanti a Genio, Martin pensava la stessa cosa, e cioè che gli avrebbe voluto bene sempre ed in ogni caso, anche se fosse stato migliore. O peggiore. L'unica cosa che fece fu di sorridere di nuovo.
― Abbiamo fatto l'amore.
― Ed era l'ora che tornassi scopereccio, quasi non ti riconoscevo. Ma... non lo dici in tono felice.
Martin stringeva con entrambe le mani il volante. Poi vi poggiò contro la fronte e sospirò profondamente.
― Non so, Genio. Non so. Io non so più niente.
― Ma era quello che volevi, no? Sei qui con lei, vi siete ritrovati, tutto è come te lo eri immaginato. Dov'è il problema?
― Infatti, il problema non c'è.
Genio si girò verso di lui e gli strinse le guance con entrambe le mani, come in due profondi pizzicotti.
― Bene, benissimo! Adesso, andiamo a dormire, ti prego.
Sotto casa. aprì lo sportello e si riversò fuori, reggendosi all'auto. Con gli occhi cercava di identificare il portone. Martin chiuse l'auto e gli indicò la direzione.
Arrivarono sul pianerottolo e Genio almeno riuscì a tirar fuori le chiavi dalla tasca del giubbotto ed aprire la porta di casa. Entrò per primo, ma si bloccò immediatamente, di colpo consapevole di stare per entrare in una casa, se pur sua, che non conosceva bene ed in cui c'era la ragazza di Martin, da qualche parte, appena reduce dalla prima scopata di coppia. La ragazza di Martin, aveva bisogno di ripeterselo spesso per poterci credere veramente.
Si girò verso Martin, che però non capì al volo la sua titubanza.
― Che dici... posso entrare?
― Dopo tutto questo casino... se non entri... ti ci caccio a calci in culo!

Tre maggiore di dueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora