Capitolo 79 - Promozione

3K 128 13
                                    

La gente.
La calca immensa che di un formicaio faceva lo stadio.
Il penetrante grasso odore di hot dog si mescolava alle urla del pubblico in attesa dei loro eroi.
“Solo una partita” si era permessa di dire.
Per lui, per la gente accorsa, per l'intero college era molto di più. Lo si leggeva nei visi e nelle loro espressioni. Lo si percepiva dall'aria carica di aspettativa, pronta a puntare il dito sul nuovo arrivato.
Nessuno escluso. Dall'allenatore in campo al genitore sulle gradinate il cui piede non perdeva il ritmo del suo nervoso, a tratti nevrastenico, tamburellare a terra ogni mezzo secondo.
Anche le immancabili cheerleaders avevano perso il loro proverbiale ed onnipresente sorriso. Niente denti perfettamente bianchi o zigomi scolpiti da falsa spensieratezza. Anche loro portavano i pom poms al petto quasi ad implorazione di un immateriale dio del football.
Un gioioso jingle accolse il radiocronista. Una battuta, un gioco di parole. Il suo tentativo di nascondere l'isteria venne meno, portato via da un colpo di tosse.
E lo stadio tornò ad ammutolirsi.
« Ladies and gentlemen, gli ospiti di oggi: direttamente dal college di Yale, i Bulldogs! »
Nessun applauso scrosciante, qualche ovazione giusto dal settore dedicato ai loro tifosi. Troppo lontano per potersi apprezzare.
Una lunga fila di ragazzi si dispose di fronte alle panchine con i visi rivolti alla platea che attendeva solo i suoi beniamini.
Faith in una situazione scomoda su più fronti. Andare era stato d'obbligo. Recarsi allo stadio tutti insieme in religioso silenzio anche.
Guardò a destra. Cameron era impegnato con un binocolo a scrutare gli avversari.
Si voltò alla sua sinistra. Accanto a lei, il posto 7G era occupato da Harry preso ad alzarsi e sporgersi oltre la balaustra per cercare il suo amico.
Situazione scomoda, ma se non altro aveva avuto il lieto risvolto di unire di nuovo, seppur solo fisicamente, il gruppo. Solo per lui, solo per Justin.
« Ed ora, voglio sentire da voi tutto il calore della California poiché stanno per entrare i nostri eroi: dal North Windfield College per la prima volta capitanati dal numero undici, Justin Brent, accogliamo i nostri Cossacks! »
Lo stadio esplose in un tripudio di suoni. Mani giganti di gommapiuma si agitavano e cozzavano tra di loro, ragazze urlanti si sporsero dagli spalti per salutare i loro eroi. E poi fischi, applausi e trombe da stadio riempivano l'aria impedendo a Faith di non sorridere. Lo stadio si alzò in piedi imitando ciò che Harry era da tempo impegnato a fare. Fuochi pirotecnici esplosero all'uscita del tunnel degli spogliatoi.
Entrarono i moderni gladiatori. Il passo sicuro e cadenzato di una truppa che sa già quale sia il suo compito.
Lo scorse tra la folla. Fu il primo ad uscire. Indosso le protezioni, sotto braccio il casco. Indossava una bandana bianca per proteggere i capelli che, con più di qualche ciocca bionda, fuoriuscivano.
Capeggiava il gruppo. Il viso teso di chi sa che l'occasione è quella di una vita e che tra gli spalti non solo amici e spettatori, ma anche numerosi talent scout, avevano trovato posto.
« Ed ora signori e signore, un attimo di silenzio, togliamoci i berretti ed alziamoci in pieni per il nostro inno nazionale! Accogliamo la piccola Meredith Carter! »
Una bambina, poco più di sette anni, camminò rapida verso i giocatori pr poi voltarsi verso gli spalti a tre metri da loro. La banda del college era pronta per accompagnarla.
Con la sua voce angelica cantò quella melodia che ogni americano ha in fondo sentito migliaia di volte ma che, così interpretata, più di qualche occhio bagnò e più di qualche mano, appoggiata all'altezza del cuore, tremò.
Uomini adulti, sportivi o professori che fossero, tutti indistintamente si emozionarono a sentire quella piccola voce cantare di come la bandiera avrebbe sventolato nonostante le avversità. Un brivido che colpì anche Faith lungo la schiena.
La piccola Meredith terminò correndo tra le braccia della madre intimorita da tanti sguardi su di lei.
Justin la cercò con lo sguardo. Faith ricambiò con un saluto.
« Che la partita abbia inizio! » avvertì il radiocronista.

© G.

Angolo dell'autore:
Commentate, se vi va, consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

ONE | Prima StesuraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora