Capitolo 44 - Entropia

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« Ehi ragazzina! Dicono che devo tutto a te se sono vivo! »
Era lì. In quella bianca stanza all'apparenza quasi divina. Seduto sul letto. Il solito sorriso normalmente strafottente. Solo la flebo e la vistosa fasciatura alla testa a ricordare l'accaduto. « Harry! Io...io... »
« Lo so! Sei felice di vedermi in salute! Sinceramente non capisco per quale motivo vi siate preoccuparti tanto! »
« Sei un coglione! » urlò Faith con le guance rigate dalle lacrime arrivate come pioggia in montagna.
« Ti voglio bene anch'io! »
« Come cavolo ti è venuto in mente? »
« Non so... »
« Hai idea di che spavento ci hai fatto prendere a tutti? »
« Sì, questo lo so. » rispose mentre il sorriso mutava aspetto tramutandosi in espressione colpevole ed afflitta.
Le palpebre si strinsero quasi a manifestare l'improvviso dolore di cui quella colpa era foriera.
Una mano tra i capelli. Lucidi, sudati. Il palmo a coprirsi il viso. Inevitabile dopo aver visto gli occhi della morte posarsi sui propri.
Probabilmente non era il caso di andare oltre.
« L'importante è che tu stia bene! E' così vero? »
« Più o meno. »
« Cosa significa? »
« Mi scoppia la testa. Questa fasciatura mi stringe talmente tanto che riesco a sentire le mie tempie pulsare. Ho i crampi allo stomaco. Mi hanno completamente svuotato ed ora i conati non sono altro che riflessi nervosi. Mi hanno detto che questa flebo è tutto ciò di cui necessito ma in realtà loro non hanno idea di cosa io abbia bisogno... »
« Harry! Ci sono qui io! A me puoi dirlo! »
« No... non posso. A maggior ragione a te. »
« Ho fatto qualcosa di sbagliato? »
« Scusami... sono solo stupide elucubrazioni di uno che ha appena ricevuto quattro punti sulla fronte! » rispose evitando il confronto e nascondendolo dietro un ritrovato sorriso. « Dimmi piuttosto: mi hanno parlato tutti di come hai preso in mano la situazione! Ally invece come si è comportata? »
Com'è difficile fare la cosa giusta...
« A... Ally mi ha aiutata tantissimo! »
« Cazzate! »
« No! Perché dici così? »
« Perché quella non sa neppure allacciarsi le scarpe da sola se il maggiordomo non c'é! »
« Dai è stata brava! »
« Continui a difenderla e non capisco il perché! »
« Io invece non capisco perché stai con lei! » gli urlò.
Le prime crepe si allungarono sul muro che li divideva. Un muro che le bugie avevano contribuito ad ergere e rinforzare. Alissa e Cameron gli strumenti che avevano aiutato, loro i colpevoli che lo avevano permesso.
« Mi chiedi "perché"? Magari, un giorno, quando sarai più grande, te lo spiegherò! »
« Sei uno stronzo! Sono già grande abbastanza da salvarti la vita! »
« A proposito: come facevi a sapere cosa fare? »
« Tutti abbiamo in nostri segreti, no? » rispose stizzita Faith ripagandolo con la stessa moneta e spostandosi verso l'ampia vetrata che affacciava sul parcheggio.
Accanto alla macchina Cameron stava parlando con Justin.
« Uno per uno? »
« Cosa? »
« Un segreto per un segreto! Però incominci tu! »
Doveva dare per ricevere. Fare un passo verso lui, verso quella intimità che aveva capito di ricercare, verso quella persona che non voleva più perdere.
Esporsi. Amare. Sinonimi.
« Si chiamava Matthew. Era più grande di me di circa dieci anni. Le cose che ci accomunavano erano le peggiori che si potessero assumere. Quattro anni. La famosa strada sbagliata per me è stata tanto lunga e dolorosa. Più che l'amore, ci legava la sofferenza che avevamo provato nel nostro passato e quella continuavamo ad infliggerci. Fu lui a spiegarmi come comportarmi, non se ma quando, gli fosse accaduto e in fin dei conti è stato utile a qualcosa allora come adesso. »
« Vieni qui! » la invitò Harry a braccia aperte.
Corse.
Sprofondò in quell'abbraccio che rendeva dolci le sue sapide lacrime. Il suo profumo coprì l'odore del luogo.
Non esisteva odore più sicuro del suo. Non esisteva suono più confortante della sua voce. Ma soprattutto non esisteva casa più dolce del suo amore.
« Vedervi insieme mi ha fatto male! » confessò a sua volta.
Faith si scostò dal suo tiepido petto, incrociando il suo sguardo a distanza di un respiro. Era severo e caldo al contempo.
Era diverso.
Nessuna ondata di ormoni. Nessuna totalizzante umida sensazione. Solo il calore che i loro cuori vicini si scambiavano, come due stelle strette in una inevitabile supernova.
Lo vide avvicinarsi.
Pochi centimetri come anni luce. Il mondo fuori dalla stanza rallentò la sua corsa fermato da quella singolarità che erano loro a creare.
L'entropia della vita si spense come una fiamma soffocata da un flebile soffio, il gentile tocco della sua mano sulla guancia.
Socchiuse gli occhi ormai lanciato in una corsa che poteva solo terminare sulle labbra di lei.
Faith fece lo stesso.
Gettarsi da un'alta scogliera ed attendere l'impatto.
Due centimetri.
Il sospiro divenne percepibile. Si convinse. Il muro per sempre infranto. La strada tracciata.
Un centimetro.
Faith si avvicinò. Tutto era come sognato. Loro due. Punto.
Si sfiorarono.
Un colpo di tosse proveniente dalla porta.
« Disturbo? »

© G.

Angolo dell'autore:
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