Capitolo 14 - Sogno

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"My words like silent raindrops fell"
Le mie parole cadevano come silenziose gocce di pioggia. Così recitava quella canzone. Cece la ascoltava spesso in macchina. Diceva le regalava tranquillità per non pensare a ciò a cui avrebbe dovuto pensare.
Una foglia. Il peso dell'autunno si stava avvicinando. Silenziosa, proprio come le gocce di pioggia di quella canzone, essa si posò accanto a Faith. Esattamente come in quella canzone lei avrebbe scritto parole che nessuno avrebbe mai letto o voluto leggere.
Eppure quell'inchiostro sul quaderno rappresentava tutto ciò che era stata, era e forse sarebbe stata nel suo futuro. Quell'inchiostro significava vivere mondi distanti e paralleli, mondi nei quali tutto era come lei decideva fosse. Lontano dalla solitudine della vita, dalla mancanza di legami, lontano dallo spaventoso presente spesso più terrorizzante del peggior incubo sognato.
Scrivere: poter accedere alle possibili conseguenze negative trovate sulla strada sbagliata, causa della propria storia, e finalmente imboccare quella giusta.
Ma poco importa...
Già poco importava se fossero rimaste per sempre parole solo per pochi o nessuno. Non è indispensabile. Esse esistono perché nate da un'idea. Cresciute perché elaborate dal cuore. Vivranno perché scritte dalla propria anima e ne posseggono parte di essa.
Punto.
Le lacrime scorrevano rapide sulla pagine, ma mai quanto la sua penna. Esse spandevano l'inchiostro, esplodendo al contatto con la carta e diventando parte di essa.
Ora le parole posseggono anche il mio dolore.
La vista le si annebbiava, costretta ad evitare che le ciglia, chiudendosi, liberassero quella soluzione salina distillato del proprio malessere.
Ma non aveva bisogno di vedere. Le parole fluivano più delle lacrime. La mano accarezzava rapida la carta. La sfera della penna depositava il suo inchiostro.
Non aveva bisogno di vedere. Solo di scrivere. Lasciare un'impronta. Il suo passaggio non sarebbe rimasto vano se anche solo qualcuno avesse letto, in questo mondo che non concede mai nulla ma prende per dare a chi non merita.
Un'altra foglia a depositarsi sull'erba accanto alla sua gamba. Ennesimo monito del tempo che passa.
Faith non avrebbe corso. Non era il tipo. Non avrebbe urlato e spintonato per farsi largo nella vita, per arrivare prima ed accorgersi che la meta non è come ce la si aspettava.
E poi?
E poi guardare indietro, dirsi di aver sbagliato il primo bivio, dirsi di aver errato nel deridere quelli come Faith e che forse avevano ragione.
Già.
Perché si può correre rimanendo fermi. Si può correre seduti ad una scrivania o sdraiati sull'erba, come stava facendo Faith. Si può sperare fino all'ultimo nel proprio sogno e poi sperare ancora. Si può vivere con una penna in mano.
Un'altra lacrima. Come quelle foglie.
Sarebbe stato difficile se non impossibile.
L'amore per l'amore. Unica bussola per trovare il futuro. Scrivere storie, vite, amori mai accaduti, vicende che nessuno vivrà mai. E sognare. Infondere alle parole il proprio vissuto, la morale che l'amore ha insegnato, i sogni che il cuore non smette di battere.
Un sogno difficile quello di diventare scrittore. Vero.
Ma una vita degna di questo nome. Una vita come quelle di cui scriveva. Sarebbe stata la realtà che superava la fantasia. Sempre, in ogni caso.
Li avrebbe salutati da lontano coloro che perseguono un mero obiettivo denigrando i sogni.
Perché i sogni sono vita, perché i sogni sono mondi ed i mondi si possono scrivere.

© G.

Angolo dell'autore:
Commentate, se vi va, consigliandomi come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

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