Capitolo 62 - Contatto

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Una parola.
Quanto può essere potente?
Quanto può trascinare il desiderio quando l'anima è libera di correre? Nuove sensazioni. Una mano tesa a sorreggere la corsa verso il fondo ma decisa verso il cielo.
Ora era lei. Lei lo precedeva sul sentiero. Pochi passi più avanti a definire ciò che in fondo aveva sempre saputo: lo
desiderava.
La corsa a perdifiato fino al lago si fermò solo sulle rive di esso.
La luna si specchiava screziata sulla buia superficie del lago, battaglia mai doma contro la notte.
Era faro per loro. Illuminava. Accendeva. Incendiava.
Mostrava la via di un molo finito eppure infinito nel loro passato. Mai del tutto raggiunto o percorso. La metafora di ciò che erano.
Incompleti... forse mai più.
Ora liberi. Strinsero nuovamente le loro mani dopo essersi tolti i corti pigiami.
L'intimo. Il loro abbigliamento, ciò che solo a pochi era concesso vedere.
Il freddo diventava calore. La notte mutava in luce. Tutto da quel tocco.
« Sei pronta? Puoi ancora tornare indie... »
« Mai più! »
Mai più indietro.
Loro non esistevano. Il loro pesante passato, più comune di quanto ci si aspettasse. Era stato così difficile arrivare. Un viaggio lungo e tortuoso. Gli ostacoli? Loro a crearli, come spesso accade.
Uno sguardo riflesso nei rispettivi occhi. Nessuna parola.
Dapprima camminando. Sconnesse assi di legno sotto i piedi. Il passo accelerò. Lui e lei. Uno al fianco dell'altro. Cosi come doveva essere.
Cosi come voglio che sia!
Pochi metri. Rumore sincopato. Risate confuse tra i passi.
« Salta! »
La luce bianca riflessa della luna si aprì sotto di loro squarciata in mille gocce.
L'acqua fredda. L'adrenalina. Onde che si infrangevano contro la sua granitica voglia di vita.
Lo incontrò nuovamente in superficie.
« È freddissima! »
« Vuoi uscire? » le chiese.
« Mai! Forse tu! »
« Ah sì? »
Felicità. Spensieratezza. Finalmente loro. Di tutto ciò parlavano quegli schizzi e le urla di gioco che li accompagnavano.
Lo intravide. I suoi capelli si arricchivano dei vividi riflessi della luna. La chiara carnagione non riusciva a sfuggire ad essa che, con il passare dei minuti, assumeva una tenue colorazione nocciola.
« Vieni! Qui si tocca! » la consigliò.
Qualche bracciata. Smise per sondare il terreno.
« Tocco solo con la punta dei piedi! »
« Vieni! » sussurrò avvicinandosi. « Sali sopra i miei! »
Una mano alla fine della schiena. La trasse a sé. I bacini si toccarono. Il freddo percepito scemò nelle endorfine del contatto dei piedi. Le mani di Faith sul suo petto, glabro, con più di qualche accenno di muscolo. Forse a distaccarsi. Durò un attimo. Le mani scivolarono sulle spalle, attorno al collo.
Non era superficiale. Non erano ormoni.
Un atto fisico a cornice di un sentimento.
Pochi battiti. Unici ostacoli del tempo. Effimeri. Facili da oltrepassare come facile era toccarsi e baciarsi.
Ciò che avvenne.
Incerto. Insicuro. Temere quasi che quel bellissimo sogno potesse interrompersi al tocco delle labbra.
Non avvenne. Anzi.
Dilatò il momento. Rallentò il tempo e la luna rimase a guardare.

© G.

Angolo dell'autore:
Commentate, se vi va, consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

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