Capitolo 31 - Maya

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Colore.
Di certo ciò che la caratterizzava era il colore.
La casa, i vestiti, perfino lo smalto di un acceso cobalto, tutto di Maya tendeva alla sovrabbondanza di toni. Lucenti capelli si posavano sulle sue forme prominenti esaltandole e donandole un aspetto quasi angelico.
Gli occhi furbi erano stretti in una smorfia a proteggersi dal sole, espressione che allungava i suoi occhi asiatici più di quanto non facesse già il suo eyeliner.
Era particolare. Era quel tipo di ragazza che rimane inconsciamente impressa nella memoria, che tu lo voglia o meno.
Scostando la zanzariera, le due vicine entrarono in casa.
« Benvenuta nella mia umile dimora! Fai come fossi a casa tua! »
Tendine verdi smeraldo con frange alle estremità coloravano la luce del sole che si adagiava morbida sul pavimento giallo coperto da un etnico tappeto policromo.
Alle pareti, le probabilmente troppo inespressive assi di legno grezzo, erano state ravvivare da vistose maschere africane dipinte con un iride che spaziava dal nero più profondo agli accesi colori fluorescenti.
Anche il mobilio, ovviamente, ricalcava l'estro artistico della proprietaria passando dal ceruleo tavolo da pranzo della cucina a vista, al bordeaux del divano con decorazioni tribali magenta.
« Che bella casa! » esclamò Faith.
In fondo non le dispiaceva quell'ambiente che sicuramente rispecchiava una ricerca nella sua follia cromatica.
« Sono felice ti piaccia! Sono cresciuta in questa casa ma da quando mio padre è venuto a mancare le ho voluto dare un tocco di colore! »
Non l'avrei mai detto...
« Mi piace! Mi piace molto! »
« Posso offrirti un thè freddo? »
« Volentieri! »
« Che fai in piedi? Accomodati dove vuoi! Guarda che mi offendo se fai i complimenti! » intimò sorridente.
Faith obbedì prendendo posto accanto ad una statua alta un metro di un Buddha dorato.
« Sei buddista? » chiese Faith osservando la sua vicina armeggiare in fondo alla stanza, nella cucina a vista, dietro un basso divisorio che separava le due zone.
« Ebbene sì! Merito del mio ultimo viaggio con mio padre, ormai ben cinque anni fa! » rispose trasportando con sicurezza due grandi bicchieri traboccanti di thè. « Intimo ed infinito. Non si può immaginare la vastità spirituale di quelle terre finché non se ne calca la terra, finché non se ne conoscono le persone. Un'indole pacifica ed una calma interiore li ammanta ed avvolge ogni creatura di quelle terre. Per questi motivi decisi. Ognuno è nato libero ed io, fino ad allora, ero stata libera di non credere in nulla di più elevato, di superiore a me stessa, come mio padre prima di me. Ma quando lo si respira, quando ti entra dentro e percepisci che la verità del mondo è solo ed unicamente la vita, non si può far altro che seguirne la pace che da essa deriva. »
« Anche per tuo padre è stato così? »
« Scherzi? Ci sono voluti anni solo per convincerlo ad intraprendere quel viaggio. Europa. Africa. Non fu un problema. Ma forse data l'età e la malattia che in fondo già percepiva, era restio a partire. Lo fu anche sulla mia scelta religiosa. Per lui erano: "Baggianate da hippies!". Lui era Erik O'Shea, l'uomo che si era fatto da solo. Orfano, immigrato... non aveva mai avuto bisogno della religione. Il cibo e arrivare a fine giornata era la sua religione. E' sempre stato uno stacanovista. Fino all'ultimo giorno nulla gli avrebbe mai impedito di svegliarsi all'alba per andare nel suo luogo preferito in tutta North Windfield. Il pub per lui , era la sua sveglia ed il suo cuscino. Due anni dopo essere sbarcato acquistò da un vecchio fabbro un locale diroccato sulla Main. Nient'altro che uno stanzone vecchio, cadente e annerito dal fumo della fornace. Andò nei boschi qui intorno ogni giorno per procurarsi e lavorare da solo il legname per abbellire il suo Erik's pub. Era forte nei suoi novanta chili e due metri d'altezza ma si spaccò ugualmente la schiena e le mani. Alcune cicatrici di quei tempi gli avrebbero ricordato per tutta la vita quale fatica aveva compiuto e da dove proveniva. Sette mesi di duro lavoro ma finalmente ci riuscì. Aveva la mia età, ventotto anni, ed un pub che prima non esisteva. Tutt'ora il primo ed unico di tutta North Windfield.
Circa un anno fa il cancro ai polmoni se lo portò via. Aveva settantadue anni, e fumato per cinquantasette di essi. Alla fine riuscivo a prenderlo in braccio io che sono poco più alta di te e peso la metà di quanto pesava lui. Era una grande persona, un ottimo uomo, un perfetto padre... e mi manca da morire. »

© G.

Angolo dell'autore:
Commentate, se vi va, consigliandomi come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

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