Capitolo 86

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Il secondo giorno di lavoro si è concluso al meglio. Violet non mi ha più fatto un dispetto, almeno per oggi, può darsi che domani ricomincerà, comunque le terrò testa, non sarò più la vittima di nessuno, l'ho giurato a me stessa. Ora sono in compagnia di Sam e Cem, si sono conosciuti. Sam era un po' scettico riguardo il comportamento di Cem, credeva che la sua gentilezza nei miei confronti fosse solo una scusa per arrivare a qualche scopo, ma poi si è ricreduto. Adesso siamo tutti e tre all'aeroporto, Cem sta per partire.

«Ehi, perché non mi hai detto che Miss Kent è tua zia?» rimprovero Cem con finzione.

«Perché è la cugina di mio padre, non l'ho mai chiamata zia.»

«Be', è comunque tua zia.»

«Non proprio.» La voce nell'altoparlante annuncia che tra cinque minuti l'aereo decollerà e Cem sospira. «Adesso devo proprio andare. È stato un piacere conoscerti, Sam.» si stringono la mano.

«Piacere mio.»

«Emy, ci vediamo presto.» mi fa un occhiolino e si avvia verso l'hostess che ritira i biglietti, poi ci saluta con la mano, prima di scomparire tra la folla.

«Certo che quella ti ha conciato proprio maluccio.» mi fa notare Sam.

Gli ho raccontato cos'è successo.

«Dovresti vedere come ho conciato lei.» mi vanto, provocando la sua risata.

«Ti va un panino?» cambia argomento.

«Sì, ottima idea.»

«Ho visto un pub qui nelle vicinanze, potremmo andare lì.»

«Okay, andiamo.»

Dopo aver mangiato e scherzato, siamo ritornati a casa, ovvero, io l'ho fatto, lui mi ha solo riaccompagnata. Ha detto che aveva una cosa da fare e mi ha un po' insospettita, dato che sono le dieci di sera. Entro nell'appartamento e noto che c'è qualcosa di strano, Sam deve aver apportato qualche modifica, forse si è messo a pulire? No, non è questo. Mi guardo intorno, il mio sguardo viene attirato da un mazzo di chiavi sul tavolino. Aspetta un attimo, qui c'è qualcuno. Non mi sento per niente tranquilla. Il mio cuore inizia a battere in modo irregolare e l'ansia si fa sentire più forte che mai. È entrato un ladro, me lo sento. Vado in cucina, apro il cassetto e impugno un coltello. Sembro la protagonista di un film horror, ho la gola secca e le gambe che mi tremano. Mi aggiro per il corridoio, lentamente, fino ad arrivare alla camera di Sam. È vuota. Vado verso la mia camera, spalanco la porta, accendo la luce e nemmeno lì c'è nessuno. Forse mi sto solo impressionando inutilmente, sarà la stanchezza a giocare brutti scherzi, quel mazzo di chiavi dev'essere di Sam. Sto per entrare nella mia stanza, quando avverto un rumore da una delle camere vuote della casa. Mi si drizzano i peli sulle braccia, ho il cuore in gola e una piccola gocciolina di sudore scorre lungo il mio viso, provocandomi bruciore sulla parte di pelle gonfia. Vado verso la stanza in cui credo ci sia qualcuno, sto per aprire la porta, ma quest'ultima si spalanca da sola, rivelando la persona davanti a me. Lascio cadere il coltello sul pavimento e lo seguo subito dopo, finendo con il sedere a terra. Sono spiazzata e senza parole, non posso credere a quello che vedo. Non riesco nemmeno a parlare, sto tremando.

«Ciao, Emy.»

«Mark, c-cosa ci fai qui?» ho la voce che trema e le parole mi escono balbettando.

«Cos'hai fatto al viso?» Non gli rispondo, esattamente come ha fatto lui. Mi tiro su a fatica, mentre lo guardo sedersi sul letto. Non posso credere che sia qui, il cuore non smette di battere in modo irregolare, sembra voglia uscirmi dal petto e odio l'effetto devastante che mi provoca. Il viso di Mark è illuminato dalla luce della luna che penetra dalla finestra, sto per accende la luce, ma si alza prontamente per impedirmelo. «Non accendere la luce.» sussurra.

Ti amo e ti odio!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora