Capitolo 30

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Chissà cosa stava per dirmi prima in macchina. Probabilmente niente di importante, forse voleva semplicemente dire che mi odia, come fa sempre. Anche perché non ha discorsi, è pieno di sé e non gli importa di niente e di nessuno. Forse non dovrei pensare queste cose di lui, in fondo, ma molto in fondo, credo che abbia un animo buono. Ora basta, non voglio passare tutta la giornata a pensarci, ho proprio bisogno di una doccia, per liberarmi della tensione accumulata. Mi dirigo al piano di sopra, raggiungo la mia camera, apro la porta e sussulto.

«Emy, finalmente sei a casa, ti aspetto da almeno un'ora.»

«Adam, come sei entrato?»

«Ovviamente dalla porta di ingresso. Mi ha fatto entrare tua madre.»

E da quando Cindy fa entrare ragazzi in camera mia?

«Ah.» è l'unica parola che riesco a dire.

Non so se essere contenta che sia qui, oppure irritarmi e cacciarlo via in malo modo. Chissà cosa ha fatto mentre mi aspettava, avrà frugato fra le mie cose?

«Volevo parlare con te.» dice, alzandosi dal letto.

«Okay.»

«Potresti chiudere la porta?» Perché vuole che chiuda la porta? «Per favore.» Tiro un sospiro e faccio come mi ha detto. Si siede, poi batte una mano sul letto per invitarmi accanto a lui, esattamente come la volta scorsa. Lo raggiungo e poso le mani in grembo. Ho lo sguardo rivolto sulla moquette. Adam allunga una mano verso il mio viso e mi costringe a guardarlo negli occhi. «Così va meglio.» sorride.

Mi sta fissando da troppo tempo ormai, senza dire nulla.

«Be', di cosa vuoi parlarmi?» gli chiedo.

«Di quello che è accaduto stamattina.»

Già, del fatto che lui abbia difeso Ashley, ma so già che lo negherà.

«Dimmi.»

«Hai pensato per davvero che provi qualcosa per Ashley?» Annuisco, senza rispondergli. «Ammetto che c'è stato qualcosa tra di noi, ma nulla di che. Quello che provo per te è un'altra cosa, tu sei speciale, Emy»

Certo, speciale... Aspetta, è stato con quella snob? Lo sapevo!

«Sei stato con Ashley?»

«Sì, ma anni fa, ero attratto solo dal suo corpo.» Che faccia tosta, me lo sta raccontando davvero. Mi viene da vomitare. «Non guardarmi così, ti ho solo detto la verità, avresti preferito che ti mentissi?»

«No.»

«Per favore, perdonami.»

Non so cosa fare, sono così confusa. Pensa al motivo per cui lo stai facendo. Mi ricorda il mio cervello. Il motivo per cui lo faccio?

«Va bene.» dico convinta. «Ma che non ricapiti di nuovo.»

Sorride felice e poi afferra il mio viso tra le mani, baciandomi.

«Grazie, sono molto contento.»

«Anche io.» dico poco convinta.

«Ho saputo che tra dieci giorni ci sarà il ballo di fine anno.»

Cazzarola, il ballo! L'avevo dimenticato.

«Sì.»

«Quindi tra poco finirai il liceo, giusto?» Dove vuole arrivare? «Ti farebbe piacere essere accompagnata da me al ballo?»

Ecco fatto, ora cosa faccio?

Alla fine ho accettato l'invito di Adam, anche se ero intenzionata a non andare al ballo, però mi ha convinta. Mi farà bene farmi vedere dal preside. Spero solo di non fare la figura della scema, perché non so ballare e poi cosa indosserò? In che modo ci si comporta in queste situazioni? Quante domande senza risposa, ho molti dubbi. Non mi sembra vero che sia quasi finito tutto, la mia vita sta per cambiare radicalmente e spero in meglio. Se riuscirò ad accedere alla Columbia non vedrò per un bel po' i miei genitori, la mia migliore amica, Adam e soprattutto non vedrò Mark. Ma cosa vado a pensare, è una liberazione non vederlo, lui non fa altro che tormentarmi, non mi mancherà affatto! Guardo l'ora sul mio cellulare, sono quasi le cinque, tra poco inizierà un episodio di American Horror Story, non posso perderlo. Esco fuori dalla mia camera e mi dirigo al piano di sotto. Mi preparerò uno spuntino e poi andrò in soggiorno. Improvvisamente il mio cellulare comincia a squillare. Lo afferro dal tavolo e leggo il nome di Tiffany. Sono sorpresa, non la sentivo da un po'.

«Ehi, straniera, che fine hai fatto?» ironizzo.

«Be', sai com'è, mi sto dedicando allo studio, voglio farcela, stavolta.» ridacchia

«Finalmente, no?»

«Sì, ma è una rottura, vorrei tanto che tu fossi qui ad aiutarmi.»

«Se vuoi, domani studiamo insieme.»

«Lo faresti sul serio?»

«Certo!»

«Grazie, Emy.»

«Di nulla. Allora, cosa mi racconti?»

«Ma niente, a parte lo studio.» dice poco convinta.

«Sei sicura?»

«Sì... Allora ci vediamo domani, adesso riprendo a studiare.»

«Va bene. Ciao, Tiff.»

«Ciao, tesoro.»

Eppure mi è sembrato di intuire che le fosse accaduto qualcosa, credo che mi abbia telefonato apposta ma poi, chissà perché, ha cambiato idea. Raggiungo il soggiorno, mentre addento il mio panino al prosciutto cotto e formaggio filante. Prendo il telecomando dal mobiletto in fondo e mi siedo sul morbido divano bianco. Bene, è appena cominciato, non mi perderò neanche un minuto. Controllo il divano e mi accerto che non sia caduta una briciola del mio panino, mentre mangio l'ultimo boccone. Fortuna che è tutto a posto, Cindy non tollera che si mangi sul divano. Seguo l'episodio con molta attenzione, mettendomi comoda. Ma purtroppo la mia quiete viene interrotta. Arriva Mark e si siede accanto a me, spingendomi. Tipici disturbi mentali, devo ignorarlo. D'un tratto si appropria del telecomando, strappandolo dalla mia mano e poi cambia canale.

«Ma cosa fai?» chiedo irritata, mentre cerco di riprenderlo.

«La tv è appena decisa per il football.»

«Non dire sciocchezze, sto guardando la mia serie preferita.»

«Allora va di sopra, hai la tv in camera.»

«Di sopra non c'è la sky.»

«Cosa me ne frega.»

Perché deve rovinarmi sempre tutto? Non lo sopporto! Mi avvicino di più a lui e cerco di prendere il telecomando.

«Ridammelo!» ordino.

«Non ci penso nemmeno.»

«Mark! C'ero prima io qui.» urlo.

Allungo una mano verso la sua, ma si ritrae.

«Figuriamoci se mi perdo la partita per colpa di quella stupida serie horror.»

Mi sto davvero irritando. Lo afferro per la maglietta, lui cerca di liberarsi, spingendosi all'indietro. Inciampo su di lui, ma non smetto di allungarmi verso il telecomando, che tiene ben saldo nella mano. Lo tira sulla poltrona accanto e sono costretta ad alzarmi.

«Stronzo!» sbotto, mentre cerco di tirarmi su, ma non mi permette di farlo.

Le sue mani stringono i miei fianchi poi mi scaraventa dall'altra parte, posizionandosi sopra di me. Mi guarda dritto negli occhi e d'un tratto ho come un brivido. Sono nervosa.

«Non ti permetterò di cambiare canale.» sussurra.

Ho un altro brivido. Oddio, ma cosa mi sta succedendo?

«Io... non ti sopporto.» gli dico con voce tremante e con il respiro corto.

«Neanche io.»

Si avvicina al mio viso e il cuore sta per uscirmi dal petto. Non ho mai provato una sensazione simile, nemmeno con Adam è così quando mi sta vicino. Afferra i miei polsi e li tiene fermi. Cosa vuole farmi? È a pochi centimetri dalla mia bocca e i miei pensieri vogliono solo che mi baci. Davvero, Emy? Smettila! Avverto un calore per tutto il corpo. Sto sudando? Strofina il naso sul mio zigomo, inalando il mio odore. Chiude gli occhi e si avvicina alle mie labbra. Oddio. Non sta succedendo davvero. Non con Mark Johnson. Improvvisamente squilla il suo cellulare, interrompendolo. Si solleva da me e va a rispondere, allontanandosi per non farmi ascoltare. Porca miseria, devo pensare che mi avrebbe baciata se non fosse squillato il telefono? Ho ancora le palpitazioni.

Sono scappata in camera mia circa un'ora fa, non voglio scendere, ho paura di incontrare Mark. Ho provato qualcosa che non avevo mai provato prima, ero emozionata ed eccitata, senza conoscere il reale motivo. Forse c'entra il fatto che lui sia attraente? Non credo, anche Adam lo è, eppure non provo nulla quando mi bacia. Mark scaturisce in me migliaia di sensazioni soltanto con uno sguardo. Sono messa davvero male, ma perché penso a lui in questo modo? Cavolo, ho un casino nella testa.

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