Capitolo 74

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È notte fonda e non riesco a chiudere occhio, sono ore che mi giro e rigiro sul letto. Ho scalciato via le lenzuola, poi le ho rimesse addosso, non riesco proprio a rilassarmi e sprofondare in un sonno tranquillo. Da quando ho messo piede in questa casa e ho incontrato per la prima volta i suoi occhi furenti, qualcosa è cambiato, avevo solo quattordici anni, ma ero abbastanza grande per comprendere quello che stavo provando, eppure facevo finta di nulla, come se tutto ciò non stesse capitando a me. Poi mi sono innamorata di lui. Ho sempre pensato di essere fuori di testa e il mio cervello me lo ripeteva spesso. Come si fa ad essere innamorati di una persona come Mark? Insomma, lui ha sempre cercato di rendermi ridicola, mi ha sempre fatto del male ma chissà per quale motivo, ho sempre provato attrazione nei suoi confronti. Ho cercato a lungo di reprimere questo sentimento, ma non ci sono riuscita, fino a che non mi sono lasciata andare completamente. Mi chiedo quando passerà, quando svanirà questa tristezza che mi porto nel cuore, ormai da anni. Giorno dopo giorno, ho sperato che Mark cambiasse atteggiamento nei miei confronti. Ho mentito mille volte a me stessa, pensando che mi sarebbe piaciuto avere un fratello che mi difendesse, invece i miei pensieri erano altri; avrei tanto voluto che Mark mi amasse e quando vedevo che in casi straordinari prendeva le mie difese, mi scioglievo completamente. Ero convinta che mi volesse un po' di bene, ci ho sperato fino a tre giorni fa, ma poi ha baciato un'altra, proprio davanti ai miei occhi. Mi sono sentita così umiliata, quasi usata e quando ha realizzato che sarei tornata a casa, non ha fatto nulla per impedirmelo, anzi, mi ha incoraggiata a farlo. Non ho mai capito cosa prova per me, sono solo sicura che non mi ami, altrimenti tutto questo male non sarebbe successo. D'un tratto, la suoneria del mio cellulare riecheggia nel buio angusto della stanza. Sobbalzo e lo afferro prontamente, guardando lo schermo; è un numero privato.

«Pronto, chi parla?» rispondo accigliata. La persona al di là della chiamata non accenna a rispondere, avverto solo il suo respiro e una musichetta in lontananza. «Chi sei?» chiedo un po' spaventata, ma nessuna risposta. Uno strano pensiero mi sta passando per la testa; che si tratti di Mark? Ma poi mi ricredo subito, non avrebbe senso, perché mai dovrebbe telefonarmi, per di più con il numero nascosto? «Ti decidi a parlare oppure riattacco?» minaccio.

Ma non emette neppure un suono, a parte il rumore del suo respiro e della musica. Scocciata, riattacco e ripongo il cellulare sotto al cuscino. Pochi secondi dopo ricomincia a squillare. Rispondo spazientita: «Senti, la smetti di chiamarmi? Sono le tre di notte, vorrei dormire.»

«Emily...»

Il mio cuore comincia a battere all'impazzata. Non è davvero la sua voce quella che ho appena ascoltato, non è davvero lui, sto solo sognando.

«M-Mark?» balbetto il suo nome.

Lo sento respirare e tira su col naso, come se stesse piangendo.

«Dove sei?» chiede con voce roca.

Non posso credere che al di là della chiamata ci sia lui, mi sembra impossibile, dopo il modo in cui mi ha trattata.

«Dove vuoi che sia?»

«Sei... scappata via.»

«Non sono scappata.»

«Sì, mi hai lasciato solo.»

Dal suo tono di voce deduco che sia ubriaco, e la musica che sento sarà di qualche locale.

«Sei ubriaco?» chiedo, conoscendo già la risposta.

«Solo un po'.»

Ora capisco il motivo per cui mi ha telefonato, non l'avrebbe mai fatto da sobrio.

«Devi smetterla di bere, ti fa male.» lo rimprovero.

Perché lo sto facendo?

«Ti preoccupi per me, piccola?»

Piccola. Dev'essere molto ubriaco, non solo un po', come sostiene.

«Perché mi hai chiamato?»

Avverto dei gemiti e il suo respiro più pesante, come se non riuscisse ad esprimersi.

«Cazzo!» sbraita.

«Cos'hai?»

Mi sto preoccupando sul serio, se continua così, sarò costretta a chiamare Bryan.

«Mi manchi...» borbotta.

Resto allibita, incredula, non l'ha detto davvero, è impossibile, la notte gioca brutti scherzi. I miei occhi diventano improvvisamente lucidi, mi sento terribilmente triste. Improvvisamente non sento più nulla dall'altra parte, come se la telefonata fosse stata interrotta.

«Mark... ci sei?» La linea cade, lasciandomi ancora più allibita. Devo richiamarlo immediatamente. Compongo il suo numero e metto in chiamata. La voce robotica della segreteria mi fa entrare in panico. Possibile che abbia spento il telefono? Ma perché mi ha detto quella cosa? Non riesco più a ragionare, la sua telefonata mi ha scossa più del dovuto. Riprovo a telefonargli, ma risponde di nuovo la maledetta segreteria. «Cacchio, ma dove sei?» parlo da sola.

Mi tiro giù dal letto, senza sapere cosa fare. Comincio a camminare su e giù per la stanza, dopodiché mi siedo sulla poltrona di fronte al letto. Afferro la mia testa tra le mani e cado in una profonda agonia.

***

La mattina seguente, mi ritrovo accovacciata sulla poltrona e con dei dolori al collo e alla schiena. Ero così preoccupata per Mark che non mi sono neppure resa conto di essermi addormentata. Mi alzo a fatica, rischiando pure di inciampare. Ma che ore sono? Vado verso il cellulare e noto un messaggio.

Messaggio da Sam: Ehi, piccola, ti va di pranzare insieme? Ho preso la giornata libera, dato che stasera parti, volevo trascorrere un po' di tempo con la mia migliore amica.

Sorrido allo schermo e penso che sia stato molto dolce.

Messaggio a Sam: Certo, passi a prendermi oppure ti raggiungo io?

Messaggio da Sam: Passo io tra un'ora.

Guardo l'ora sul cellulare e resto spiazzata; è mezzogiorno. Cacchio, ho dormito troppo, eppure ero in una posizione scomoda, mi chiedo come abbia fatto.

Messaggio a Sam: Okay, vado a prepararmi. Baci.

Esco dalla mia camera e incontro Cindy in corridoio che mi guarda in modo strano.

«Tesoro, va tutto bene?» chiede.

«Sì, devo solo farmi una doccia.»

«Attenta alla ferita sul braccio, okay?»

«Sì.» faccio un passo verso il bagno. «Ah... mamma?»

Si volta di scatto. «Sì?»

«Pranzo con il mio amico Sam.»

«Va bene.» va in camera sua, chiudendo la porta.

Certo che anche lei è alquanto strana. Aveva l'aria stanca, probabilmente starà lavorando troppo. Apro la porta del bagno e mi precipito al suo interno. Mi spoglio velocemente ed entro nella vasca, apro il rubinetto e lascio cadere l'acqua sul mio corpo. Non riesco a fare a meno di pensare a quello che è accaduto ieri notte, la telefonata di Mark mi ha lasciato senza parole. Ho troppa confusione nella mia testa, mi sento come se il mio cervello si stesse sovraccaricando, non riesco più a contenermi. Vorrei tanto sentirmi la testa leggera e senza preoccupazioni. Insapono il mio corpo e risciacquo il tutto, dopodiché esco dalla vasca e indosso l'accappatoio. Guardo l'ora sul mio cellulare e realizzoche tra otto ore e mezzo dovrò partire per New York. Ho il cuore in gola al solo pensiero. Adesso non vorrai cambiare idea, vero? Certo che no, solo che la telefonata di Mark ha peggiorato le cose.

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