Capitolo 78

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Sono seduta accanto ad una signora anziana, dorme da quando siamo decollati, precisamente due ore. Mi chiedo cosa stia facendo lui, e in che modo avrà reagito, vedendomi andare via come ho fatto, oppure non avrà reagito affatto, probabilmente era felice di sapermi lontana, così avrà di nuovo la sua famiglia tutta per sé. Quello che è accaduto tra di noi in vacanza, mi tormenta ancora e mi fa ricredere sui suoi sentimenti, ma poi penso che Mark non sia capace nemmeno di amare sé stesso. Quando ripenso a tutti i dispetti da parte sua, mi sento male, è come se mi mancasse l'aria, ma ormai ho smesso di chiedermi il perché lo facesse, perché mi odiasse così tanto.

«Signorina, hai un fazzoletto?» una voce stridula, mi riporta alla realtà.

«Un attimo che controllo.» dico alla signora anziana al mio fianco, appena sveglia.

Frugo nella mia borsa, trovo un pacco di fazzoletti e glieli porgo. La signora sorride dolcemente e sfila un fazzoletto dal pacchetto.

«Ti ringrazio.»

Si asciuga gli occhi e la fronte imperlate di sudore, eppure in aereo ci sono i climatizzatori, forse soffre di sudorazione eccessiva.

«Di nulla.»

Volto lo sguardo verso il vetro e resto a guardare le nuvole. Mancano ancora sei ore al mio arrivo a New York, chissà cosa mi aspetta laggiù.

«Come ti chiami?» chiede la signora al mio fianco.

Mi volto nella sua direzione e la guardo in modo smarrito, come se mi avesse posto chissà quale domanda.

«Mi chiamo Emy.»

«Oh, che bel nome.» poggia le mani in grembo. «Se avessi avuto una figlia femmina, l'avrei chiamata proprio come te.»

Sorrido in modo indifferente, non so perché mi stia rivolgendo la parola. È una donna anziana, capita. Non essere scortese. Non è certo da me esserlo.

«Capisco.» sussurro.

«Hai problemi di cuore, piccola?»

La guardo con gli occhi quasi fuori dalle orbite. Come fa a dire una cosa del genere? Non mi conosce nemmeno.

«Perché me lo chiede?»

«Hai uno sguardo triste, il tipico sguardo che hanno le ragazze col cuore spezzato. Sai, anche io sono stata giovane e anche a me hanno spezzato il cuore.» Le parole di questa donna mi trafiggono il cuore. Non voglio ricordare ciò che è accaduto, non voglio pensare più a Mark, mi sento come se fossi in trappola. Abbasso la testa verso i miei piedi e respiro in modo irregolare, mi fa sempre un certo effetto pensare a lui. «Bambina, scusami se ho rivangato brutti ricordi, non era mia intenzione.»

Per essere un'anziana signora, è molto sveglia.

«Scusi lei, sono stata maleducata.» Non si volta lo sguardo quando una persona anziana ti rivolge la parola, che sciocca! «Mi sono innamorata della persona sbagliata, tutto qui.»

«E chi non l'ha fatto? Ricordo ancora il mio primo amore, era un ragazzaccio.»

assume un'aria sognante e mi piacerebbe proprio sentire la sua storia.

«E poi, cos'è successo, signora?»

«Ti prego, chiamami Esther e dammi del tu. Non mi piace essere considerata vecchia, anche se lo sono.» sorride.

Che vecchietta simpatica.

«Come vuole... cioè, come vuoi, Esther.»

«Ti dicevo, anche io in passato mi sono innamorata del tipo sbagliato. Lui era un ragazzo di strada, fumava, spesso si ubriacava, litigava sempre con i suoi, insomma, aveva molti problemi. Io, invece, ero l'opposto, di buona famiglia, ottimi voti a scuola, garbata, quelli come lui nemmeno li guardavo.» Esther si ferma per riprendere fiato. Sto ascoltando la sua storia con molta attenzione, non so perché me lo stia raccontando, ma mi piace ascoltare e poi sembra gentile. «Poi, un giorno, mi salvò da un malintenzionato... Stavo tornado a casa, avevo appena terminato le lezioni di pianoforte, quando un losco individuo mi si parò davanti. Voleva i soldi, gli diedi tutto quello che avevo, ma non gli bastava, così mi bloccò al muro e proprio in quel preciso momento, arrivò Harold. Scaraventò via quell'individuo e lo riempì di botte. Dopodiché ci conoscemmo meglio. Quella sera mi salvò, ed io ho salvato lui con il mio amore.»

La guardo affascinata e ho i brividi, è davvero incredibile, be', probabilmente sarà tutto inventato.

«Che bella storia.» commento con sguardo sognante. «E adesso, che fine ha fatto Harold?»

Esther mi sorride, ma non riprende a parlare. Vorrei tanto saperne di più. Stai attendendo un lieto fine che ti faccia sperare nella storia impossibile tra te e Mark, vero? Niente affatto, sono solo curiosa. Ricorda che vivo nei tuoi pensieri! Che rompiscatole che sei, va via! Non voglio che il mio cervello influenzi i miei film mentali, la storia di Esther è molto intrigante. Esther afferra la sua borsa e fruga al suo interno, fino a tirare fuori un portafogli rovinato e logoro. Apre la cerniera e tira fuori una foto, porgendomela. La foto ritrae un uomo in giacca e cravatta, insieme ad una donna vestita da sposa, deduco si tratti di lei e suo marito. Quindi... Harold è diventato suo marito? Sorrido da sola come una stupida.

«Lui è Harold?» chiedo titubante.

«Sì, il mio Harold.»

Le luccicano gli occhi, si vede che è molto innamorata. Che storia dolce e romantica.

«Quindi, vi siete sposati.»

«Sì, lui cambiò tutte le sue brutte abitudini per me. Io scappai di casa, la mia famiglia era contraria, ma non volevo lasciarlo andare. Quindi, piccola mia, nessuna storia è impossibile, se lo si vuole veramente.» Sospiro e mi rattristo improvvisamente. Esther mi poggia una mano sotto al mento e mi volta delicatamente nella sua direzione. «Cosa ti succede, bambina?»

«La tua storia è davvero molto bella, ma la mia è molto più complicata, è una tragedia.»

Avverto come un groppo in gola e gli occhi mi diventano lucidi.

«Tesoro, calmati, vedrai che le cose andranno bene tra di voi. E poi, ricorda, non esistono storie impossibili, ma solo paura di provarci!» Quanto si sbaglia, vorrei poterle dire che nulla andrà bene, ma resto in silenzio. Meglio non rovinare questo momento di gioia per lei, mi dispiacerebbe molto. Il suo racconto è stato così coinvolgente che non mi sono resa conto del tempo che passava, è quasi l'una di notte e sono in viaggio da quasi quattro ore. Chissà se lui mi odierà ancora di più, dopo il modo in cui l'ho ignorato, mi manca terribilmente, ora più che mai. «Perché non riposi un po', Emy?» Esther mi risveglia dalla trance in cui ero entrata.

«Sì, hai ragione.»

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