Capitolo 71

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Sono appena rientrata in casa e gli occhi lucidi di Sam mi hanno tormentata per tutto il tempo. Era agitato e come se avesse qualcosa di strano, anche se ha cercato di nasconderlo, chissà cosa gli sta succedendo. Devo preparare le valigie, portare tutto il necessario, perché non tornerò molto presto. Ma prima... dovrei parlarne con i miei. Questa sarà la parte più difficile di tutta questa storia. Sto per salire le scale e raggiungere la mia camera, quando qualcuno bussa alla porta d'ingresso. Chi sarà mai a quest'ora del pomeriggio? Corro ad aprire.

«Emy.» Tiffany mi abbraccia, come se non mi vedesse da anni.

«Tiff, che bello vederti.» la stringo a me. Non pensavo che sarebbe passata a trovarmi, a dire il vero, non le avevo neppure telefonato per avvertirla che fossi arrivata, con tutti questi problemi che mi frullano per la testa, non ne ho avuto il tempo. «Entra.»

Entra in casa e insieme ci dirigiamo in camera mia, si siede sul mio letto e mi fissa con aria preoccupata. So già cosa sta per chiedermi.

«Emy, cos'hai fatto al braccio?»

Come non detto.

Mi siedo sul letto accanto a lei. «Mi sono ferita urtando contro una roccia.»

Mi guarda incredula. Non capisco perché nessuno crede a questa storia, eppure è la verità.

«È stato Mark, non è vero?»

«Pensi davvero che Mark possa farmi del male?»

«Non volontariamente.»

«Comunque sì, mi sono ferita per colpa sua.»

«Lo sapevo!» Continua a parlare, ma ignoro tutto ciò che dice, non perché trovo che i suoi discorsi siano poco interessanti, ma devo trovare il coraggio di dirle che domani partirò, non ci vedremo prima di un anno, credo. La mia testa è altrove, che parole si usano in questi casi? Come le spiego che Mark mi ha solo usata? «Pianeta terra chiama Emy!» ha uno sguardo da finta offesa.

«Tiffany, domani parto.» dico tutto d'un fiato.

L'unico modo per confessare qualcosa, è parlare senza pensarci. Ritorna seria in un attimo e comincia a boccheggiare. L'ho spiazzata.

«C-come sarebbe?»

È la prima volta che la vedo così in difficoltà.

Abbasso lo sguardo verso la moquette e sparo fuori le mie bugie: «Ho deciso di partire per New York, io e Sam ne abbiamo già parlato e lui è d'accordo sul fatto che parta per prima, in questo modo troverò una sistemazione ed un lavoro.»

«Non... non puoi parlare sul serio... insomma... non avevo ancora accettato il fatto che hai scelto un college così lontano... Ora... non puoi lasciarmi così presto.» dice con voce tremante.

«Io... devo.» riesco a dire soltanto questo.

Non mi sento pronta per dirle quello che è successo con Mark, già il fatto che l'abbia raccontato a Sam, mi ha messa molto a disagio, non lui, ma la situazione.

«Ne hai già parlato con i tuoi?» Scuoto la testa in senso negativo e lei mi guarda in modo strano. «Hai deciso di partire e non lo sa nessuno?»

«Esatto! È stato tutto improvviso.»

«Emily, posso farti una domanda?»

«Sì.»

«Perché sei tornata a casa due giorni prima?» Proprio la domanda che temevo mi porgesse. Non riesco più a parlare, mi sento in imbarazzo e soprattutto una gran bugiarda. «Al telefono mi sembravi molto agitata.»

«Sono tornata a casa perché... non sopportavo più di stare lì con Mark.»

Improvvisamente avverto come una stretta al cuore e gli occhi mi si riempiono di lacrime.

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