Capitolo 3

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Tiffany si è offerta di darmi un passaggio a casa, anche se Cindy non ha una gran stima di lei, visto quello che dicono in giro, ma io so che sono solo dicerie inutili. Certo, Tiffany è abbastanza aperta con i ragazzi, ma non credo sia vero che ne cambia uno al giorno, la gente esagera sempre.

«Tesoro, come mai eri in compagnia di quella ragazza? Ricordavo che fossi uscita con la macchina stamattina.» chiede Cindy, mentre Tiffany si allontana con lo scooter. La solita domanda a cui non so rispondere. Se raccontassi di quello che ha fatto Mark alla mia macchina, suo padre gli darà una punizione e infine se la prenderà con me. Quindi sorrido appena e spero che la smetta di parlarmi. «Mark ha combinato qualcos'altro?» Cacchio! Devo fare di tutto, affinché quel demonio non risulti colpevole. Scuoto la testa in senso negativo, ma purtroppo non riesco a convincerla. In questi quattro anni che ho vissuto qui, hanno imparato a conoscermi e sanno che sono pessima nel mentire. «Emy, cosa ti ha fatto Mark?» chiede, con fare severo.

«Ehm... niente.» rispondo poco convinta.

«Non è vero! Altrimenti saresti tornata con la tua macchina e non con quella ragazza.»

«Tiffany! Si chiama Tiffany.» preciso per l'ennesima volta.

«Sì, okay, Tiffany... Dove hai lasciato la tua macchina?»

«A... scuola.» Sono molto a disagio e mi sto cacciando in un grosso guaio. Mi guarda torva e attende che confessi. «E va bene... Mark mi ha bucato le gomme!»

Sgrana gli occhi e il suo disagio è palpabile. «Come ha potuto farti una cosa del genere?»

Perché fa finta di meravigliarsi? Sa bene che tra me e Mark non tira una buona aria, fin dal principio.

«Non lo so. So solo che tuo figlio è un vero deficiente!» sbotto irritata, pentendomi subito dopo. Forse non dovevo usare quella parola.

«Lo so e mi dispiace tanto ma, credimi, lui non era così.» Sta cercando di difenderlo? «Dovreste cercare di andare d'accordo, siete fratelli.»

La solita canzone che sono stufa di ascoltare. "Emy, cerca di capirlo. Emy, dovete andare d'accordo. Emy, siete fratelli." Sono davvero stanca di queste stupide frasi che vanno avanti da quattro lunghi anni.

«Non è colpa mia» mi affretto a difendermi. «è lui che...» ma mi interrompo bruscamente, appena lo vedo poggiato allo stipite della porta, che mi fissa torvo.

Cavolo, ha sentito tutto, adesso saranno guai per me.

Entra in cucina, battendo le mani in modo teatrale. «Brava!»

Si avvicina così tanto a me che temo la sua reazione, infatti mi sta guardando con molta rabbia e risentimento.

«Mark, la devi smettere di tormentare tua sorella!» lo rimprovera sua madre.

«Lei non è mia sorella, chiaro?» ringhia contro sua madre, ma il suo sguardo è rivolto a me.

Cosa gli ho fatto, perché ce l'ha tanto con me? Ah, giusto, sono piombata nella sua vita, rubandogli l'affetto di mammina e papino. Che ragazzino infantile. Mi lancia una delle sue famose occhiatacce e poi va via dalla cucina, lasciandoci sbigottite. Brutto idiota, montato ed egocentrico, chi si crede di essere? Lui e quei suoi stupidi amici, li detesto. Lo detesto!

«Scusalo, tesoro.» Cindy mi riporta alla realtà.

Ancora con queste stupide frasi fatte? No che non lo scuso, sono anni che mi rende la vita un inferno, cosa pretendono che ci vada d'accordo e magari gli faccia anche un applauso per tutte le cattiverie che mi ha fatto?

«Cindy, vado a fare una doccia.» cambio argomento, ignorando completamente le sue parole.

«Potresti chiamarmi mamma?» chiede quasi in un sussurro.

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