Capitolo 53

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Sono sotto la doccia da circa mezz'ora e non voglio uscirne, tra poco avrò finito l'acqua calda. Avevo proprio bisogno di lavare via tutto lo stress della giornata, ma questo non ha scacciato via i brutti pensieri sulla mia amica, né quello che stava per farmi Adam. Chiudo il flusso dell'acqua ed esco dalla vasca. Avvolgo l'asciugamano intorno al mio corpo ed esco dal bagno, spaventandomi immediatamente; Mark, in corridoio, poggiato al muro. Ma lo fa apposta a farmi prendere questi infarti?

«Era ora! Ci passi la vita in bagno.» sbraita irritato.

Non me ne frega niente di quello che pensa.

«E allora?»

Sorride beffardo e si avvicina a me, facendomi perdere un battito. Queste sue uscite improvvise mi rendono molto nervosa, ma mi piacciono allo stesso tempo. Faccio un passo indietro, ritrovandomi contro la porta chiusa del bagno. Le sue braccia mi circondano e il suo viso è a pochi centimetri dal mio.

«Solo io posso toccarti, chiaro?» mi sussurra all'orecchio. Deglutisco e lo guardo dritto negli occhi. Non capisco cosa c'entri questa confessione, adesso. Mi accarezza i capelli e comincia a baciarmi il collo, rendendomi immediatamente ansimante. «Che buon profumo.» Emetto un gemito e lui smette di baciarmi, guardandomi soddisfatto. So bene che vedermi in questo stato lo fa sentire potente, quasi come se avesse vinto un premio. Odio mostrarmi così debole ai suoi tocchi, ma non posso farne a meno. Incrocio le braccia al petto e lo guardo male, lui come risposta comincia a ridacchiare. «Va a vestirti, altrimenti finirà male.» dice serio.

Oddio, ecco che ho di nuovo i brividi. Senza pensarci su, corro dritta in camera e chiudo la porta alle mie spalle. Cavolo, ultimamente capita spesso che ci ritroviamo in quelle situazioni, non che mi dispiaccia, ma fino a quando potremmo andare avanti così?

Mi sono vestita ed ho inviato un messaggio alla mia amica, chiedendole di venire da me, ho bisogno di conoscere la verità, non posso più aspettare. Qualcuno bussa alla porta della mia camera.

«Avanti.» dico, ancora sovrappensiero.

Cindy entra nella mia stanza con un'espressione felice sul viso, cosa le sarà accaduto?

«Tesoro, puoi venire di sotto? Dobbiamo parlare.» Allora Mark diceva la verità, Cindy voleva parlare sul serio con noi. La seguo fino al soggiorno e mi siedo sul divano. Lui arriva pochi secondi dopo, in compagnia di Bryan. Sembra quasi un processo; i due imputati accompagnati dai loro avvocati. Chissà perché, ma ho un brutto presentimento. «Bene, tesoro, siediti accanto a tua sorella. Io e vostro padre dobbiamo parlarvi di una cosa.» lo invita Cindy.

Mark si siede, dandomi una piccola spinta.

«Idiota!» esclamo.

«Ragazzi, per favore, riuscite ad andare d'accordo, solo per un attimo?» interviene Bryan.

Entrambi scuotiamo la testa in senso negativo. Non riuscirò mai a capire questo ragazzo, prima mi bacia, poi mi tratta male, poi mi difende, poi mi offende, sembra in perenne sindrome premestruale.

«Lasciamo perdere.» sospira Cindy rassegnata. «La vostra vita sta per cambiare, ragazzi.» sorride.

«Mamma, va al dunque!» interviene Mark, scocciato.

Come al solito è un maleducato, ma adesso sono curiosa di sapere cosa sta succedendo, quindi non mi dispiace che abbia detto quella frase.

«Bene, abbiamo fatto una cosa per voi, poi ci ringrazierete.»

Bryan e Cindy si guardano in modo complice, mi fanno quasi paura.

«Cosa?» chiedo titubante e con la curiosità a mille.

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