Capitolo 59

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Il suono della sveglia mi fa spalancare gli occhi. Mi metto a sedere ed afferro il cellulare per zittirlo. Sono le quattro e mi chiedo se andare al mare o restare in camera fino a stasera. Ho paura che Mark sia ancora con quella ragazza e non mi va proprio di vederlo mentre si comporta in modo amorevole con un'altra. Oh, al diavolo, me ne vado al mare! Mi alzo dal letto, preparo tutto il necessario ed esco dalla stanza. Certo che sei molto volubile, cara Emy. Non è affatto vero, ho solo deciso di smetterla di pensarci, non voglio rovinarmi la vacanza, lui è fuori a divertirsi, ed io farò lo stesso! Lo stai ripetendo da due giorni. Percorro le scale, un po' di esercizio fisico non fa male. Mentre scendo l'ultima tesa, vado a scontrarmi con chi non avrei voluto.

«Guarda dove vai.» sbotta.

Stavolta è insieme ad un'altra ragazza e mi chiedo dove abbia lasciato la rossa. È davvero uno stronzo, come fa a cambiarne una ogni ora? Mi disgusta sempre di più. Ma se quando ti è vicino ti si ferma il battuto cardiaco e sembri una povera pazza. Sta zitto, cervello, ora non è affatto il momento adatto.

«Dimmi, dove l'hai lasciata la tua ragazza dai capelli rossi?» gli chiedo, con aria di sfida.

La ragazza mora lo fissa con gli occhi quasi fuori dalle orbite.

«A chi cazzo ti stai riferendo?»

Vuole che continui? Okay, l'accontento subito.

«Ma come, hai perso la memoria?»

Mi afferra per un polso e serra la bocca.

«James, chi è questa ragazza?» chiede la mora accanto lui.

Ho sentito bene? Si è presentato con un nome falso, questa è davvero esilarante e un altro punto a mio vantaggio.

«Ora ti chiami James?» ironizzo.

Non riesco a trattenermi dal ridere, scoppio all'istante.

«Aspettami!» ordina Mark, a quella tizia.

«Certo, come no.» borbotta la ragazza.

Mi carica in spalla, interrompendo la mia risata.

«Mettimi giù, deficiente.»

«Sta zitta!» sale tutte le tese di scale, fino ad arrivare alla sua camera. Apre la porta con molta difficoltà, dato che continuo a muovermi come una pazza. «Sta ferma, cazzo!»

Entra in camera e va dritto al bagno.

«Cosa vuoi fare?» chiedo con timore. Non mi degna di una risposta, si limita ad andare verso la jacuzzi e mi lascia cadere al suo interno. «Idiota, mi hai fatto male.» cerco di alzarmi, ma mi tiene ferma con una mano. Apre il rubinetto e il flusso dell'acqua me lo posiziona dritto sul viso. Cacchio, è gelida. Cerco di liberarmi, ma non me lo permette. «Basta...» riesco a dire.

«In questo modo ti rinfrescherai le idee e non romperai più il cazzo.»

«Bastardo!»

Afferro il suo braccio e lo tiro verso di me, ritrovandomelo addosso. L'impatto ha fatto chiudere il rubinetto.

«Maledetta!» Mi metto a cavalcioni su di lui e afferro il tubo della doccia, puntandoglielo in faccia come un'arma. «Avanti, fallo!» mi sprona.

«E credi che non ne abbia il coraggio?»

«Infatti è così, non aprirai quel rubinetto.»

Mi sta sfidando?

«Non sottovalutarmi.»

«Allora fallo!»

Mi guarda con aria di sfida e con un sorriso beffardo sul viso. Adesso gli faccio vedere io! Allungo la mano verso il rubinetto, pronta ad aprirla, ma in un attimo mi ritrovo sotto di lui, che sghignazza e mi tiene ferma.

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